[Giudicii sopra questa sessione]
Non fu veduto dal mondo atto alcuno di
questo concilio piú desiderato, quanto quello della presente sessione quando
uscí in luce, per la curiosità che ciascuno aveva di veder una volta che cosa
era quella che aveva tenuto in contenzione 10 mesi cosí gran numero de prelati
in Trento et in negozio tutte le corti de' prencipi cristiani: ma secondo il
proverbio, riuscí stimato un parto di monti e natività d'un topo. Non fu chi
sapesse trovarci dentro cosa che meritasse non solo opera di tanto tempo, ma né
meno breve occupazione di tanti personaggi. Et ebbero gl'uomini alquanto
versati nelle cose teologiche a desiderare che una volta fosse dicchiarato che
cosa intendeva il concilio per la potestà di ritener li peccati secondo il
senso suo: la qual era fatta una parte dell'autorità sacerdotale, avendo
dicchiarato come intendesse l'altra, cioè rimetter li peccati. Fu da altri
ancora letta con admirazione la dicchiarazione fatta che gl'ordini inferiori
non fossero salvo che gradi a' superiori e tutti al sacerdozio, apparendo
chiaro, per la lezzione dell'antica istoria ecclesiastica, che gl'ordinati ad
un carico o ministerio erano per ordinario perpetuamente trattenuti in quello,
et era cosa accidentale e di rara contingenza et usurpata per sola raggion di
necessità o grand'utilità, simil traslazione et ascesa a grado piú alto. De'
sette diaconi instituiti dagli apostoli nissun esser passato ad altro grado, e
nella medesima Chiesa romana, nell'antichità, li diaconi, attendendo alle
confessioni de' martiri, non si vede che passassero a' titoli presbiterali.
Esser descritta l'ordinazione di sant'Ambrosio in vescovo, di san Gieronimo e
di sant'Agostino e di san Paolino in preti, e di san Gregorio Magno in diacono,
senza che fossero passati per altri gradi; non esser da biasmar il modo ne'
tempi posteriori introdotto, ma parer maraviglia il portarlo come cosa sempre
usata, constando manifestamente il contrario.
Era giudicato molto specioso il decreto
che li ministerii degl'ordini, dal diaconato sino all'ostiariato, non fossero
essercitati se non da' promossi all'ordine proprio di quelli, ma pareva cosa
assai difficile da osservare che in nissuna chiesa potessero esser sonate le
campane o serrate et aperte le porte, se non da ostiarii ordinarii, né meno
accese le lampade e candele se non da acoliti, li quali essercitassero quei
carichi manuali a fine di pervenire al sacerdozio; e pareva un poco di contradizzione
l'aver assolutamente determinato che quei ministerii non fossero essercitati se
non da persone ordinate, e poi commandato a' prelati che li restituissero in
quanto si potesse farlo con commodità; poiché, servando il decreto assoluto, è
ben necessario che, dove non si possino aver persone ordinate per essercizio
delle fonzioni, si resti senza essercitargli, e se possono esser essercitate
senza ordini, mancando il commodo, si poteva con piú decoro tralasciar la
definizione assoluta.
Nel decreto dell'ordinazione de' preti fu
giudicato molto conveniente l'averci prescritto quella condizione che fossero
atti ad insegnar il popolo: ma ciò non parerà molto coerente con quell'altra
dottrina et uso, che al sacerdozio non sia essenziale l'aver cura d'anime; onde
li preti che si ordinano con pensiero di non riceverla mai, non è necessario
che siano atti ad insegnar il popolo. E l'assegnar per condizione necessaria
negl'ordini minori il saper la lingua latina, dicevano alcuni che era un
dicchiararsi di non esser concilio generale di tutte le nazioni cristiane, né
questo decreto poter esser universale et obligar le nazioni d'Africa e d'Asia e
di gran parte d'Europa, dove la lingua latina non ha mai avuto luogo.
In Germania fu assai notato il sesto anatematismo,
che fa un articolo di fede della ierarchia, voce e significazione aliena, per
non dir contraria, alle Scritture divine et all'uso dell'antica Chiesa, e voce
inventata da uno, se ben di qualche antichità, che però non si sa bene chi e
quando fosse, che del rimanente è scrittor iperbolico, non imitato nell'uso di
quel vocabolo, né degli altri di sua invenzione da alcuno dell'antichità; e che
seguendo lo stile di parlare e di operare di Cristo nostro Signore e de' santi
apostoli e dell'antica Chiesa conveniva statuire non una ierarchia, ma una
ierodiaconia o ierodulia. E Pietro Paolo Vergerio nella Valtelina faceva
soggetto delle sue prediche queste et altre obiezzioni contra la dottrina del
concilio, narrando anco le contenzioni che erano tra li vescovi, e detraendo a
tutto quello che poteva, non solo con parole, ma anco con lettere agl'altri
ministri protestanti et evangelici, le quali erano anco lette a' popoli nelle
loro chiese. E quantonque il vescovo di Como, per ordine del pontefice e del cardinale
Morone, facesse ogni opera, eziandio con qualche modi assai straordinarii per
farlo partir da quella regione, non poté mai ottenerlo.
Ma intorno al decreto della residenza,
della qual materia ogni uno raggionava et aspettava qualche bella risoluzione,
poiché già tanto se n'era parlato e tanto scritto, parendo in quei tempi che
nissuna cosa fosse piú in voce di tutti, in fine si fosse per decisione di
controversia prononciato quello che a tutti era chiaro, cioè esser peccato non
reseder senza causa legitima, quasi che non sia per legge naturale chiaro et
evidente a tutti peccar ognuno che si assenta dal suo carico, sia di che genere
si voglia, senza legitima causa.
Il successo di questa sessione levò la
buona intelligenza che sin allora era stata tra 'l cardinale di Lorena e li
spagnuoli, li quali si dolevano d'esser stati abandonati nella materia
dell'instituzione de' vescovi e della residenza, nelle quali egli aveva
innumerabili volte attestato che sentiva con loro e promesso d'operare
efficacemente per far decretare quell'opinione, senza rimettersi per causa
alcuna. Aggiongevano d'esser senza speranza di vederlo constante in altre cose
promesse da lui e che era stato guadagnato dal pontefice con la promessa della
legazione di Francia et altre cose di poco suo onore; et egli dall'altro canto
si giustificava dicendo quell'oblazione essergli stata fatta per metterlo in
diffidenza con gl'amici suoi, alla qual egli aveva risposto di non voler dar
orecchie, se prima non era fatta la riforma in concilio. Ma con tutto questo
non era creduto che egli dovesse perseverar nel medesimo parere meno in questa
materia.
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