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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro settimo
    • [Congregazione dove Lorena discorre degli abusi dell'ordine]
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[Congregazione dove Lorena discorre degli abusi dell'ordine]

Essendo gionti in Trento li procuratori de' prelati francesi rimasti nel regno, ricercarono gl'ambasciatori che fossero ammessi in congregazione, et avendo il cardinale Simoneta ricusato, Lansac replicò che ciò aveva dimandato per riverenza, non perché volesse riconoscer li legati per giudici, ma esser risoluto che la difficoltà fosse proposta in concilio. Questa occasione fece mutar la risoluzione de' 3 legati d'aspettar Morone et ordinarono una congregazione a' 14 maggio per trattare sopra gl'abusi dell'ordine; dove Lorena, nel voto suo sopra il primo capo dell'elezzione de' vescovi, che fu poi levato via per le occasioni che si diranno, s'estese a parlar degl'abusi che intervenivano in quella materia; e per poter liberamente inveir contra li disordini di Roma, incomminciò dalla Francia e non la perdonò al re; dannò liberamente il concordato; disse che tra papa Leone et il re Francesco si divisero la distribuzione de' beneficii del regno, la qual doveva esser de' capitoli, e poco mancò che non dicesse: «Come li cacciatori dividono la preda». Dannò che li re e prencipi avessero nominazione delle prelature, che li cardinali avessero vescovati. Riprese ancora l'accordo fatto dal re ultimamente con gl'ugonotti, e poi, uscito di parlar di Francia, disse che la corte romana era il fonte donde derivava l'acqua d'ogni abuso; che nissun cardinale era senza vescovato, anzi senza piú vescovati, e nondimeno quei carichi esser incompatibili. Che le invenzioni delle commende, delle unioni a vita, delle amministrazioni, medianti quali, contra ogni legge, erano dati piú beneficii ad una persona sola in fatti, con apparenza che ne avesse uno, era un ridersi della Maestà divina. Allegò spesse volte quel luogo di san Paolo dove dice: «Guardatevi dagl'errori, perché Dio non si può burlare, né l'uomo raccoglierà altro se non quello che averà seminato». S'estese contra le dispense, come quelle che levavano il vigore a tutte le leggi. E parlò con tanta eloquenza e sopra tanti abusi, che occupò tutta la congregazione. Non fu ben interpretato il parlar del cardinale da' ponteficii, anzi Simoneta pratticò apertamente diversi prelati, accioché s'opponessero al voto suo, et andava dicendo che egli parlava come li luterani, e piacesse a Dio che non sentisse ancora con loro; cosa che offese molto Lorena, il quale se ne dolse anco col pontefice. Nelle congregazioni seguenti non fu detta cosa se non ordinaria, né degna di memoria, chi non volesse riferire le adulazioni che obliquamente erano inserite ne' voti da quelli che avevano preso carico di giustificare le usanze da Lorena riprese.

 

 




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