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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Ultima congregazione con disparere sopra i cardinali]
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[Ultima congregazione con disparere sopra i cardinali]

Si fece il seguente, che fu precedente alla sessione, congregazione generale, nella quale propose il cardinale Morone se piaceva a padri che nel capo della residenza et in quello che tratta dell'età degl'ordinandi si facesse menzione de' cardinali et in particolare dell'età: furono pochi che consentissero, discorrendo la maggior parte che non nasce occorrenza di far cardinali giovani, se non prencipi, in quali non s'ha d'attender all'età, perché in qualonque modo onorano l'ordine ecclesiastico, e però che era fuor di proposito, dove non era abuso, far decreto. Ma nel particolare della residenza, la maggior parte fu di parere che si nominassero, contradicendo però alcuni, con dire che questo sarebbe un approvare che li cardinali avessero vescovati e per consequenza approvare le commende, il che non era giusto di fare, ma piú tosto lasciare che la loro conscienza riconoscesse di non esser essente dal precetto generale, che, con nominargli, approvare doi abusi insieme: la pluralità de' beneficii e le commende. Trattati poi alcuni altri particolari di poco rilevo e conclusi, fu letto di nuovo tutto quello che si dovesse nella sessione publicare, dicendo il parer loro li padri con la sola parola: «Placet». Alcuni spagnuoli et alquanti italiani risposero che non gli piaceva, et in tutto furono al numero di 28; gl'altri tutti, in numero 192, consentirono, et in fine concluse Morone che si sarebbe fatta la sessione. Ringraziò li padri che avevano accettato li decreti et essortò gl'altri ad unirsi con loro, e pregò il conte di Luna a far buon ufficio co' suoi prelati, acciò, vedendo l'universal concorso di tutto 'l concilio in un parere, non volessero dissentire; di che parlando piú specificamente con lui dopo la congregazione, gli promise che ogni volta che si fosse dicchiarata la potestà del papa secondo la forma del concilio fiorentino, si dicchiarerebbe anco l'instituzione de' vescovi esser de iure divino. I prelati spagnuoli, essendosi il medesimo giorno, la sera, congregati in casa del conte, dopo molti discorsi, fondandosi sopra la promessa che dal cardinale era fatta al conte, conclusero d'accettar ogni cosa.

 

 




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