[Il papa adombrato per li dissegni di
Lorena]
In questo medesimo tempo il pontefice, d'altrove
avisato de' pensieri di Lorena, et in particolar di voler riforma
dell'elezzione del ponteficato, a fine che ne toccasse la sua parte anco
agl'oltramontani, et essendone certificato, gli penetrò altamente nell'animo, e
risoluto di non aspettar il colpo, ma prevenire, diede conto di questo a tutti
li prencipi italiani, mostrando quanta diminuzione della nazione sarebbe,
quando ciò succedesse; che per sé non parlava, poiché a lui non poteva toccare,
ma per li rispetti publici e per amore della patria commune; e sapendo che al
re di Spagna non averebbe mai potuto esser grato un papa spagnuolo, per li
pensieri naturali che il clero di quella nazione ha di liberarsi dalle
essazzioni regie, meno gli sarebbe piacciuto un francese, per la inimicizia tra
le nazioni; ma nell'Italia aveva grandissima parte de confidenti. Scrisse al
noncio suo che gli communicasse il dissegno de' francesi, inviato a voler un
papa, per poter con quel mezo occupar Napoli e Milano da loro pretenduti. E per
non mancar dal canto suo, accioché fosse levata parte de' fondamenti sopra
quali quel cardinale poteva edificare, che erano gl'abusi per tempi passati di
prossimo occorsi, fece una bolla in questa materia, la qual, se bene non
conteneva di piú che le provisioni altre volte fatte da diversi pontefici,
quali sono invecchiate senza effetto, s'averebbe nondimeno potuto dire non
esservi bisogno d'altra riforma in quella parte, poiché la bolla rimediava a
tutti gl'inconvenienti occorsi et almeno gli levava la forza, sí che non si
poteva pretender che fossero in vigore; et a chi volesse pronosticargli che
sarebbe poco osservata, come altre precedenti, s'averebbe risposto che chi mal
fa, mal pensa, et esser officio della carità cristiana aspettar il bene da
ciascuno. Fu data questa bolla il nono dí d'ottobre 1562.
Dopo questo gli gionse aviso che in Spagna
s'erano tenute molte congregazioni sopra la riforma universale, per dar
commissione all'ambasciatore che si manderebbe a Trento, a fine che li prelati
spagnuoli fossero uniti et operassero tutti ad un scopo. Non gli fu grata la
nuova e meno piacque a' legati che il re mandasse altro ambasciatore, perché il
marchese di Pescara operava molto conforme alla mente del papa, e li ministri
che egli adoperava in Trento erano milanesi, affezzionati alla persona di Sua
Santità e de' suoi parenti et al cardinale Simoneta, che di loro s'era valuto a
servizio del pontefice in ogni occorrenza. Ma il conte di Luna, che si
dissegnava mandare, stato con l'imperatore e re de Romani e molto grato a loro,
era impresso de' concetti di quei prencipi, e tanto piú, quanto era fama (et è
vero che cosí fu deliberato, quantonque non s'effettuasse) che doveva venir in
nome ambasciatore dell'imperatore, per evitar la differenza di precedenza con
Francia, ma in fatti ambasciator del re; et al pontefice era sospetta la
congionzione di quei prencipi per molti rispetti, e massime per il re di
Boemia, che in molte cose s'era mostrato alieno da lui; né meno sospetta gli
era la destinazione del conte di Luna, il qual non poteva ritrovarvisi, se non
finita la dieta di Francfort; la qual perché al meno sarebbe durata sino in
fine dell'anno, porgeva congettura che il re avesse animo di mandar il concilio
molto in longo. Ma ricevuto l'ultimo aviso da' legati, restò piú perplesso, vedendo
anco li prelati, eziandio li suoi medesimi, come congiurati a prolongarlo per
gl'intempestivi officii, quantonque i loro interessi ricercassero
l'ispedizione. Propose le lettere in congregazione de' cardinali, ordinando che
si pensasse al modo piú d'ovviare ad una infinità d'imminenti difficoltà, che
come levarsi la noia presente, poiché quanto il concilio piú procedeva inanzi,
tanto era piú difficile da maneggiare, né si poteva da Roma, per la lontananza,
dar ordine che, gionto là, non fosse intempestivo; cosa che andando alla longa,
averebbe causato qualche gran male. Si dolse che tra gl'oltramontani fossero
uniti a prolongarlo per proprii interessi: l'imperatore per gratificar li
tedeschi, a fine di far elegger il figlio re de' Romani; Francia per poter
valersene in caso d'accordo con ugonotti; Spagna per li suoi rispetti di tener
in speranza i Paesi Bassi. Raccontò tutte le difficoltà che nascevano da li
varii interessi de' prelati in concilio, li fini che si scoprivano ne'
spagnuoli, e quello che s'intendeva de' dissegni de francesi che s'aspettavano.
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