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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Congregazione publica su l'annullazione de' matrimonii clandestini]
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[Congregazione publica su l'annullazione de' matrimonii clandestini]

Il 11 si comminciarono le congregazioni per stabilir gl'anatematismi e decreti del matrimonio; fu trattato sopra la proposta de' francesi di decchiarar irriti li matrimoni contratti da' figli di fameglia senza il consenso de' maggiori, e tra li primi voti vi fu differenza d'openioni. Il cardinal di Lorena approvava, allegando li luoghi della Scrittura, i quali attribuiscono a' padri il maritar li figli, dando gli essempii de' matrimoni de' patriarchi Isac et Iacob, aggiongendovi le leggi imperiali dell'Instituta e del Codice, fatte pur da prencipi cristiani e di laudatissima memoria; adducendo anco un canone sotto nome d'Evaristo et un altro del concilio cartaginense portati da Graziano. Fece narrazione d'inconvenienti che per questa causa nascono; e l'arcivescovo d'Otranto per l'altra parte tenne parer contrario, opponendo che era dar autorità a' laici sopra li sacramenti e far creder loro che quell'autorità d'irritar sia dependente dalla paterna e non dall'ecclesiastica; oltre che sarebbe un decreto direttamente contrario alla Scrittura divina, la quale espressamente dice che l'uomo lasciarà il padre e la madre per congiongersi con la moglie sua, e quanto agl'inconvenienti, farne nascer de molto maggiori, rimettendo gli figliuoli in quello che tocca alla conscienza a' padri; e se un padre mai non acconsentisse al matrimonio del figliuolo e che esso non avesse dono di continenza, si troverebbe in grandissima perplessità. Parlarono ventinove in quella congregazione e venti furono di parer che si tralasciasse di trattar quella materia; degli altri, alcuni approvarono il decreto cosí universalmente, altri, restringendolo, quanto a' figli, all'età di venti anni e, quanto alle figliuole, di diciotto.

In fine della congregazione gl'ambasciatori veneziani fecero legger una loro dimanda sopra l'anatematismo de' divorzii, la qual in sostanza conteneva: che avendo la loro republica li regni di Cipro, Candia, Corfú, Zante, Cefalonia, abitati da greci, li quali da antichissimo tempo costumano di ripudiar la moglie fornicaria e pigliarne un'altra, del qual rito, a tutta la Chiesa notissimo, non furono mai dannatirepresi da alcun concilio, non era giusta cosa condannargli in assenza e non essendo stati chiamati a questo concilio. Però volessero li padri accommodar il canone che di quella materia parla, in modo che non facesse a loro pregiudicio; la qual avendo li legati ricevuto, fecero proporre senza essaminarla piú minutamente, per la qual causa si levò qualche susurro tra li padri; e nella congregazione seguente alcuni d'essi toccarono il medesimo ponto, replicando l'istesso, che non era giusto dannar li greci non uditi e non citati. Contra che si levò l'arcivescovo di Praga, dicendo che questo non si doveva dir e che con la citazione generale di tutti li cristiani s'intendevano essi ancora chiamati dal pontefice. A questo aggionse il cardinal varmiense che il pontefice aveva ancora mandato specialmente al duca di Moscovia, invitandolo, e se ben non sapeva che avesse chiamato altri greci in particolare, nondimeno si doveva presuppor che fosse invitata tutta la nazione, eziandio con special invito; oltre che bastava, come l'arcivescovo aveva detto, l'intimazione generale; onde li legati ordinarono al secretario che dalla petizione de' suddetti ambasciatori si levasse quel particolare, cioè che li greci non sono stati chiamati; ma cosí per l'esposizione loro, come perché tornarono in campo quelli che, avendo risguardo all'opinione di sant'Ambrosio, non volevano usar la parola d'anatema, fu trovato temperamento di non dannar quelli che dicono potersi sciogliere il matrimonio per l'adulterio e contraerne un altro, come sant'Ambrosio et altri padri greci dissero e gl'orientali costumano, ma anatematizar quelli che dicono la Chiesa fallare, insegnando che per l'adulterio il legame matrimoniale non è sciolto, né è lecito contraerne un altro, come dicono li luterani. E fu la formula approvata concordemente, lodandola molti con dire che il concilio non era congregato se non per dannar le opinioni de' protestanti e non per trattar quelle delle altre nazioni; restando però alcuni in dubio come si potesse dannar chi dice la Chiesa fallare, insegnando un articolo, senza dannar il contrario di quello. Però, vedendo che da tanti era inteso, se n'acquetarono.

 

 




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