[Molti altri capi rimessi al papa per
brevità]
Nelle seguenti congregazioni si trattò
dell'Indice de' libri, del catechismo, breviario, missale, agende; e furono
lette le cose deliberate nelle congregazioni particolari de' prelati deputati a
quelle materie sino dal principio della sinodo; e sarebbono eccitati dispareri,
parendo ad alcuni che contra raggione fossero censurati certi autori e libri;
ad altri parendo che fossero tralasciati di quelli che maggiormente meritavano
censura. E del catechismo non vi fu minor difficoltà, parendo ad alcuni che
l'opera preparata non fosse una catechesi da metter per commune a tutta la
Chiesa, nella quale la maggior parte è de semplici, et altri desiderandovi
dentro maggior cose. De' libri rituali ancora non vi fu minor difficoltà,
essendo molti che desideravano una uniformità in tutta la Chiesa, et altri che
difendevano li riti delle proprie loro; e veduto che queste erano materie da
non finir di decider in un anno, fu proposto da' legati che il tutto fosse
rimesso al pontefice. Alcuni pochi prelati non consentirono, e nominatamente il
vescovo di Lerida fece una long'orazione a dimostrare che, se nissuna cosa era
propria d'un concilio, era questa del catechismo, essendo un libro che debbe
tener il primo luogo dopo il simbolo nella Chiesa; de' libri rituali, che
debbono tener il secondo, nell'emendar li quali esservi bisogno d'un'esquisita
cognizione dell'antichità e de' costumi di tutte le regioni, la qual non si
troverà nella corte romana, dove, quantonque siano uomini d'eccellente ingegno
e varia erudizione, non però attendono a quella sorte di lettere che è
necessaria per far cosa che meriti esser commendata, ma questo esser piú
proprio d'un concilio. Ma la risoluzione di finire et il desiderio di partire
di Trento gli fece prestar poca audienza dall'universale.
Il dí 25 del mese il conte di Luna si
presentò a' legati con l'instanza in scrittura; si dolse che si tralasciassero
le materie piú principali, per quali il concilio era congregato; che quelle
poche che si trattavano si precipitassero; che si volesse finir il concilio
senza scienzia del suo re; concludendo che si ascoltassero li pareri de'
teologi sopra le materie de dogmi, e che del fine del concilio s'aspettasse
risposta di Spagna. Risposero li legati le cose esser tanto inanzi che non vi
era tempo d'aspettare, né sarebbe stato possibile ritener tanti vescovi che già
erano in ordine per partire. Replicò il conte che, se il concilio si finirà
senza participazione del suo re, farebbe oltra quella instanza quello di piú
che fosse conveniente. Sopra di questo li legati spedirono in diligenza al
pontefice et il conte ne scrisse all'ambasciator Vargas acciò s'adoperasse col
papa: ma egli ebbe per superfluo farne alcun'instanza, cosí perché all'arrivo
del corrier il papa era caduto in gravissima indisposizione, come perché,
avendo fatta la medesima instanza qualche giorno inanzi, il papa per
conclusione gli rispose che si rimetteva al concilio, al quale non voleva levar
la libertà tanto ricercata anco dal suo re. Certa cosa è che, dicendo
quell'ambasciatore che bisognava tener aperto il concilio, perché tutto 'l
mondo lo ricercava, rispose il pontefice chi era questo mondo che lo voleva;
soggionse l'ambasciatore: «Spagna lo vuole, tutto 'l mondo lo vuole», et il
papa replicò: «Scrivete in Spagna che comprino un Tolomeo e studino, che
troveranno Spagna non esser tutto 'l mondo». Fecero li legati molti ufficii col
conte di Luna e s'adoperarono anco efficacemente con lui il cardinal di Lorena
e gl'ambasciatori cesarei, né potendolo indurre, essi facevano instanza in
contrario di lui, li cesarei per nome dell'imperatore e del re de Romani e di
tutta la Germania, Lorena per nome del re e regno di Francia. I legati,
risoluti di venir al fine del concilio, seguendo l'ordine del pontefice di
farlo, eziandio repugnando l'ambasciatore spagnuolo, attendevano sollecitamente
all'espedizione delle materie.
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