[Difficoltà sopra 'l libro
dell'arcivescovo di Toledo]
Nacque in questi giorni una difficoltà, se
ben privata, assai contenziosa; perché, avendo li padri deputati sopra l'Indice
dato di veder l'opera di Bartolomeo Caranza, arcivescovo di Toledo, ad alcuni
teologi e quelli avendo referto che nel libro non si trovava cosa alcuna degna
di censura, la congregazione l'approvò et, a petizione dell'agente di
quell'arcivescovo, ne fece una publica fede. Ma perché quel libro e l'autore
erano sotto la censura dell'Inquisizione di Spagna, il secretario Castellunne
diede aviso e fece querela col conte di Luna, il qual si dolse co' padri di
quella congregazione e ne ricercò ritrattazione; né inclinando essi a rivocar
il decreto fatto, avendolo per giusto, il vescovo di Lerida, o mosso dal conte
o per altra causa, si diede a parlar contra quel decreto e biasmarlo, portando
luoghi del libro, che con sinistra interpretazione parevano degni di censura; e
quello che piú importava, toccando anco il giudicio e la conscienza di quei
vescovi. L'arcivescovo di Praga, come primo di quella congregazione, per difesa
propria e de' colleghi, fece querela co' legati, ricercando che facessero
dimostrazione e protestando di non intervenire in atto publico sin che la
congregazione non avesse la debita sodisfazzione. Il cardinale Morone
s'interpose e conciliò concordia con queste condizioni: che della fede fatta
non se ne dasse altra copia, che Lerida dasse sodisfazzione di parole alla
congregazione et in particolare a Praga, e che si mettesse da ambe le parti il
fatto in silenzio. Et il conte di Luna con preghiere, a' quali non si poteva
repugnare, ebbe in mano dall'agente di Toledo la fede et in questa maniera fu
sedato il romore.
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