[Il cardinal Morone arriva a Trento]
Arrivò in Trento il cardinal Morone dalla
legazione sua d'Ispruc il 17 maggio et immediate s'incomminciò a trattare tra
li legati del giorno della sessione, essendo vicino il 20, quando si doveva
determinare; e non avendo ancora, né sapendo quando si potessero aver le
materie in ordine, il giorno 19 nella congregazione fu prorogato il termine
sino a 10 di giugno, per determinare allora il giorno prefisso. In quella
congregazione due cose notabili successero. L'una fu la contenzione se
apparteneva a' legati overo al concilio il deliberare se li procuratori de'
vescovi dovevano esser admessi in congregazione, come detto abbiamo che da
Lansac fu ricercato. Li prelati francesi defendevano che li legati non avessero
altra prerogativa se non d'esser primi, e separatamente da' padri del concilio
non s'intendessero aver autorità alcuna: allegavano il concilio basileense et
altri documenti dell'antichità. Per l'altra parte si diceva che non può esser
legitimo concilio se non congregato dal papa e che a lui solo appartiene il
determinare chi debbia intervenire e chi debbia aver voto in quello; che il dar
questa facoltà al concilio, sarebbe un dargli autorità di generar se stesso.
Dopo qualche contenzione la materia restò indecisa. E venendosi a dar li voti
sopra la corrente degl'abusi dell'ordine, successe l'altra, che il vescovo di
Filadelfia fece una longa e grand'esclamazione che li cardinali vogliono li
vescovati e poi non vi mantengono manco un suffraganeo; la qual cosa fu da
buona parte derisa, come che quel vescovo, essendo titolare, parlasse per
interesse suo e de suoi simili.
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