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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Arrenga del Cinquechiese per il calice]
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[Arrenga del Cinquechiese per il calice]

In fine della congregazione il Cinquechiese, seguendo la proposizione del cardinale di Mantova, fece un'orazione, nella quale, commemorati prima gl'ufficii e fatiche dell'imperatore fatte per servizio della republica cristiana e per restituire la purità catolica, non solo dopo assonto all'Imperio, ma ancora vivendo Carlo, soggionse che la Maestà Sua, con esperienza aveva conosciuto le piú gravi contenzioni e querele de' popoli nascere per la proibizione dell'uso del calice, perilché aveva desiderato che se ne trattasse in concilio: onde, per commissione di Sua Maestà cesarea, esso e gl'altri oratori primieramente raccordavano a' padri di considerare che la carità cristiana ricercava che, per trattener con la troppo severità l'osservanza d'un rito, non si lasci d'impedire molti sacrilegii et uccisioni in nobilissime provincie e di redur al grembo della Chiesa catolica molte anime; che è infinito il numero di quelli che, non abandonata la fede ortodossa, sono infermi di conscienza, quali non si possono aiutare se non soccorrendogli con questa permissione; che la Maestà cesarea è costretta far continua guerra con turchi, la qual non può sostenere, se non a communi spese della Germania; la qual, subito che si parla di contribuire, entra a parlare della religione e dimanda principalmente l'uso del calice; il qual se non si concede, levando con questo le controversie, bisogna aspettare che non solo l'Ongaria, ma la Germania ancora siano occupate da' barbari, con pericolo anco delle provincie confinanti; che la Chiesa ha sempre costumato d'abbracciare quei riti che sono contrarii alle nuove eresie, perilché è ben abbracciar questo partito che dimostra la fede della verità della santissima eucaristia contra i sacramentarii. Non esser bisogno, come alcuni ricchiedevano, d'un procuratore mandato espresso per nome di quelli che fanno la dimanda, come fu nel concilio basileense, perch'allora essendo solo tutt'un regno che ricchiedeva la grazia, poteva mandar procuratore, ma adesso non è un popolo o una nazione sola, ma un infinito numero disperso in diverse nazioni; né doversi maravigliare che la petizione sia prima stata presentata e non impetrata dal pontefice: perché il papa prudentemente aveva rimesso il tutto alla sinodo, per serrar la bocca agl'eretici, che non vogliono ricever le grazie da quella Sede, e per non parer di derogar all'autorità del concilio di Costanza, essendo conveniente che l'uso del calice, levato da un concilio generale, fosse permesso per definizione d'un altro, et ancora per dar riputazione alla sinodo, alla quale era conveniente rimetter questa deliberazione atta a levar le discordie della Chiesa; ma bene che egli aveva lettere da Roma che il papa riputava la dimanda onesta e necessaria e pigliava in buona parte che se ne facesse instanza al concilio. Poi presentò l'articolo sopra il calice, come desiderava fosse trattato, e conteneva in sostanza che fosse conceduto a' Stati dell'imperatore, in quanto comprendono la Germania tutta e l'Ongaria. Quale leggendosi in congregazione, s'eccitò strepito de' prelati e si vidde, in molti, segni manifesti di voler contradire: furono acquettati per allora con dirgli che averebbono potuto dir il loro parer quando fossero corsi i voti.

 

 




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