Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro settimo
    • [Esamine e condanna del quinto e sesto articolo del celibato, che rimette su le dispense]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[Esamine e condanna del quinto e sesto articolo del celibato, che rimette su le dispense]

Il giorno 4 di marzo si diede principio di parlar sopra la terza classe, e quanto al quinto articolo tutti furono conformi che fosse eretico e dannabile; del sesto parimente non vi fu differenza: tutti convennero che fosse eresia. Vi fu disparere, perché una parte diceva che, quantonque tra la Chiesa orientale et occidentale vi fosse differenza, perché questa non ammetteva al sacerdozio, né agl'ordini sacri, se non persone continenti, e quella anco ammetteva li maritati, nondimeno nissuna Chiesa mai concesse che i sacerdoti si potessero maritare, e che questo s'ha per tradizione apostolica e non per raggion del voto, né per alcuna constituzione ecclesiastica, e però che conveniva dannar per eretici assolutamente tutti quelli che dicevano esser lecito a' sacerdoti maritarsi, senza restringersi agl'occidentali e senza far menzione né di voto, né di legge nella Chiesa, e questi non concedevano che si potesse per causa alcuna dispensare li sacerdoti al matrimonio; altri dicendo che il matrimonio era vietato a due sorti di persone e per due diverse cause: a' chierici secolari per l'ordine sacro, per legge ecclesiastica; et a' regolari per il voto solenne; che la proibizione del matrimonio per constituzion della Chiesa può esser dal pontefice levata, e restando ancora quella in piedi, il pontefice può dispensarlo. Allegavano gl'essempii de' dispensati e l'uso dell'antichità che, se un sacerdote si maritava, non separavano il matrimonio, ma solo lo rimovevano dal ministerio; il che fu continuamente osservato sino al tempo d'Innocenzo II, quale, primo di tutti li pontefici, ordinò che quel matrimonio s'avesse per nullo. Ma per quel che tocca gl'obligati alla continenza per voto solenne, essendo questo de iure divino, dicevano non poter il pontefice dispensarvi. Allegavano in ciò il luogo d'Innocenzo III, il quale affermò che l'osservazione della castità e l'abdicazione della proprietà sono cosí aderenti agl'ossi de' monachi, che manco il sommo pontefice può dispensarci; soggiongendo appresso l'opinione di san Tomaso e d'altri dottori, li quali asseriscono che il voto solenne è una consecrazione dell'uomo a Dio, e non potendo alcun fare che la cosa consecrata possi ritornar agl'usi umani, non può parimente fare che il monaco possi ritornar all'uso del matrimonio, e che tutti li scrittori catolici condannano d'eresia Lutero e li seguaci, per aver detto che il monacato è invenzione umana, et asseriscono che sia di tradizione apostolica, a che diametralmente ripugna il dire che il pontefice possi dispensare.

Altri defendevano che anco con questi poteva il pontefice dispensare, e si maravegliavano di quelli che, concedendo la dispensa de' voti semplici, negavano quella de' solenni, quasi che non fosse chiarissimo per la determinazione di Bonifacio VIII che ogni solennità è de iure positivo, valendosi a punto del medesimo essempio delle cose consecrate per provar la loro sentenza; perché, come non si può far che una cosa consecrata, rimanendo consecrata, sia adoperata ad usi umani, ma ben si può levar la consecrazione e farla profana, onde lecitamente torni ad ogni uso promiscuo, cosí l'uomo consecrato a Dio per il monacato, restando consecrato, non può applicarsi al matrimonio, ma levatogli il monacato e la consecrazione che nasce dalla solennità del voto, la qual è de iure positivo, niente osta che non possi usar la vita commune degl'uomini. Adducevano luoghi di sant'Agostino, da' quali manifestamente appare che nel suo tempo qualche monaco si maritava. E se ben era stimato che facendolo peccasse, nondimeno il matrimonio era legitimo, e sant'Agostino riprende quelli che lo separavano.

Si trascorse a parlar se fosse ben in questi tempi dispensare overo levar il precetto della continenza a' sacerdoti; e questo perché il duca di Baviera, avendo mandato a Roma per ricercar dal pontefice la communione del calice, aveva insieme ricchiesto che fosse concesso a' maritati di poter predicare; sotto il qual nome s'intendeva tutto il ministerio ecclesiastico, essercitato da' parochi nella cura d'anime. Furono dette molte raggioni a persuader che fosse concesso, li quali si risolvevano in due: nel scandalo che davano li sacerdoti incontenenti e nella penuria di persone continenti, atte ad essercitar il ministerio; et era in bocca di molti quel celebre detto di papa Pio II, che il matrimonio per buona raggione fu levato dalla Chiesa occidentale a' preti, ma per raggione piú potente conveniva renderglielo. Da quelli di contrario parere si diceva che non è da savio medico guarir un male con causarne un peggiore. Se li sacerdoti sono incontenenti et ignoranti, non per questo s'ha da prostituir il sacerdozio ne' maritati: e qui erano allegati tanti luoghi de' pontefici, li quali però non lo permisero, che dicevano esser impossibile attender alla carne et allo spirito, essendo il matrimonio un stato carnale. Che il vero rimedio era con l'educazione, con la diligenza, co' premii e con le pene proveder continenti e litterati per questo ministerio; ma tra tanto, per rimedio d'incontinenza, non ordinare se non persone provate di buona vita e, per la dottrina, far stampar omiliarii e catechismi in lingua germanica e francese, formati da uomini dotti e religiosi, li quali s'avessero da legger al popolo cosí de scritto e col libro in mano da' sacerdoti imperiti; col qual modo li parochi, se ben insufficienti, potrebbero satisfar al popolo.

Furono biasmati li legati d'aver lasciato disputar questo articolo come pericoloso, essendo cosa chiara che coll'introdozzione del matrimonio de' preti si farebbe che tutti voltassero l'affetto et amor loro alle mogli, a' figli e, per consequenza, alla casa et alla patria, onde cesserebbe la dependenza stretta che l'ordine clericale ha con la Sede apostolica, e tanto sarebbe conceder il matrimonio a' preti, quanto distrugger la ierarchia ecclesiastica e ridur il pontefice che non fosse piú che vescovo di Roma. Ma li legati si scusavano che, per compiacer il vescovo di Cinquechiese, il qual aveva ricchiesto questo non solo per nome del duca, ma dell'imperatore ancora, e per render li cesarei piú facili a non far grand'insistenza sopra la riforma che piú importava, erano stati constretti compiacerlo.

I francesi, veduto che l'opinione piú commune era che un prete potesse esser dispensato al matrimonio, si congregarono insieme per consultare se era opportuno dimandar la dispensa per il cardinale di Borbone, come Lorena e gl'ambasciatori avevano in commissione; e Lorena fu di parer di no, con dire che senza dubio nel concilio vi sarebbe difficoltà nel persuader che la causa fosse raggionevole et urgente, poiché per aver posterità non era necessario, essendo il re giovane, con doi fratelli et altri prencipi del sangue catolici, e per aver governo mentre il re pervenisse alla maggiorità, lo poteva far restando nel clero. Che per le differenze che sono tra francesi et italiani, cosí per causa della riforma, come per l'autorità del papa e de' vescovi, quelli che tenevano opinioni contrarie alle loro studiosamente si sarebbono opposti anco a questa dimanda; che meglio era voltarsi al papa, overo aspettar meglior occasione et esser assai per quel tempo l'operare che non sia stabilita dottrina che possi pregiudicare. Fu stimato da alcuni che Lorena nel suo interno non avesse caro che Borbon si maritasse, perché potesse ciò succeder con emulazione e diminuzione di casa sua; ma ad altri non pareva verisimile: prima, perché per questa via si levava ogni speranza a Condé, del quale egli molto piú si diffidava; anzi, che il passar Borbon allo stato secolare fosse sommamente desiderato da esso Lorena, il qual, levato il Borbone dal clero, sarebbe restato il primo prelato di Francia, et in occasione di patriarca, che egli molto ambiva, sarebbe a lui indubitatamente toccato, dove che essendo Borbon prete, non era possibile pensar di farlo posporre.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License