[Lettere del re di Francia per
giustificar la pace]
Principiò il mese di maggio con nuovi
raggionamenti della pace di Francia, essendo arrivato a Lorena et
agl'ambasciatori francesi lettere del re che gliene davano parte, con
commissione di far intender il tutto a' padri del concilio, o in generale, o in
particolare, come gli pareva piú a proposito. L'espedizione era de' 15 del
passato, e principalmente versava in dimostrar che nella pace non ebbe
intenzione di favorir l'introdozzione e lo stabilimento d'una nuova religione
in quel regno, anzi per poter con manco contradizzione e difficoltà ridur tutti
li popoli in una medesima religione santa e catolica, cessate le armi e le
calamità et estinte le dissensioni civili. Ma soggiongeva che piú di tutto
poteva aiutarlo a quest'opera una santa e seria riformazione, sempre sperata da
un concilio generale e libero; però aveva deliberato mandar il presidente
Birago a Trento per sollecitarla. Ma tra tanto non voleva restar di commetter
ad essi ambasciatori, che già erano in Trento, di far con ogni buona occasione
saper a' padri che, risentendo egli ancora le rovine et afflizzioni che la
diversità delle openioni della religione ha suscitato nel suo regno, con
apparente rovina e maggior pericolo dello Stato, piú tosto che tornar piú a
quella estremità, aveva deliberato, se il concilio generale non fa il suo
debito e quello che si spera da lui per una santa e necessaria riforma, di
farne un nazionale, dopo aver satisfatto a Dio et agl'uomini con tanti
continuati ufficii fatti co' padri e col papa, per ottener dal concilio
generale rimedio al commun male, e che, per ottener piú facilmente il
desiderato fine, aveva ispedito il signore d'Oisel al re Catolico et il signore
d'Allegri al pontefice e commandato al Birago che, dopo aver satisfatto al suo
carico co' padri del concilio, passasse all'imperatore, per tentare se per mezo
di questi prencipi si potrà pervenir a cosí gran bene.
Certo è che il papa sentí con molto
disgusto la pace fatta, cosí per il pregiudicio dell'autorità sua, come anco
perché fosse conclusa senza participazione di lui, che gl'aveva contribuito
tanti denari, e che con maggiore dispiacere fu sentita dal re di Spagna, al
qual pareva d'aver perso l'opera et il denaro, poiché, essendo stato con la sua
gente a parte della guerra e vittoria et avendo fatto tanta spesa, non gli
pareva giusto che si dovesse concluder accordo senza di lui, a pregiudicio
della religione, quale aveva presa a difendere e mantener, massime che vi aveva
tanto interesse per il danno che riceveva nel governo de' Paesi Bassi, essendo
cosa chiara che ogni prosperità degl'ugonotti di Francia averebbe accresciuto
l'animo a' popoli della Fiandra di perseverare, anzi fortificarsi maggiormente
nella contumacia: con le qual raggioni l'ambasciatore catolico in Francia
faceva querela con molto rumore, e per questo principalmente furono destinate
l'ambasciarie estraordinarie a Roma et in Spagna, per far noto che non propria
volontà aveva indotto il re e regio conseglio all'accordo, ma mera necessità e
timore che di Germania non fossero mandati grossi e nuovi aiuti in favore
degl'ugonotti, come si udiva che si mettevano in ordine intorno Argentina et in
altri luoghi; perché, essendo ritornati a casa quei tedeschi che in Francia
avevano militato carichi di preda, invitavano gl'altri ad andar et arricchirsi.
Né stavano senza timore che con quell'occasione i prencipi dell'Imperio non
tentassero di ricuperar Metz, Tul, Verdun et altre terre di raggion imperiale e
che la regina d'Inghilterra non aiutasse piú potentemente che per il passato
gl'ugonotti, per occupar qualch'altro luogo, come aveva già occupato Ave di
Grazia. Ma oltre questo fine principal di ambe le ambasciarie, quella di Oisel
portava appresso proposizione di levar di Trento il concilio e congregarlo in
Costanza, Vormazia, Augusta o altro luogo di Germania, con carico di
rapresentare al re che, dovendosi celebrare per li tedeschi, inglesi, scozzesi
e parte de' francesi et altre nazioni, quali erano risolute di non aderir, né
accettar mai quel di Trento, vanamente restava in quel luogo. Di questa
negoziazione era stato autore Condé, il qual sperava per questa via, quando
riuscisse, d'aggrandir molto il suo partito, unendolo con gl'interessi di tanti
regni e prencipi, et almeno indebolir la parte catolica con promover difficoltà
al tridentino. Ma non riuscí, perché il re di Spagna, udita la proposta, (il
che dico anticipatamente per non far piú ritorno a questo negozio) s'avidde
dove mirava e fece una piena risposta che il concilio era radunato in Trento
con tutte le solennità, col consenso di tutti li re e prencipi et ad instanza
di Francesco, re di Francia; che l'imperatore aveva la superiorità di quella
città, come nelle altre nominate, per dar piena sicurezza a tutti, quando la
già data non paresse bastante: però non si poteva far altro che proseguirlo et
aver per buono tutto quello che si determinasse. Et avisò il papa di tutto, con
certificarlo che egli non era per dipartirsi mai da quella risoluzione.
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