[Avviso della battaglia di Dreux]
Ma a' 28 arrivò nuova della battaglia in
Francia successa il dí 17, con pregionia del prencipe di Condé. Tutto l'anno fu
molto turbulento in quello regno per le differenze della religione, che diedero
principio prima a lenta, e dopoi a gagliarda guerra. Nel principio dell'anno,
essendo cresciuto in Parigi il numero de ugonotti, con mala sodisfazzione del
popolo catolico, numerosissimo in quella città, e facendo quelli gran seguito
al prencipe, il contestabile co' figlioli e la casa di Ghisa tutta, insieme con
alcuni altri, per impedir la grandezza alla quale quel prencipe caminava,
fecero lega insieme, con dissegno di farsi capi del popolo parisino e, con
l'aderenza di quello, scacciar il prencipe co' suoi seguaci da Parigi e dalla
corte; e partitisi ciascuno dalle terre loro per inviarsi verso quella
principale città, e nel viaggio uccisi e dispersi gl'ugonotti che trovarono in
diversi luoghi adunati, entrarono in Parigi, e tirato dal canto loro il re di
Navarra e fatta armar la città a loro favore, fu la regina costretta ad
accordarsi con essi; onde uscito Condé di Parigi e ritiratosi in Orliens con li
suoi aderenti, passarono manifesti e scritture dall'una parte e dall'altra,
protestando ciascuno d'operare in tutto quello che faceva per libertà e
servizio del re. Ma facendosi ogni giorno piú forte il partito del contestabile
e di Ghisa, nell'aprile il prencipe di Condé scrisse a tutte le chiese
riformate di Francia, dimandando soldati e danari e dicchiarando la guerra
contra li defensori della parte catolica, chiamandogli turbatori della quiete
publica e violatori dell'editto regio, publicato a favor de' reformati. Le
lettere del prencipe furono accompagnate con altre de' ministri d'Orliens e di
diverse altre città, che furono causa di metter le arme in mano a' seguaci di quella
religione; e successe accidente, che gl'incitò maggiormente. Imperoché nel
medesimo tempo fu publicato di nuovo in Parigi l'editto di genaro, del quale
s'è fatta menzione, con una aggionta, che ne' borghi di quella città et una
lega vicino non si potessero far congregazioni di religione o amministrar
sacramenti, se non nel modo antico. Et in fine di maggio il re di Navarra fece
uscir di Parigi tutti quanti di loro erano, se ben in questo procedette con
moderazione, che non lasciò che alcun di loro fosse offeso.
Si ruppe la guerra quasi per tutte le
provincie di Francia tra l'una parte e l'altra, et in quell'estate furono sino
14 esserciti formati tutti in un tempo in diverse parti del regno. Combattevano
anco figliuoli contra padri, fratelli contra fratelli, e sino femine dall'una
parte e l'altra presero le armi per mantener la loro religione. Quasi nissuna
parte delle provincie Delfinato, Lenguadoca e Guascogna rimase che non fusse
piú volte scossa, in alcuni luoghi restando vincitori li catolici, in altri i
riformati, con tanta varietà d'avvenimenti che cosa longa sarebbe raccontargli,
e fuori del nostro proponimento, il quale non ricerca che siano narrate le cose
fuori di Trento, se non hanno connessione con le conciliari, come sono le
seguenti. Che dove gl'ugonotti restarono vincitori, erano abbattute le
immagini, destrutti gl'altari et espilate le chiese e gl'ornamenti d'oro et
argento fusi per batter moneta con che pagar soldati. Li catolici, dove
vincevano, abbrugiavano le Bibie volgari, rebattezavano li fanciulli,
constringevano a rifar di nuovo li matrimoni fatti secondo le ceremonie
riformate, e piú di tutti era miserabile la condizione de' chierici e de'
ministri riformati, de' quali, quando capitavano in mano degl'avversarii, era
fatto straccio crudele et inumano; et in termini di giustizia anco si facevano
essecuzioni grandi, massime dalla parte catolica. Nel luglio il parlamento di
Parigi fece un arresto che fosse lecito uccidere tutti gli ugonotti; il quale
per publico ordine si leggeva ogni dominica in ciascuna parochia. Aggionsero
poi un altro, decchiarando ribelli, nimici publici, notati d'infamia con tutta
la loro posterità e confiscati li beni di tutti quelli che avevano preso le
armi in Orliens, eccettuando Condé, sotto pretesto che fosse tenuto da loro per
forza. E con tutto che molte trattazioni passassero tra l'una parte e l'altra,
essendosi eziandio abboccati insieme la regina madre del re et il prencipe de
Condé, l'ambizione de' grandi impedí ogni componimento, sí che non fu possibile
trovar modo come acquetare il moto.
Ma essendo morto il re di Navarra, che
forse averebbe impedito il venire all'aperta guerra, la regina, volendo far
sforzo di ricuperar l'ubedienza con le armi, dimandò a tutti li prencipi
soccorso. E perché, per i movimenti di Francia, li popoli de' Paesi Bassi
imparavano ad esser sempre piú contumaci e duri et ogni giorno si diminuiva
l'autorità del re, non potendo li governatori reparare, né volendo il re seguir
il parer del cardinale Granvela, principale in quel governo, il quale lo
consegliava a trasferirsi, per opponer la maestà regia alla mala disposizione
de' popoli e sdegno de' grandi, conoscendo quel savio re quanto fosse piú
pericolosa cosa esser disprezzata in presenza, e dubitando di non acquistar
perciò la Fiandra, ma confermarla nella contumacia maggiormente, e tra tanto
perder anco la Spagna, giudicò quel prencipe che con sottomettere li francesi
sollevati al suo re potesse proveder intieramente alla contumacia de' sudditi
proprii, e però offerí alla regina potentissimi aiuti di gente e sufficienti
per sottomettergli tutto 'l regno. Ma la regina ricusava aiuti di gente e
dimandava di danari, ben conoscendo che col ricever le genti s'averebbe messo
in necessità di regger la Francia non secondo li rispetti proprii, ma del re di
Spagna: onde convenendo in un partito medio, ricevette aiuto di 6000 persone,
con le quali e con le forze proprie, maneggiate dal contestabile e dal duca di
Ghisa, il giorno sopradetto de' 17 fu fatta la giornata, dove morirono degl'ugonotti
3000 e 5000 de' catolici; da ambe le parti restarono li capitani generali
preggioni, Condé et il contestabile, nissuno degl'esserciti restò rotto per il
valore de' luogotenenti dell'uno e dell'altro, che erano Ghisa per li catolici,
e Coligni per gl'ugonotti; e la regina immediate confermò il capitanato a
Ghisa. Né per questo Coligní restò di mantener l'essercito in arme, di
conservar le terre che aveva, e far anco qualche progresso.
Di questa vittoria, che per tale fu
depinta, se ben non molto meritava il nome, si rese grazie a Dio in Trento da
tutti li padri congregati, facendo una processione e cantando una messa, nella
quale Francesco Belcarro, vescovo di Metz, fece un'orazione, narrando tutta
l'istoria delle confusioni di Francia, dalla morte di Francesco II, e
raccontando il successo dell'ultima guerra, conferí tutta la lode del ben
operato nel solo duca di Ghisa; passò a dire la causa di quelle confusioni
esser stato Martino Lutero, che se ben picciola scintilla, accese gran fuogo
occupando prima la Germania, e poi le altre provincie cristiane, fuor che
l'Italia e Spagna. Interpellò i padri a sovvenir alla republica cristiana,
poiché soli potevano estinguer quell'incendio. Disse che era l'anno
vigesimosesto dopo che Paolo III diede principio a medicar il male, intimando
quivi il concilio, il qual fu differito, poi dissimulato, e finalmente in
quello con varie fazzioni si contese, sinché fu trasferito a Bologna; dove
intervennero varie dilazioni, maggior contenzioni e fazzioni piú acerbe. Fu poi
ricchiamato in Trento e per le guerre dissoluto. Ora essersi gionto all'ultimo:
non esservi piú luogo di dissimulazione; quel concilio overo esser per
reconciliar tutto 'l mondo, o per precipitarlo in una certa ruina. Però
conveniva che i padri non risguardassero agl'interessi privati, non portassero
dissegni, né parlassero in grazia d'altri, trattandosi la causa della
religione. Se averanno l'occhio ad altra cosa, la religione sarà spedita. E le
sudette cose dette con libertà temperò con adulazione, prima a' padri, poi
verso il pontefice, l'imperatore, il re de' Romani e quello di Polonia. Passò
alle lodi della regina madre di Francia e del re di Portogallo, et in fine
essortò alla riforma della disciplina ecclesiastica.
Il cardinale di Lorena, ricevuta la nuova
della preggionia del prencipe, restò molto allegro, particolarmente per l'onore
del fratello, e tanto piú entrò in desiderio di ritornar presto in Francia per
poter aiutar, stando in corte e nel regio conseglio, le cose di quello et
avanzarsi esso ancora qualche grado piú alto, poiché era levato e Navarra et il
contestabile, a' quali era necessario che cedesse.
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