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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Giudicii sopra questa sessione]
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[Giudicii sopra questa sessione]

Non fu veduto dal mondo atto alcuno di questo concilio piú desiderato, quanto quello della presente sessione quando uscí in luce, per la curiosità che ciascuno aveva di veder una volta che cosa era quella che aveva tenuto in contenzione 10 mesi cosí gran numero de prelati in Trento et in negozio tutte le corti de' prencipi cristiani: ma secondo il proverbio, riuscí stimato un parto di monti e natività d'un topo. Non fu chi sapesse trovarci dentro cosa che meritasse non solo opera di tanto tempo, ma né meno breve occupazione di tanti personaggi. Et ebbero gl'uomini alquanto versati nelle cose teologiche a desiderare che una volta fosse dicchiarato che cosa intendeva il concilio per la potestà di ritener li peccati secondo il senso suo: la qual era fatta una parte dell'autorità sacerdotale, avendo dicchiarato come intendesse l'altra, cioè rimetter li peccati. Fu da altri ancora letta con admirazione la dicchiarazione fatta che gl'ordini inferiori non fossero salvo che gradi a' superiori e tutti al sacerdozio, apparendo chiaro, per la lezzione dell'antica istoria ecclesiastica, che gl'ordinati ad un carico o ministerio erano per ordinario perpetuamente trattenuti in quello, et era cosa accidentale e di rara contingenza et usurpata per sola raggion di necessità o grand'utilità, simil traslazione et ascesa a grado piú alto. De' sette diaconi instituiti dagli apostoli nissun esser passato ad altro grado, e nella medesima Chiesa romana, nell'antichità, li diaconi, attendendo alle confessioni de' martiri, non si vede che passassero a' titoli presbiterali. Esser descritta l'ordinazione di sant'Ambrosio in vescovo, di san Gieronimo e di sant'Agostino e di san Paolino in preti, e di san Gregorio Magno in diacono, senza che fossero passati per altri gradi; non esser da biasmar il modo ne' tempi posteriori introdotto, ma parer maraviglia il portarlo come cosa sempre usata, constando manifestamente il contrario.

Era giudicato molto specioso il decreto che li ministerii degl'ordini, dal diaconato sino all'ostiariato, non fossero essercitati se non da' promossi all'ordine proprio di quelli, ma pareva cosa assai difficile da osservare che in nissuna chiesa potessero esser sonate le campane o serrate et aperte le porte, se non da ostiarii ordinarii, né meno accese le lampade e candele se non da acoliti, li quali essercitassero quei carichi manuali a fine di pervenire al sacerdozio; e pareva un poco di contradizzione l'aver assolutamente determinato che quei ministerii non fossero essercitati se non da persone ordinate, e poi commandato a' prelati che li restituissero in quanto si potesse farlo con commodità; poiché, servando il decreto assoluto, è ben necessario che, dove non si possino aver persone ordinate per essercizio delle fonzioni, si resti senza essercitargli, e se possono esser essercitate senza ordini, mancando il commodo, si poteva con piú decoro tralasciar la definizione assoluta.

Nel decreto dell'ordinazione de' preti fu giudicato molto conveniente l'averci prescritto quella condizione che fossero atti ad insegnar il popolo: ma ciò non parerà molto coerente con quell'altra dottrina et uso, che al sacerdozio non sia essenziale l'aver cura d'anime; onde li preti che si ordinano con pensiero di non riceverla mai, non è necessario che siano atti ad insegnar il popolo. E l'assegnar per condizione necessaria negl'ordini minori il saper la lingua latina, dicevano alcuni che era un dicchiararsi di non esser concilio generale di tutte le nazioni cristiane, né questo decreto poter esser universale et obligar le nazioni d'Africa e d'Asia e di gran parte d'Europa, dove la lingua latina non ha mai avuto luogo.

In Germania fu assai notato il sesto anatematismo, che fa un articolo di fede della ierarchia, voce e significazione aliena, per non dir contraria, alle Scritture divine et all'uso dell'antica Chiesa, e voce inventata da uno, se ben di qualche antichità, che però non si sa bene chi e quando fosse, che del rimanente è scrittor iperbolico, non imitato nell'uso di quel vocabolo, né degli altri di sua invenzione da alcuno dell'antichità; e che seguendo lo stile di parlare e di operare di Cristo nostro Signore e de' santi apostoli e dell'antica Chiesa conveniva statuire non una ierarchia, ma una ierodiaconia o ierodulia. E Pietro Paolo Vergerio nella Valtelina faceva soggetto delle sue prediche queste et altre obiezzioni contra la dottrina del concilio, narrando anco le contenzioni che erano tra li vescovi, e detraendo a tutto quello che poteva, non solo con parole, ma anco con lettere agl'altri ministri protestanti et evangelici, le quali erano anco lette a' popoli nelle loro chiese. E quantonque il vescovo di Como, per ordine del pontefice e del cardinale Morone, facesse ogni opera, eziandio con qualche modi assai straordinarii per farlo partir da quella regione, non poté mai ottenerlo.

Ma intorno al decreto della residenza, della qual materia ogni uno raggionava et aspettava qualche bella risoluzione, poiché già tanto se n'era parlato e tanto scritto, parendo in quei tempi che nissuna cosa fosse piú in voce di tutti, in fine si fosse per decisione di controversia prononciato quello che a tutti era chiaro, cioè esser peccato non reseder senza causa legitima, quasi che non sia per legge naturale chiaro et evidente a tutti peccar ognuno che si assenta dal suo carico, sia di che genere si voglia, senza legitima causa.

Il successo di questa sessione levò la buona intelligenza che sin allora era stata tra 'l cardinale di Lorena e li spagnuoli, li quali si dolevano d'esser stati abandonati nella materia dell'instituzione de' vescovi e della residenza, nelle quali egli aveva innumerabili volte attestato che sentiva con loro e promesso d'operare efficacemente per far decretare quell'opinione, senza rimettersi per causa alcuna. Aggiongevano d'esser senza speranza di vederlo constante in altre cose promesse da lui e che era stato guadagnato dal pontefice con la promessa della legazione di Francia et altre cose di poco suo onore; et egli dall'altro canto si giustificava dicendo quell'oblazione essergli stata fatta per metterlo in diffidenza con gl'amici suoi, alla qual egli aveva risposto di non voler dar orecchie, se prima non era fatta la riforma in concilio. Ma con tutto questo non era creduto che egli dovesse perseverar nel medesimo parere meno in questa materia.

 

 




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