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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro settimo
    • [Sesto articolo, intorno all'onzione et altre ceremonie]
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[Sesto articolo, intorno all'onzione et altre ceremonie]

Nel sesto articolo tutti con una voce dannarono li luterani d'aver detratto alle onzioni e ceremonie nel conferir gl'ordini: volevano alcuni che fossero distinte le necessarie, che appartengono alla sostanza del sacramento, come nel concilio fiorentino fu fatto, e si dicchiarasse eretico chi senza di quelle asseriva potersi dare o ricever l'ordine; e quanto alle altre, con universali parole fosse condannato chi le chiamasse perniciose. Per questo molta contenzione nacque qual fossero le necessarie e quali le aggionte per maggior decoro o divozione. Parve che molto al proposito parlasse Melchior Cornelio portughese, il qual considerò esser cosa certa che gl'apostoli nell'ordinare usavano le imposizioni delle mani, che mai nella divina Scrittura si legge alcuna ordinazione senza questa ceremonia; quale ne' tempi seguenti anco tanto fu stimata essenziale che l'ordinazione veniva con quel nome chiamata; con tutto ciò Gregorio IX la dice rito introdotto dagl'apostolici, e molti teologi non l'hanno per necessaria, se ben altri sono di contraria opinione. L'onzione ancora si vede, dalla decretale d'Innocenzo III in questa materia, che in tutte le chiese non era usata; e li celebri canonisti ostiense, Giovanni Andrea, l'Abbate et altri affermano che il papa può ordinar un prete con la sola parola, dicendo: «Sii sacerdote»; e quel che piú importa, Innocenzo, padre di tutti li canonisti, dice universalmente che, se non fossero le forme ritrovate, basterebbe che l'ordinatore dicesse: «Sii sacerdote», o altre parole equivalenti, perché le forme che si osservano, la Chiesa le ha ordinato dopo; e per queste raggioni il Cornelio consegliò che non si parlasse di ceremonie necessarie, ma solamente fossero condannati quelli che le hanno per superflue o perniciose.

 

 




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