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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro settimo
    • [Il papa crea improviso due altri legati. Il duca di Ghisa è ucciso in Francia]
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[Il papa crea improviso due altri legati. Il duca di Ghisa è ucciso in Francia]

Ma il pontefice, ricevuto l'aviso della morte di Mantova, avendo fra se stesso e con pochi de' piú intimi pensato che fosse necessario mandar altri legati, li quali nuovi e non interessati in promesse et in trattazioni, potessero seguir piú facilmente la sua instruzzione, la mattina de' 7 marzo, domenica seconda di quadragesima, senza intimar congregazione, come è sempre solito di fare, ma congregati li cardinali nella camera de' paramenti per andar alla capella secondo il solito, si fermò, et esclusi li corteggiani e fatte serrar le porte, creò legati li cardinali Giovanni Morone e Bernardo Navaggiero, accioché per ufficii de' prencipi o cardinali non fosse costretto nominar persone di non intiero suo gusto. Credeva il pontefice far quell'azzione secretamente da tutti, ma nondimeno non poteva tanto far che non pervenisse alle orecchie de' francesi, et il cardinale della Bordissiera tanto s'affaticò che volle parlar al pontefice inanzi che descendesse dalla camera, e gli considerò con molte raggioni che volendo crear nuovi legati, non poteva dar quel carico a persona piú degna che al cardinale di Lorena. Ma il papa, risoluto e che sentí con dispiacere non aver potuto ottener la secretezza che desiderava, gli rispose liberamente che il cardinale di Lorena era andato al concilio come capo d'una delle parti pretendenti e che egli voleva diputar persone neutrali e senza interessi. A che opponendosi per risponder il cardinale, il pontefice affrettò il passo e descese cosí presto che non vi fu tempo da dar risposta. Finita la congregazione il papa lasciò andar li cardinali alla capella et esso ritornò alla sua camera, per non restar in ceremonia in tempo quando era alterato gravemente per le parole di quel cardinale.

Ma in Trento il 9 di marzo arrivò aviso che il duca di Ghisa, fratello del cardinale di Lorena, nel ritornar dalla trincea sotto Orliens fu ferito d'un'archibuggiata da Giovanni Politroto, gentiluomo privato della religione riformata, della qual archibuggiata 6 giorni dopo era morto, con dispiacere di tutta la corte, e che dopo la ferita aveva essortato la regina a far la pace e detto apertamente esser inimico del regno quello che non la voleva. L'omicida, interrogato de' complici, nominò l'armiraglio Coligní e Teodoro Beza, e dopo scolpò Beza, perseverando nell'incolpar l'altro. Variò poi ancora in maniera che lasciò incerto quello che si dovesse credere. Ma il cardinale, ricevuta la nuova, si providde di maggiore guardia attorno di quella che soleva tenere, e composto l'animo dal dolore della morte d'un fratello cosí congionto con lui, prima d'ogni altra cosa scrisse una lettera consolatoria alla madre commune, che era Antonietta di Borbon, piena d'isquisiti concetti, da comparare e, come li suoi dicevano, da antepore a quei di Seneca; in fine della quale aggionse esser deliberato andarsene alla sua chiesa a Rems et il rimanente di vita che gli restava consummarlo in predicar la parola di Dio, instruir il suo popolo et educar li figliuoli del fratello in pietà cristiana, né da questi ufficii cessar mai, se non quando il regno per le cose publiche avesse bisogno dell'opera sua. E la lettera non fu cosí presto da Trento partita, che quella città non fu piena di copie di quella, che erano piú tosto importunamente offerte da' famigliari del cardinale a ciascuna persona che ricchieste: tanto è difficile che l'affetto della filautia stia quieto, se ben in occasione di gran dolori. Dopo questo, il cardinale, postosi a pensar allo stato delle cose per quella variazione successa, mutò tutti i dissegni suoi. Che fu anco causa di far mutar il filo, dove parevano inviate le cose del concilio: perché, essendo egli il mezo per il quale l'imperatore e la regina di Francia avevano sin allora operato, furono costretti questi ancora, mancando d'un ministro cosí atto, ad andar piú rimessi ne' dissegni loro et a proceder piú ralentatamente. Ma ne' negozii umani avviene quello che nelle fortune del mare, dove, cessati li venti, le onde ancora tumultuano per qualche ore. Cosí la gran mole de' negozii del concilio non poté facilmente ridursi a tranquillità per l'impeto preso. Ma della quiete che successe qualche mese dopo certa cosa è che la morte di quel duca ne fu un gran principio, massime dopo che s'aggionse la morte dell'altro fratello, che era il gran priore di Francia, e pochi giorni dopo la nuova della pace fatta con gl'ugonotti, e finalmente le instanze della regina al cardinale che dovesse rendersi benevolo il papa e ritornar in Francia, delle quali a suo luogo si dirà. Per le qual cose il cardinale vidde che li negozii inviati non sarebbono stati utili né per sé, né per gli amici suoi.

Tanto in Trento, quanto in Roma fu sentita con dispiacere la morte di Ghisa, riputando ogni uno che egli fosse l'unico sostentamento della parte catolica nel regno di Francia, né vedendosi qual altra persona potesse succedergli in sopportar quel peso, massime essendo ognuno spaventato per l'essempio della sua morte. E li prelati francesi in concilio si trovavano in ansietà, intendendo che si trattava l'accordo con ugonotti, quali tra le altre cose pretendevano che la terza parte delle rendite ecclesiastiche fosse per mantenimento de' ministri riformati.

 

 




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