[Deputati a formare decreti del
purgatorio et altri conceputi sommariamente]
Ridotta la riforma a buon termine, fu data
cura al cardinale varmiense con 8 prelati di formar il decreto di purgatorio,
invocazione, venerazione, reliquie et imagini de' santi, e quantonque avessero
tutti questi fine di non metter in campo cose di difficoltà, non erano
concordi. Volevano alcuni d'essi far menzione del luoco e del fuoco, come nel
concilio fiorentino. Altri dicevano che non essendo questa senza difficoltà, né
essendo cosa riuscibile il trovar parole d'esprimerlo che diano sodisfazzione a
tutti, meglio era non dir altro se non che le buone opere de' fedeli giovano a'
morti per remissione delle pene. L'arcivescovo di Lanciano raccordò che,
trattandosi della messa, s'era fatta menzione che quel sacrificio è offerito
per li defonti in Cristo non intieramente purgati; per le qual parole la
dottrina del purgatorio era assai definita, onde non occorreva altro fare se
non ordinare a' vescovi che la facessero predicare e levare gl'abusi, avendo
anco cura che non si manchi de' suffragii debiti per li defunti; et in questa
sentenzia fu formato il decreto.
Nella materia de' santi furono facilmente
concordi nel condannar particolarmente e specificamente tutte le opinioni
contrarie agl'usi della Chiesa romana. Delle imagini vi fu un poco di
differenza: perché l'arcivescovo non voleva che altro onor gli fosse debito se
non per rilazione alla cosa significata, ma il general Lainez, che era un altro
de' formatori, aggiongeva che oltra quell'onore, quando sono dedicate e poste
in luogo d'adorazione, gli conviene un'altra venerazione propria a loro, oltre
l'adorazione che si presta al santo venerato in quelle, chiamando questa
adorazione relativa e quella obiettiva. Provava il suo parere perché li vasi e
vesti sacrate sono degne d'una riverenza pur propria a loro per raggione della
consecrazione, se ben non representano santo alcuno, e cosí all'imagine
dedicata, oltra la raggion della rappresentazione, è debita una adorazione per
raggion della dedicazione. Il cardinale varmiense, per sodisfazzione d'ambi li
pareri, concluse che quel dell'arcivescovo si dovesse esprimere come facile e
chiaro, senza però metter parole che potessero pregiudicar all'altro.
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