[Congregazione dove Lorena discorre
degli abusi dell'ordine]
Essendo gionti in Trento li procuratori
de' prelati francesi rimasti nel regno, ricercarono gl'ambasciatori che fossero
ammessi in congregazione, et avendo il cardinale Simoneta ricusato, Lansac
replicò che ciò aveva dimandato per riverenza, non perché volesse riconoscer li
legati per giudici, ma esser risoluto che la difficoltà fosse proposta in
concilio. Questa occasione fece mutar la risoluzione de' 3 legati d'aspettar
Morone et ordinarono una congregazione a' 14 maggio per trattare sopra gl'abusi
dell'ordine; dove Lorena, nel voto suo sopra il primo capo dell'elezzione de'
vescovi, che fu poi levato via per le occasioni che si diranno, s'estese a
parlar degl'abusi che intervenivano in quella materia; e per poter liberamente
inveir contra li disordini di Roma, incomminciò dalla Francia e non la perdonò
al re; dannò liberamente il concordato; disse che tra papa Leone et il re
Francesco si divisero la distribuzione de' beneficii del regno, la qual doveva
esser de' capitoli, e poco mancò che non dicesse: «Come li cacciatori dividono
la preda». Dannò che li re e prencipi avessero nominazione delle prelature, che
li cardinali avessero vescovati. Riprese ancora l'accordo fatto dal re
ultimamente con gl'ugonotti, e poi, uscito di parlar di Francia, disse che la
corte romana era il fonte donde derivava l'acqua d'ogni abuso; che nissun
cardinale era senza vescovato, anzi senza piú vescovati, e nondimeno quei
carichi esser incompatibili. Che le invenzioni delle commende, delle unioni a
vita, delle amministrazioni, medianti quali, contra ogni legge, erano dati piú
beneficii ad una persona sola in fatti, con apparenza che ne avesse uno, era un
ridersi della Maestà divina. Allegò spesse volte quel luogo di san Paolo dove
dice: «Guardatevi dagl'errori, perché Dio non si può burlare, né l'uomo
raccoglierà altro se non quello che averà seminato». S'estese contra le
dispense, come quelle che levavano il vigore a tutte le leggi. E parlò con
tanta eloquenza e sopra tanti abusi, che occupò tutta la congregazione. Non fu
ben interpretato il parlar del cardinale da' ponteficii, anzi Simoneta pratticò
apertamente diversi prelati, accioché s'opponessero al voto suo, et andava
dicendo che egli parlava come li luterani, e piacesse a Dio che non sentisse
ancora con loro; cosa che offese molto Lorena, il quale se ne dolse anco col
pontefice. Nelle congregazioni seguenti non fu detta cosa se non ordinaria, né
degna di memoria, chi non volesse riferire le adulazioni che obliquamente erano
inserite ne' voti da quelli che avevano preso carico di giustificare le usanze
da Lorena riprese.
|