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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Deputati a formare decreti del purgatorio et altri conceputi sommariamente]
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[Deputati a formare decreti del purgatorio et altri conceputi sommariamente]

Ridotta la riforma a buon termine, fu data cura al cardinale varmiense con 8 prelati di formar il decreto di purgatorio, invocazione, venerazione, reliquie et imagini de' santi, e quantonque avessero tutti questi fine di non metter in campo cose di difficoltà, non erano concordi. Volevano alcuni d'essi far menzione del luoco e del fuoco, come nel concilio fiorentino. Altri dicevano che non essendo questa senza difficoltà, né essendo cosa riuscibile il trovar parole d'esprimerlo che diano sodisfazzione a tutti, meglio era non dir altro se non che le buone opere de' fedeli giovano a' morti per remissione delle pene. L'arcivescovo di Lanciano raccordò che, trattandosi della messa, s'era fatta menzione che quel sacrificio è offerito per li defonti in Cristo non intieramente purgati; per le qual parole la dottrina del purgatorio era assai definita, onde non occorreva altro fare se non ordinare a' vescovi che la facessero predicare e levare gl'abusi, avendo anco cura che non si manchi de' suffragii debiti per li defunti; et in questa sentenzia fu formato il decreto.

Nella materia de' santi furono facilmente concordi nel condannar particolarmente e specificamente tutte le opinioni contrarie agl'usi della Chiesa romana. Delle imagini vi fu un poco di differenza: perché l'arcivescovo non voleva che altro onor gli fosse debito se non per rilazione alla cosa significata, ma il general Lainez, che era un altro de' formatori, aggiongeva che oltra quell'onore, quando sono dedicate e poste in luogo d'adorazione, gli conviene un'altra venerazione propria a loro, oltre l'adorazione che si presta al santo venerato in quelle, chiamando questa adorazione relativa e quella obiettiva. Provava il suo parere perché li vasi e vesti sacrate sono degne d'una riverenza pur propria a loro per raggione della consecrazione, se ben non representano santo alcuno, e cosí all'imagine dedicata, oltra la raggion della rappresentazione, è debita una adorazione per raggion della dedicazione. Il cardinale varmiense, per sodisfazzione d'ambi li pareri, concluse che quel dell'arcivescovo si dovesse esprimere come facile e chiaro, senza però metter parole che potessero pregiudicar all'altro.

 

 




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