[Pareri de' prelati sul sacrificio.
Richiesta degli spagnuoli contra l'abuso de' conclavisti]
Il dí 11 agosto li vescovi comminciarono a
dar il voto sopra i decreti in materia del sacrificio, e quasi tutti passarono
leggiermente il tutto e concordemente, se non che alcuni non sentivano che si
mettesse l'oblazione di nostro Signore nella cena, et altri lodavano che si
ponesse, e per piú giorni il numero d'ambe le parti fu quasi pari. Non debbo
tralasciare, come cosa degna di memoria, che il 14 d'agosto arrivò Giacomo
Lainez, general de' giesuiti; sopra il luogo del quale, per esser quella
società non mai piú intervenuta in concilio, vi fu molto che trattare, non
contentandosi del luogo ultimo de' generali de' regolari et adoperandosi tre
della medesima società per metterlo inanzi; per la qual causa non si vede
nominato ne' cataloghi degl'intervenuti in concilio.
I prelati spagnuoli presentarono a' legati
una ricchiesta da tutti loro sottoscritta, dove, avendo narrato molti
inconvenienti nati per le essorbitanti grazie e privilegii a' conclavisti
concessi, dimandarono revocazione o almeno moderazione. Usano li cardinali,
entrando in conclavi, dove hanno a star reserrati per l'elezzione del futuro
pontefice, aver alla servitú loro doi per ciascuno, uno come capellano et uno
come cameriero, li quali da loro sono scielti piú per servire nelle
negoziazioni che alle persone de' padroni; e per ordinario sono i miglior
cortegiani di Roma; questi ben spesso hanno non minor parte nelle pratiche che
i padroni, onde è invecchiato uso che nell'uscir del conclavi il nuovo papa gli
riceve tutti nella sua famiglia, dà loro privilegii convenienti al grado di ciascuno,
altri a' preti et altri a secolari: tra quelli che allora si constumava dar a'
preti, questi ancora erano, che potessero resignar in mano di qualonque persona
ecclesiastica piacesse loro i beneficii che tenevano e fargli conferir a chi
nominavano; che potessero permutar con qualonque altro beneficiato li beneficii
loro, eleggendo essi una persona che facesse la collazione all'uno e l'altro.
Da cosí essorbitante facoltà nasceva una aperta mercanzia e li vescovi dove
qualche conclavista era, si vedevano ad ogni beneplacito di quelli mutare li
canonicati, parochiali et altri beneficii con scandalo. Di questi li spagnuoli
fecero querimonia, perché erano novamente in Catalogna successi
grand'inconvenienti. Ma li legati mostrarono che la moderazione de simili abusi
non toccava se non al papa, poiché si tratta di persone della sua famiglia, e
se s'era molte volte concluso di lasciar al papa la riforma della corte,
maggiormente quella della famiglia sua; promisero di scriverne alla Sua Santità
et instar per la provisione, come anco fecero. Et il pontefice, pensato che li
conclavisti di conto stanno a Roma et appresso li cardinali, onde la provisione
toccava solo alcuni pochi e di poco conto, retirati alle case loro, e che per
le cose sue era utile dar qualche sodisfazzione a' prelati del concilio, a'
spagnuoli massime, deliberò compiacergli, e nel mese seguente fece la
rivocazione di molti privilegii a quelli concessi che però dal successore non
fu seguita.
Partí da Trento per ritornar in Francia il
Fabro, terzo ambasciatore di Francia, e somministrò materia de sospetti,
congetturando li ponteficii che fosse andato per dar conto dello stato del
concilio e sollecitar la venuta de' vescovi francesi; tenendo fermo che
averebbe fatto ufficii sinistri, essendosi già, per alcune sue lettere scritte
al cancelliero intercette, veduta la sua inclinazione, per la mala
sodisfazzione che esso et i colleghi ebbero, non avendo impetrato la
prorogazione. Le qual cose riferite a Lansach da alcune creature di Simoneta
per scoprir il vero, egli rispose che era andato per suoi negozii particolari,
e non era maraviglia se, vedendosi gl'aperti mancamenti, alcun pensasse che
dovessero esser riferiti.
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