[Congregazione sopra le indulgenze]
La congregazione de' 22 versò sopra le
indulgenzie: la difficoltà e longhezza della materia induceva la maggior parte
in parere che non se ne parlasse, che già era persuasa a tutti l'opinione che
bisognasse evitar le difficoltà. Erano nondimeno alcuni che volevano trattarne,
dicendo che il far altrimenti sarebbe dar occasione agli eretici di dire che
s'era fugito di trattarne per non aver raggione di sostentarla. Ad altri pareva
che bastasse trattar dell'uso solamente d'esse, levando gl'abusi che la
corrozzione de' tempi ha introdotto. Diceva l'ambasciator di Portogallo
dispiacergli che non si facesse provisione alle cruciate, ma voler tacer,
accioché da alcuno non fosse presa occasione con quello d'allongar il concilio.
Li medesimi ambasciatori dell'imperatore, se ben tutti uniti a sollecitar
l'espedizione, per la commissione avuta da loro signori non erano concordi in
questo. Praga voleva che si tralasciasse il parlar de' dogmi. Cinquechiese
diceva che, non trattandosene e non provedendo agl'abusi delle reliquie e delle
imagini e del purgatorio, restava la sinodo in vergogna.
Il vescovo di Modena considerò a' padri
che, quando s'avesse voluto trattar delle indulgenze al modo che della
giustificazione s'era fatto, considerando tutte le cause e risolvendo tutte le
questioni, era cosa molto longa e difficile e che averebbe portato gran tempo,
non essendo possibile metter quella materia in chiaro, se non risolvendo prima
se sono assoluzioni o pur compensazioni e suffragii, e se rimettono le pene
imposte dal confessor solamente o pur tutte le debite; parimente se il tesoro
che si mette per fondamento loro consta de' soli meriti di Cristo, o pur vi è
bisogno di quei de' santi ancora; se si possono dar senza che chi le riceve
presti opera alcuna; se s'estendono a' morti ancora, et altre cose di non minor
difficoltà. Ma per determinare che la Chiesa ha potestà di concederle e che in
tutti li tempi le ha concesse e che sono molto utili al popolo fedele, se
degnamente le riceve, non vi era bisogno di tanta disputa: l'autorità di
concederle aversi nella divina Scrittura, il continuato uso per tradizione
apostolica e per autorità de' concilii, e la chiarezza di tutta la materia per
la concorde dottrina de teologi scolastici; che sopra questo si poteva formar
un decreto, che sarebbe senza difficoltà. Il parere ebbe assai seguito e fu
deputato lui con altri vescovi frati per formar il decreto secondo quel senso,
aggiontovi la provisione agl'abusi.
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