[I legati si risolvono di rimettere il
negozio del calice al papa]
Finiti i voti e volendo li legati dar
sodisfazzione all'imperatore, né apparendo come si potesse far nel concilio,
prevalendo la parte della negativa, risolverono d'operar che si rimettesse al
papa, sperando che col mezo d'officii si potessero condur parte de quei della
negativa in questa sentenzia come media; e diedero carico a Giacomo Lomelino,
vescovo di Mazzara, et a quello di Ventimiglia che si adoperassero con
destrezza e circonspezzione, et essi medesimi legati parlarono per la parte
remissiva a' tre patriarchi, quali anco persuasero, e per loro mezo restarono
acquistati tutti quei del dominio veneto, numero molto considerabile.
Racquistato il numero che parve bastante, credettero aver superato le
difficoltà; ridussero il negozio a questo punto di scriver una lettera al papa
nella forma ordinaria, mandando nota de tutti li voti, e mentre pensano alla
forma, Cinquechiese, risaputolo, si dicchiarò non contentarsi se non appariva
qualche decreto nella sessione, allegando che, essendosi nella precedente
riservato di trattar li 2 articoli, ora essendosi trattati e risoluti, è
necessaria far apparire negl'atti della sessione la risoluzione. Il cardinale
varmiense gli mostrò quanto era difficile e pericoloso proponer decreto, e che
per venir al fine, lo consegliava contentarsi della lettera: al che non
acquetandosi, in fine risolsero far un decreto da legger nella sessione; in
quello egli voleva fosse detto che, avendo la sinodo conosciuto esser
ispediente conceder l'uso del calice, rimetteva al sommo pontefice a chi e con
che condizioni concederlo. Da' legati gli fu mostrato che molti della parte
remissiva erano di quell'opinione per non esser certi se fosse ispediente, li
quali tutti sarebbono stati contrarii al decreto; e che non si poteva spontare
questo passo di far dicchiarar la concessione per ispediente, anzi anco tenendo
questo, era ben lasciar, con l'interposizione d'una settimana, intepidir tanto
fervore. Il Cinquechiese s'acquetò e fu proposto, differito il capo del calice,
attendere a stabilire il decreto del sacrificio, per insinuarsi con quello ad
introdur proposta della communione. S'attraversò varmiense, il qual persuaso
da' giesuiti Lainez, Salmeron e Torres proponeva una altra forma di decreto del
sacrificio in materia dell'oblazione di Cristo nella cena, e fu cosa difficile farlo
desistere; finalmente, dopo esser stati quasi fuori di speranza d'esser in
ordine per far la sessione al tempo destinato, nella congregazione de' 7 fu
stabilito il decreto del sacrificio, essendo stato ricevuto dalla maggior
parte, se ben Granata fece ogni opera per interpor impedimenti et allongamenti.
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