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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro settimo
    • [Lettere del re di Francia per giustificar la pace]
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[Lettere del re di Francia per giustificar la pace]

Principiò il mese di maggio con nuovi raggionamenti della pace di Francia, essendo arrivato a Lorena et agl'ambasciatori francesi lettere del re che gliene davano parte, con commissione di far intender il tutto a' padri del concilio, o in generale, o in particolare, come gli pareva piú a proposito. L'espedizione era de' 15 del passato, e principalmente versava in dimostrar che nella pace non ebbe intenzione di favorir l'introdozzione e lo stabilimento d'una nuova religione in quel regno, anzi per poter con manco contradizzione e difficoltà ridur tutti li popoli in una medesima religione santa e catolica, cessate le armi e le calamità et estinte le dissensioni civili. Ma soggiongeva che piú di tutto poteva aiutarlo a quest'opera una santa e seria riformazione, sempre sperata da un concilio generale e libero; però aveva deliberato mandar il presidente Birago a Trento per sollecitarla. Ma tra tanto non voleva restar di commetter ad essi ambasciatori, che già erano in Trento, di far con ogni buona occasione saper a' padri che, risentendo egli ancora le rovine et afflizzioni che la diversità delle openioni della religione ha suscitato nel suo regno, con apparente rovina e maggior pericolo dello Stato, piú tosto che tornar piú a quella estremità, aveva deliberato, se il concilio generale non fa il suo debito e quello che si spera da lui per una santa e necessaria riforma, di farne un nazionale, dopo aver satisfatto a Dio et agl'uomini con tanti continuati ufficii fatti co' padri e col papa, per ottener dal concilio generale rimedio al commun male, e che, per ottener piú facilmente il desiderato fine, aveva ispedito il signore d'Oisel al re Catolico et il signore d'Allegri al pontefice e commandato al Birago che, dopo aver satisfatto al suo carico co' padri del concilio, passasse all'imperatore, per tentare se per mezo di questi prencipi si potrà pervenir a cosí gran bene.

Certo è che il papa sentí con molto disgusto la pace fatta, cosí per il pregiudicio dell'autorità sua, come anco perché fosse conclusa senza participazione di lui, che gl'aveva contribuito tanti denari, e che con maggiore dispiacere fu sentita dal re di Spagna, al qual pareva d'aver perso l'opera et il denaro, poiché, essendo stato con la sua gente a parte della guerra e vittoria et avendo fatto tanta spesa, non gli pareva giusto che si dovesse concluder accordo senza di lui, a pregiudicio della religione, quale aveva presa a difendere e mantener, massime che vi aveva tanto interesse per il danno che riceveva nel governo de' Paesi Bassi, essendo cosa chiara che ogni prosperità degl'ugonotti di Francia averebbe accresciuto l'animo a' popoli della Fiandra di perseverare, anzi fortificarsi maggiormente nella contumacia: con le qual raggioni l'ambasciatore catolico in Francia faceva querela con molto rumore, e per questo principalmente furono destinate l'ambasciarie estraordinarie a Roma et in Spagna, per far noto che non propria volontà aveva indotto il re e regio conseglio all'accordo, ma mera necessità e timore che di Germania non fossero mandati grossi e nuovi aiuti in favore degl'ugonotti, come si udiva che si mettevano in ordine intorno Argentina et in altri luoghi; perché, essendo ritornati a casa quei tedeschi che in Francia avevano militato carichi di preda, invitavano gl'altri ad andar et arricchirsi. Né stavano senza timore che con quell'occasione i prencipi dell'Imperio non tentassero di ricuperar Metz, Tul, Verdun et altre terre di raggion imperiale e che la regina d'Inghilterra non aiutasse piú potentemente che per il passato gl'ugonotti, per occupar qualch'altro luogo, come aveva già occupato Ave di Grazia. Ma oltre questo fine principal di ambe le ambasciarie, quella di Oisel portava appresso proposizione di levar di Trento il concilio e congregarlo in Costanza, Vormazia, Augusta o altro luogo di Germania, con carico di rapresentare al re che, dovendosi celebrare per li tedeschi, inglesi, scozzesi e parte de' francesi et altre nazioni, quali erano risolute di non aderir, né accettar mai quel di Trento, vanamente restava in quel luogo. Di questa negoziazione era stato autore Condé, il qual sperava per questa via, quando riuscisse, d'aggrandir molto il suo partito, unendolo con gl'interessi di tanti regni e prencipi, et almeno indebolir la parte catolica con promover difficoltà al tridentino. Ma non riuscí, perché il re di Spagna, udita la proposta, (il che dico anticipatamente per non far piú ritorno a questo negozio) s'avidde dove mirava e fece una piena risposta che il concilio era radunato in Trento con tutte le solennità, col consenso di tutti li re e prencipi et ad instanza di Francesco, re di Francia; che l'imperatore aveva la superiorità di quella città, come nelle altre nominate, per dar piena sicurezza a tutti, quando la già data non paresse bastante: però non si poteva far altro che proseguirlo et aver per buono tutto quello che si determinasse. Et avisò il papa di tutto, con certificarlo che egli non era per dipartirsi mai da quella risoluzione.

 

 




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