[Diversi giudicii sul detto discorso]
Non fu in questo concilio discorso piú
lodato e biasmato secondo il diverso affetto degl'audienti: da' ponteficii era
predicato per il piú dotto, risoluto e fondato; dagl'altri notato per
adulatorio, e da altri anco per eretico; e molti si lasciavano intender d'esser
offesi per l'aspra censura da lui usata, et aver animo nelle seguenti congregazioni
con ogni occasione d'arguirlo e notarlo d'ignoranza e temerità. Et il vescovo
di Parigi, che era indisposto in casa nel tempo che sarebbe toccato a lui di
votare, diceva ad ogni uno che, quando si fosse fatta congregazione, voleva dir
il parer suo contra quella dottrina senza rispetto, la qual inaudita ne'
passati secoli, era stata inventata già 50 anni dal Gaetano per guadagnar un
capello; che dalla Sorbona fu in quei tempi censurata; che in luogo del regno
celeste, che cosí è chiamata la Chiesa, fa non un regno, ma una tirannide
temporale; che leva alla Chiesa il titolo di sposa di Cristo e la fa serva
prostituta ad un uomo. Vuole un solo vescovo instituito da Cristo e gl'altri
vescovi non aver potestà se non dependente da quello, che tanto è quanto a dire
che un solo sia vescovo e gl'altri suoi vicarii, amovibili a beneplacito. Che
egli voleva eccitare tutto 'l concilio a pensare come l'autorità episcopale,
tanto abbassata, si possi tener viva che non vadi afatto in niente, perché ogni
nuova congregazione de regolari che nasce gli dà qualche notabil crollo. I
vescovi aver tenuto l'autorità sua intiera sino al 1050: allora, per opera
delle congregazioni cluniacense e cisterciense et altre in quel secolo nate,
esser dato un notabil colpo, essendo per opera di quelli ridotte in Roma molte
delle fonzioni proprie et essenziali a' vescovi. Ma dopo il 1200, nati li
mendicanti, esser stato levato quasi tutto l'essercizio della autorità
episcopale e dato a loro per privilegio; ora questa nuova congregazione l'altro
dí nata, che non è ben né secolare né regolare, come 8 anni prima l'università
di Parigi aveva molto ben avvertito, e conosciutola pericolosa nelle cose della
fede, pertorbatrice della pace della Chiesa e destruttiva del monacato, per
superar li suoi precessori, tenta di levar a fatto la giurisdizzione episcopale
col negarla data da Dio, ma voler che sia riconosciuta precaria dagl'uomini.
Queste cose a diversi dal vescovo replicate mossero molti altri a pensarvi, che
prima non vi attendevano. Ma fra quelli che qualche gusto dell'istoria
sentivano, non meno si parlava di quell'osservazione «sacro praesente
concilio», la qual appariva in tutti i testi canonici, [ma] per non esser stata
avvertita era a tutti nuova, e chi approvava l'interpretazione del giesuita,
chi interpretava in senso contrario a lui, che il concilio avesse ricusato
d'approvare quella sentenza; altri per diversa via procedendo, discorrevano
che, trattandosi in quell'occasione di cosa temporale e contenzioni mondane,
può esser che il negozio passasse in uno o in un altro modo, ma non bisognava
da questo tirare consequenza che convenisse l'istesso fare trattando materia di
fede o de riti ecclesiastici, massime osservato che nel primo concilio
degl'apostoli, che doverebbe esser norma et essemplare, il decreto non fu fatto
né da Pietro in presenza del Concilio, né da lui con approbazione, ma fu
intitolata l'epistola co' nomi di tre gradi intervenienti in quella
congregazione, apostoli, vecchi e fratelli, e Pietro restò inclusò in quel primo
senza prerogativa. Essempio che per l'antichità et autorità divina debbe levar
il credito a tutti quelli che da tempi seguenti, eziandio da tutti insieme,
possono esser dedutti. E per qualche giorno in tutto Trento quel raggionamento
del giesuita, per i sopradetti et altri ponti, somministrò materia a molti
discorsi, e per ogni luogo d'altro non si parlava.
I legati sentivano dispiacere che quel
rimedio, applicato da loro per medicina, partorisse effetto contrario, vedendo
che doveva esser causa di far allongar i voti nelle congregazioni, né sapevano
come impedirgli; perché avendo quel padre parlato 2 ore e piú, non si vedeva
come interrompere chi gli volesse contradire, e massime a propria difesa; et
intendendo che egli distendeva il suo discorso per darlo fuori, lo chiamarono e
gli proibirono che non lo communicasse con alcuno, per non dar occasione ad
altri di scrivere in contrario; avendo inanzi gl'occhi il male che seguí per
aver il Catarino dato fuori il voto suo della residenza, di dove riuscí tutto
'l male che ancora continuava piú ingagliardito. Ma egli non si poté contenere
di darne copia ad alcuni, cosí stimando d'onorare et obligare li ponteficii
alla società sua nascente, come anco per moderare in scrittura alcuni
particolari detti troppo petulantemente in voce. Molti si accinsero per scriver
in contrario e durò questo moto sin tanto che la venuta de' francesi fece andar
in oblivione questa differenza, con introdurne di piú considerabili et
importanti.
Si frequentavano tuttavia li consegli de' ponteficii
contra i spagnuoli, e le prattiche appresso i prelati che stimavano poter
guadagnare, et opportunamente s'offerí a' legati un dottor spagnuolo,
cognominato Zanel, che gli propose modi di metter li prelati di quella nazione
in difesa e dargli altro che pensare, e gli presentò 13 capi di riforma che gli
toccavano molto al vivo; non però se ne poté cavar il frutto aspettato, perché
quelle riforme ricercavano altre parimente toccanti la corte, quali fecero
desister dal proseguir inanzi, per non far secondo il proverbio, di perder doi
occhi per privar d'uno l'avversario. Le prattiche furono tanto scoperte che in
un convito di molti prelati, in casa degl'ambasciatori francesi, essendo
introdotto raggionamento della consuetudine de' concilii vecchi, non servata in
questo, che li presidenti del concilio e gl'ambasciatori de' prencipi dicevano
il voto loro, rispose Lansac, tutt'ad alta voce, che li legati dicevano «vota
auricularia», e fu benissimo inteso da tutti che inferiva delle prattiche.
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