Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro settimo
    • [Varii pareri sopra la residenza]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[Varii pareri sopra la residenza]

Et in materia della residenza, con poche parole disse che bastava levar a' prelati li trattenimenti che godono in corte di Roma et in quelle degl'altri prencipi, et ogni decreto sarà bastante. Il parere dell'arcivescovo d'Ottranto fu che bastasse il decreto dell'istesso concilio fatto sotto Paolo III, aggiongendovi solo la bolla del pontefice, data del 1560, a' 4 settembre. Altri, appresso a quella bolla, ricercarono anco che fosse fatta espressione delle cause dell'assenzia che la sinodo ha per legitime, essendo questo il punto sopra il qual può nascer maggior difficoltà. La sostanza della bolla nominata da Ottranto conteneva un precetto della residenza personale sotto le medesime pene dal concilio dicchiarate, e quattro grazie a' residenti: cioè, che non possino esser citati alla corte, se non per commissione segnata dal papa; che siano essenti da ogni imposizione ordinaria et estraordinaria, eziandio a petizione de' prencipi imposta; che possino essercitar giurisdizzione contra ogni chierico secolare essente e regolare, abitante fuori del claustro; che non si possi appellar dalle loro sentenze, se non dalla definitiva. Altri si contentavano del decreto proposto da' legati, ma con qualche alterazioni, tutte accommodate a' proprii rispetti, che erano tanti quante le persone. Altri ancora fecero instanza che fusse dicchiarata de iure divino, et una quarta opinione fu anco che, quantonque sia de iure divino, non è ispediente farne dicchiarazione.

Congregò il cardinale di Lorena li teologi francesi per disputare sopra questo punto; li quali tutti uniformi conclusero che fosse de iure divino. Et il vescovo d'Angiò fu il primo tra li francesi a dir il parer suo in quella sentenza, e cosí fu seguito dagl'altri. Ma nelle congregazioni generali della sinodo usavano li prelati indicibile longhezza di che si doleva il cardinale di Lorena co' legati, mostrando desiderar che quelle materie se spedissero per venir alla riforma, replicando le tante volte usate parole, che se non averanno sodisfazzione in Trento, la faranno in casa loro.

Fra Alberto Duimio, vescovo di Veglia, allegando che la materia della residenza fu discussa nel concilio sotto Paolo III e rimessa ad altro tempo la decisione, aggionse che però sarebbe necessario veder le raggioni allora dette da' prelati. Al presente avevano detto il suo parer senza allegar raggioni, ma egli non giudicava dover far l'istesso, come pretendendo per autorità e numero d'opinioni, e non per raggione. E poi si diede a recitar tutte le raggioni per prova che sia de iure divino, et a risolver le contrarie. Fece gran riflesso sopra il detto di Cristo, che il buon pastore va inanzi il gregge, chiama ogni pecorella per nome, scorre per il deserto a cercarne una perduta e mette la vita per loro. Mostrò che questo intendeva di tutti quelli che Cristo ha instituito pastori, che sono tutti quelli che hanno cura d'anime, li vescovi massime, come san Paolo disse e scrisse agl'efesi. Che chiunque non si riputava per decreto di Cristo obligato a questi ufficii, o era piú utile per li negozii de' regni e republiche, lasciasse il carico di pastore et attendesse a quei negozii soli: che è ben molto far bene un carico, ma doi contrarii è impossibile. Non piacque a' cardinali per la longhezza, per esser stato il primo a disputare quella materia con raggione, e però parlò con veemenza dalmatina, con assai de' modi di san Gieronimo e parole tolte da quello di peso. Simoneta l'averebbe volontieri interrotto, ma restò per l'occorrenza del vescovo di Guadice: nondimeno lo chiamò in presenza di molti prelati e lo riprese acremente che aveva parlato contra il papa. Il vescovo si difese umilmente e con raggioni, e pochi dopo, allegando indisposizione, chiese licenzia e l'ebbe, e si partí il 21 del mese.

La controversia della residenza dopo questo tempo mutò stato, e quelli che l'aborrivano non s'affaticavano piú a mostrar con raggioni overo con autorità, come sin allora s'era fatto, che fosse di legge umana, ma si diedero a spaventar quelli della contraria opinione con dire che l'attribuirla alla divina era un diminuire l'autorità del papa: perché ne seguirebbe che non potesse piú accrescere o diminuire, dividere overo unire, mutar o trasferir le sedi episcopali, né lasciarle vacanti o darle in amministrazione o commenda; che non potrebbe restringere, né meno levare l'autorità d'assolvere; che con quella determinazione si veniva a dannar in un tratto tutte le dispense concesse da' pontefici e levar la facoltà di concedere all'avvenire. L'altra parte, che ben vedeva seguir per necessità quelle consequenze, non però esser inconveniente quello che ne seguiva, anzi esser l'istessa verità et uso legitimo della Chiesa vecchia, e che non per altro si proponeva la decchiarazione, se non per levar quelli inconvenienti, essi ancora, tralasciato d'usar raggioni et autorità per provarla de iure divino, si diedero a mostrar che restituendo con quella decchiarazione la residenza, tornerebbe in aummento della potestà ponteficia, s'accrescerebbe la riverenza verso il clero e maggiormente verso il sommo pontefice, il quale ha perso in tante provincie l'autorità, perché li vescovi non residendo e governando per vicarii inetti, hanno lasciato aperta la strada alla disseminazione delle nuove dottrine, che con tanto detrimento alla autorità ponteficia hanno preso piedi: se li vescovi resederanno, per tutto sarà predicata l'autorità del papa, e confermata dove ancora è riconosciuta, e restituita dove ha ricevuto qualche crollo. Non potevano però né l'una né l'altra parte parlar in questi termini, che la contraria non si accorgesse della dissimulazione e che l'interno occoltato non restasse purtroppo aperto: erano tutti in maschera e tutti però conosciuti. Ma ridotti al giorno 16 di decembre, né essendo per ancora detti li voti dalla metà de' prelati, propose il cardinale Setipando la prorogazione della sessione; né potendo proveder quando fossero per espedirsi, fu deliberato che fra quindici giorni s'averebbe prefisso il termine; et ammoní il cardinale li prelati della soverchia longhezza nel dir li voti, la qual non mirava se non ad ostentazione, levava la reputazione del concilio et era per mandarla in longo con grand'incommodo di tutti loro.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License