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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Per rimediare alle contese in concilio è risoluto di tralasciare alcuni decreti controversi]
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[Per rimediare alle contese in concilio è risoluto di tralasciare alcuni decreti controversi]

Sedata questa controversia, i legati, intenti al celebrar la sessione, instando il tempo, consultarono quello che si potesse far per rimover le differenze. Fu proposto dal cardinale di Lorena un partito, d'ommetter il trattar dell'instituzione de' vescovi e dell'autorità del pontefice, come cose nelle quali le parti erano troppo appassionate; e per quel che tocca a' vescovi, non parlar altro se non quanto s'aspetta alla potestà dell'ordine; il che ad alcuni de' ponteficii pareva buon rimedio, altri di loro non l'approvavano, dicendo che ciò sarebbe stato attribuito al pontefice, al qual non fosse piacciuta la formula ultimamente drizzata, e i prencipi averebbono potuto pigliar ammirazione perché la Santità Sua non sia restata contenta, essendogli attribuita la medesima potestà che aveva san Pietro; il che averebbe anco dato materia agl'eretici di dire; oltre che gli spagnuoli e francesi prenderebbono occasione di sperar poco che all'avvenire si potesse concordar insieme in cosa alcuna, dal che nasceriano infinite difficoltà ancora nelle altre materie; oltre che restava dubio se il partito potesse sortir effetto potendo da buon numero de' padri esser ricercato che quei capi non fossero ommessi, ma fossero decchiarati. Il cardinale di Lorena offerí che da' francesi non sarebbe altro ricercato e d'operar co' spagnuoli che essi ancora cosí si contentassero, soggiongendo che, quando li legati avessero fatto il medesimo con gli italiani, che troppo affettatamente s'opponevano agl'altri, il tutto si sarebbe composto.

Et opportunamente andò ordine dall'imperatore agl'ambasciatori suoi che facessero ogni ufficio acciò nel concilio non si parlasse dell'autorità del papa: il che da quella Maestà fu fatto vedendo che la disposizione della maggior parte era per ampliarla e temendo che non fosse determinata qualche cosa, la qual facesse piú difficile la concordia de' protestanti. Il qual ufficio essendo fatto dagl'ambasciatori co' legati e col cardinale di Lorena e con altri prelati principali, fu causa che si risolvesse d'ommetter e quel capo e quello dell'instituzione de' vescovi. Dopo che per questo furono fatte molte consultazioni, introducendo a quelle li prelati piú principali e di maggior seguito, ora in maggior, ora in minor numero, per disponer le cose in modo che tutti restassero sodisfatti, e furono dati a' padri li decreti di provisione degl'abusi. Et intorno al primo capo, che era dell'elezzione de' vescovi, quanto al particolare che li metropolitani avessero da far essame delle persone da promover a' vescovati, di che s'è parlato di sopra, s'opposero l'ambasciator di Spagna e quel di Portogallo acremente, dicendo che era un sottoponer li re a' prelati loro sudditi, poiché indirettamente se gli dava autorità di reprobare le nominazioni regie. Gl'ambasciatori francesi, di questo ricercati, mostrarono non curarsi, né che si decretasse, né che si ommettesse; onde i ponteficii, che giudicavano cosa in diminuzione dell'autorità del papa, dicevano che tutto quel capo si poteva ommetter, massime che nella sessione quinta pareva che fosse proveduto a quella materia a bastanza. Ma a questo opponendosi altri con gran fervore, fu concluso finalmente di commun consenso che quel capo si differisse alla seguente sessione per aver tempo d'accommodarlo in maniera che a tutti piacesse, acciò non fosse attraversata per questo la publicazione delle cose convenute.

 

 




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