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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Querimonie in Roma contra i prencipi. In concilio non compariscono piú gli ambasciatori francesi] Ebbe il cardinale a defendersi non solo col pontefice, ma anco col collegio de' cardinali in concistoro, li quali dicevano che li prencipi volevano la libertà del concilio, non però in cosa alcuna, benché minima e giustissima, qual a loro toccasse, ma solo a destruzzione degl'ecclesiastici. Il pontefice ordinò che fosse pensato meglio quello che si dovesse scriver a Trento in materia di quella riforma, dicendo che non lo faceva per metter mano nelle cose del concilio, perché voleva lasciar far a' padri, ma solo ad instruzzione de' legati per via di conseglio. Ma fra tanto rispose a' legati che, se li francesi volevano partire, partissero, ma che essi non gliene dassero occasione et attendessero sollecitamente a far la sessione al tempo deliberato, nel quale Lorena sarebbe stato di ritorno, et a finir il concilio con un'altra sessione, facendola in termine di 2 o 3 settimane, tenendo però secreto quest'ordine e non communicandolo, se non a Lorena; e se da' cesarei gli fosse parlato, rispondessero che, gionto quel cardinale, averebbono risoluto che fare; e gli fece animo, avisandogli che aveva condotto la Germania e la Francia al suo dissegno e non vi restava se non Spagna, il qual aveva risposto non esser ben finirlo, poiché restavano molte cose e le piú principali a trattare; con tutto ciò aveva anco speranza di ridurlo e mettervi fine con sodisfazzione commune. E veramente di Francia e Germania era sicuro, imperoché, oltra la trattazione avuta sopra questo con Lorena, che l'assicurava abondantemente di Francia, in questi medesimi tempi anco aveva avuto risoluzione dall'imperatore che si contentava et averebbe coadiuvato al fine. E se ben il noncio avisava che quella Maestà era stata dubiosa a risolversi e che vi era pericolo che non si mutasse, nondimeno, intendendo che il re de' Romani era stato autore di farlo deliberare, dicendo che era ben finirlo, perché non faceva, né vi restava ponto di speranza che facesse alcun buon frutto, restava certo che quel re da se stesso e da buona raggione mosso, averebbe perseverato in proposito, e per consequenza mantenuto il padre in opinione. Ma in Trento gl'ambasciatori francesi, dopo l'orazione, non comparvero piú in publico; fecero intender a quei pochi prelati che restavano l'intenzione del re esser che s'opponessero al quinto capo et al secondo, in quanto le persone e cause di Francia per virtú di quelli potessero esser tirate a litigar fuori del regno, et al decimonono, in quanto le prevenzioni venivano canonizate e privati li parlamenti delle loro prerogative nelle cose beneficiali. I legati, finito che fu di dire il parer di tutti sopra gli 21 capitoli, proposero di parlar sopra gl'altri, a che tutti gl'ambasciatori s'opposero per il capo de' prencipi. Si dolevano li padri che, trattandosi di riformar, come sempre fu detto, tutta la Chiesa, nel capo e ne' membri, in fine li prencipi non volessero alcuna riforma se non per l'ordine clericale; il qual anco non poteva esser riformato se li prelati erano impediti nel far li carichi loro e se non era conservata la libertà ecclesiastica; e pur tuttavia li prencipi, che mostravano desiderar riforma, s'opponevano a quel decreto che restituiva loro la libertà e la giurisdizzione necessaria per riformare. Li legati si scusavano che non potevano mancar di dar qualche sodisfazzione a' prelati, che gl'ambasciatori avevano avuto tempo d'allegar li loro gravami e di trattar la causa con raggione, ma che era troppo violenza l'opponersi solamente de facto e mostrar che il concilio sia solamente per l'ordine ecclesiastico, e non per riforma di tutta la Chiesa. In quei medesimi giorni arrivò nuova che l'imperator era gravamente ammalato e gl'ambasciatori cesarei avvertirono che, se fosse morto, il concilio non sarebbe stato sicuro, perché il salvocondotto sarebbe finito: di che li legati spedirono in diligenza al papa, dimandando ordine di quello che dovessero fare, e per quello anco li prelati si disposero al pensar piú al partir di Trento che al riformar li prencipi. Perilché il dí 7 ottobre fu tenuta una congregazione per risolver quello che si dovesse far degl'altri capi di riforma oltre li 21, e massime di quello toccante li prencipi; nella quale, dopo longa discussione, fu concluso che si celebrasse la sessione con la materia del matrimonio, con gli 21 capi di riforma e si differisse quella de' prencipi; et il dí seguente gl'ambasciatori francesi partirono da Trento per Venezia, secondo l'ordine ricevuto dal re.
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