[Il papa vuol rallentare il decreto del
proporre i legati, ma il Morone resiste. Nuovo secretario del concilio]
Ma ritornando a' tempi de' quali scrivo, restava
al papa proveder alle frequenti instanze fatte dagl'ambasciatori appresso di sé
e dal conte di Luna in Trento, che si levasse il decreto di «Proponentibus
legatis», onde saziato di tanta molestia, scrisse a' legati che si proponesse
in congregazione di sospenderlo. Ma il cardinal Morone agl'ambasciatori che
dell'ordine venuto dal pontefice gliene fecero instanza, rispose che non era
per assentirvi mai, e piú tosto che condescender a tal decchiarazione,
desiderava che Sua Santità lo levasse. Questa risposta, data senza partecipar
con gl'altri legati, aggionta ad altre cose che quel cardinale aveva risoluto
solo, gli posero in gelosia, come che s'inalzasse troppo sopra gl'altri,
parendo loro che se ben aveva instruzzione a parte, non dovesse però esseguirla
senza avisargli prima e communicargli intieramente tutte le cose, almeno
nell'essecuzione.
Nella congregazione de' 21 giugno fu letta
la risposta da far al presidente Birago formata da' legati e dal cardinal di
Lorena, la qual passò senza nissuna discrepanza; e poiché non era presente, che
potesse essergli intimata in voce, se gli mandò dietro in scrittura. E fu
deputato Adamo Fumano per secretario, aggionto al tilesio, il qual continuava
nella sua indisposizione. Ma durando tuttavia, anzi piú tosto accrescendosi le
differenze sopra li capitoli dell'instituzione de' vescovi e dell'autorità del
papa, e vedendosi che il parlarne in congregazione non era altro che un
accrescer le difficoltà, quasi d'una commune concordia si posero li prelati a
trattarne particolarmente et a propor partiti per trovar qualche temperamento
alle differenze. Alcuni, desiderosi di sopir le controversie e di far qualche
progresso, vedendo che non vi era modo alcuno di concordia, consegliavano che
l'una e l'altra materia si dovesse totalmente omettere, e se ben questo parere
in fine fu ricevuto, nondimeno nel principio ebbe diverse contradizzioni.
S'opponevano li spagnuoli, li quali onninamente volevano definire che la
giurisdizzione episcopale venisse da Cristo, et il cardinale di Lorena passava
ancora piú inanzi, volendo definir che la loro vocazione e l'attribuzione del
luogo fosse immediate da Dio, e li francesi, che volevano decchiarata
l'autorità del pontefice in maniera che non potesse né controvenire, né
dispensare li decreti del concilio generale. Altri dicevano che questo partito
non serviva se non a differire, senza certezza che la dilazione potesse esser
di giovamento, perché, volendosi poi venir al fine del concilio, saria
necessario trattar di definire tutte le materie essaminate, onde tornerebbono
le difficoltà; e caso, che li francesi partissero prima, come s'intendeva che
erano risoluti di fare, era cosa pericolosa di scisma, dopo la loro partita,
trattar alcuna cosa controversa; oltre che per l'intelligenza di Lorena
coll'imperatore, da chi non sapeva li novi pensieri dell'un e dell'altro, si
teneva che, partendo essi, quella Maestà dovesse ricchiamare gl'ambasciatori
suoi; nel qual caso il continuar il concilio sarebbe stato con poca
riputazione, et il determinar cosa alcuna sarebbe riputata da molti cosa fatta
senza autorità.
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