[I francesi chieggono dilazione]
Gl'ambasciatori francesi, dopo aver molte
volte fatto modesta ricchiesta che li prelati loro fossero aspettati,
finalmente il 10 agosto presentarono la dimanda in scritto; il tenor della
quale era: che il Cristianissimo, essendo deliberato d'osservare e riverire i decreti
de' concilii che rappresentano la Chiesa universale, desidera che i statuti di
quel concilio siano di buon animo ricevuti dagl'avversarii della Chiesa romana,
imperoché quelli che dalla Chiesa non sono partiti, non hanno bisogno de
definizioni conciliari; pensa dover riuscir piú grati li decreti che si
faranno, se il giorno della sessione si prolongasse sin che alla moltitudine
numerosa de' prelati italiani e spagnuoli s'aggiongessero i voti de' vescovi
francesi, de' quali negl'antichi concilii della Chiesa è stato sempre tenuto
gran conto. La causa dell'assenza de' quali, già udita e giudicata necessaria
da essi legati, è per cessare, come si spera, in breve, e quando anco non
cessasse, essi doveranno arrivare inanzi il fine di settembre, avendo cosí commandamento
dal re; e da questo avvenirà anco che li protestanti, per causa de' quali il
concilio è intimato e che predicano ogni giorno di volerci intervenire,
averanno manco di che dolersi, con ricercare qualche maturità in cosa cosí
grave, accusando il troppo precipizio. Aggionsero che, acciò da nissun sia
pensato il re dissegnare per questi mezi l'ozio overo la dissoluzione del
concilio, dimandavano che, mentre i vescovi francesi s'aspettavano, si dovesse
trattar solamente quello che appartiene a' costumi et alla disciplina, et anco
li doi capi rimanenti in materia del calice; e questa ultima particola
aggionsero per non digustar gl'imperiali, che avevano speranza di ottener la
dichiarazione in quella sessione. Ma li legati, dopo consultato, fecero la risposta
in scritto: che li prelati francesi, inanzi l'apertura del concilio, furono
aspettati quasi 6 mesi, et essendo quello aperto principalmente per causa de'
francesi, s'era anco differito 6 mesi il trattar le cose piú gravi; nelle
quali, poiché s'ha dato principio a metter mano, non parer loro conveniente il
retirarsi dal caminar inanzi, poiché ciò non si potrebbe far senza vergogna del
concilio e molte e grandi incommodità de tanti padri. Ma quanto all'allongar il
giorno della sessione, questo non esser in potestà d'essi legati concederlo
senza li padri; perilché essi ambasciatori non potevano aspettar da loro piú
determinata risposta.
Questo considerato, li francesi
replicarono che adonque gli fosse concesso far la proposizione sua nella
congregazione; ma i legati risposero che già altre volte era stato detto loro
et agl'altri ambasciatori che non potevano negoziare se non co' legati, e che
già era stato deliberato e decretato in quel medesimo concilio per l'inanzi che
gl'ambasciatori non potessero parlar in congregazione publicamente, se non il
giorno che erano ricevuti e che il loro mandato era letto. Questo diede causa
a' francesi di far grave indoglienza co' vescovi, e massime con spagnuoli, con
dire esser grand'assordità che le ambasciarie siano inviate alla sinodo, che a
quella siano presentati li mandati e che con quella non si possi trattare, ma
co' soli legati, come che a quelli fossero gl'ambasciatori inviati: e pur
tuttavia li medesimi legati non sono altro che ambasciatori essi ancora, in quanto
che il papa che gli manda è un prencipe, et in quanto è vescovo et il primo
vescovo, non sono altro che procuratori d'uno assente, e per tali sono stati
tenuti e ricevuti ne' concilii vecchi. Allegavano l'essempio del niceno,
dell'efesino, calcedonense, di quello di Trullo e del niceno secondo ancora, e
che la rottura tra il concilio di Basilea et il papa da questo solo venne,
perché li legati romani pretesero mutar questo antico e lodevole instituto. Che
anco questa era una specie di servitú gravissima nel concilio, che non
potessero manco udire, et ingiuria a' prencipi, che non potessero trattare con
chi aveva da maneggiar i negozii delli stati loro; che quel decreto, che
asserivano fatto, non si mostrava, e conveniva vederlo e saper da chi era provenuto:
perché, se i legati d'allora lo fecero, estesero l'autorità con
grand'essorbitanza; se fu la sinodo, era necessario essaminare come e quando,
perché era un inconveniente intolerabile anco quello che nel principio di
quest'ultima adunazione è fatto, che li legati con quei pochi prelati italiani
venuti da Roma solamente, abbiano fatto un decreto e pratticatolo dopo
rigidamente, che niente possa esser proposto, se non per bocca de' legati, di
maniera che a' prencipi et a' prelati tutti è serrata la via di poter proporre
la buona riforma, che sarebbe servizio divino trattare, et in luogo di quella,
per trattener infruttuosamente il mondo, sia trattata la dottrina controversa
con protestanti in loro assenza, senza alcun beneficio de catolici che non ne
dubitano, e con alienare tanto li protestanti, dannandogli in assenza. E le
querele de' francesi si rinovarono quando gli andò aviso dall'Isle, ambasciator
del loro re in Roma, che egli per ordine regio aveva fatto l'istessa ricchiesta
al papa, che fossero i vescovi francesi aspettati per tutto settembre, e la
Santità Sua aveva risposto che ciò rimetteva a' legati. Diceva Lansach che era
cosa degna di memoria eterna: il papa rimetteva a' legati, li legati non
potevano senza la sinodo, quella non poteva udire; et il re et il mondo
rimanevano delusi.
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