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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Medesime difficoltà fra i prelati]
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[Medesime difficoltà fra i prelati]

La differenza che fu tra li teologi fu anco tra i prelati deputati a comporre la dottrina e gl'anatematismi per propor in congregazione; imperoché nella dottrina, dovendosi metter le prove et esplicazioni perché la messa sia sacrificio, secondo la propria affezzione, chi una, chi l'altra voleva o reprobava. Martino Peresio, vescovo di Sigovia, che era intervenuto alle trattazioni che in questa materia si ebbero in concilio nel fine 1551, era di parere che si pigliasse quella stessa dottrina e canoni che erano formati per publicarsi il genaro 1552, e quelli fossero riveduti. Ma il cardinale Seripando non approvava, dicendo che in quello appariva una pietà e zelo cristiano incomparabile, ma soggetto molto alle calumnie degl'avversarii; che non bisognava aver per fine d'instruir li catolici, come pareva che quei padri avessero avuto, ma di confonder gl'eretici. Perilché conveniva parlar in tutte le parti piú riservato e non esser giusta cosa metter mano, come correttori, nelle allora ordinate: meglio esser far di nuovo e non dar occasione di dire che s'abbia raccolto il seminato d'altri. Granata era discorde da tutti, non voleva che si dicesse che Cristo offerí nella cena, né meno che instituisse il sacrificio con quelle parole: fate questo in mia memoria. Seripando, quanto al primo diceva non averlo per necessario e potersi tralasciare, bastando che Cristo abbia instituito l'oblazione, ma esser ben necessario dire con qual parole, né esserne altre che le sudette. Ma Giovanni Antonio Pantusa, vescovo di Lettere, con molta passione voleva nel decreto le raggioni e di Melchisedech e di Malachia, e l'adorazione della samaritana, e le mense di san Paolo, e l'oblazione di Cristo nella cena, e ogni altra raggione allegata. In fine, dopo disputa di piú giorni, convennero di metter ogni cosa, perché li prelati nelle congregazioni averebbono detto il parere e si sarebbe levato quello che alla maggior parte non fosse piacciuto. Fecero anco una raccolta d'abusi ch'occorrono giornalmente nella celebrazione delle messe, in poco numero rispetto a quelli che del 1551 furono notati.

 

 




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