Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro settimo
    • [I cesarei vogliono richiedere il calice. Residenza rimessa in campo]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[I cesarei vogliono richiedere il calice. Residenza rimessa in campo]

In questo mentre in Trento si facevano diverse adunanze: gl'ambasciatori cesarei adunarono i prelati spagnuoli in casa dell'arcivescovo di Granata, per indurgli a consentir che nel concilio si concedesse l'uso del calice, con dissegno di propor di nuovo quella materia; ma gli trovarono tanto alieni, che furono costretti metterla in silenzio. Il cardinale di Lorena fece molte congregazioni co' suoi prelati e teologi per essaminare li luoghi mandati dal pontefice all'imperatore, nel foglio di sopra riferito, e dall'imperatore a lui sopra le parole «Universalem Ecclesiam», facendo veder se quei passi erano citati direttamente e se gli era dato il vero sentimento, per formare, come poi fecero, un'altra scrittura in confutazione di quella. Questi medesimi luoghi ordinò l'imperatore che fossero communicati a' spagnuoli per sentir il parer loro; il che avendo fatto il Cinquechiese, dove tutti li prelati spagnuoli erano congregati a questo effetto, rispose Granata non esser bisogno che Sua Maestà facesse quell'opera con loro, che ricevevano il concilio fiorentino, ma co' francesi, che ricevevano il basileense. Mossi da questo accidente, alcuni di loro, dopo la partita del Cinquechiese, trattarono che si scrivesse una lettera al papa per levar quella sinistra openione che avesse concetto di loro; a che ripugnò Granata, dicendo che bastava al papa conoscer da' voti loro che in questo non erano contrarii, ma però non esser giusto che secondassero le adulazioni degl'italiani, e soggionse le formali parole: restituisca a noi il nostro, che noi lasciamo a lui piú che è il suo e non è giusto che de vescovi diventiamo suoi vicarii. Et un altro giorno li medesimi cesarei s'adunarono con gl'ambasciatori francesi per metter ordine di far instanza tutti insieme che fosse proposto il decreto della residenza, formato dal cardinale di Lorena; il che non potero né essi, né Lorena impetrare da varmiense e Simoneta, ché Seripando per infermità non interveniva.

Occorse che nella congregazione de' 17 marzo uno de' teologi francesi, trovata opportunità di degredire dalla continenza de' sacerdoti alla residenza, s'estese, consummando tutto 'l raggionamento sopra di quella. Addusse autorità et essempii a persuader che fosse de iure divino e rispondere a quella obiezzione che si trovano tanti canoni e decreti che la commandano, il che non sarebbe, se fosse commandata da Dio. Usò questo concetto: che il ius divino è fondamento overo colonna della residenza e che il ius canonico è l'edificio, overo il volto; e come levato il fondamento casca l'edificio, e levata la colonna cade il volto, cosí è impossibile conservar la residenza col solo ius canonico, e quelli che la vogliono a quel solo ascrivere, altra mira non hanno se non di destruggerla. Addusse gl'essempii de' tempi passati, osservando che inanzi tutti li canoni e decreti umani la residenza fu esquisitamente da tutti osservata, perché ciascuno si teneva obligato da Dio. Ma dopo che alcuni si sono persuasi non aver altro obligo che derivato da leggi umane, quantonque quelle siano state spesso rinovate e fortificate con pene, nondimeno il tutto è sempre riuscito in peggio.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License