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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Molti altri capi rimessi al papa per brevità]
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[Molti altri capi rimessi al papa per brevità]

Nelle seguenti congregazioni si trattò dell'Indice de' libri, del catechismo, breviario, missale, agende; e furono lette le cose deliberate nelle congregazioni particolari de' prelati deputati a quelle materie sino dal principio della sinodo; e sarebbono eccitati dispareri, parendo ad alcuni che contra raggione fossero censurati certi autori e libri; ad altri parendo che fossero tralasciati di quelli che maggiormente meritavano censura. E del catechismo non vi fu minor difficoltà, parendo ad alcuni che l'opera preparata non fosse una catechesi da metter per commune a tutta la Chiesa, nella quale la maggior parte è de semplici, et altri desiderandovi dentro maggior cose. De' libri rituali ancora non vi fu minor difficoltà, essendo molti che desideravano una uniformità in tutta la Chiesa, et altri che difendevano li riti delle proprie loro; e veduto che queste erano materie da non finir di decider in un anno, fu proposto da' legati che il tutto fosse rimesso al pontefice. Alcuni pochi prelati non consentirono, e nominatamente il vescovo di Lerida fece una long'orazione a dimostrare che, se nissuna cosa era propria d'un concilio, era questa del catechismo, essendo un libro che debbe tener il primo luogo dopo il simbolo nella Chiesa; de' libri rituali, che debbono tener il secondo, nell'emendar li quali esservi bisogno d'un'esquisita cognizione dell'antichità e de' costumi di tutte le regioni, la qual non si troverà nella corte romana, dove, quantonque siano uomini d'eccellente ingegno e varia erudizione, non però attendono a quella sorte di lettere che è necessaria per far cosa che meriti esser commendata, ma questo esser piú proprio d'un concilio. Ma la risoluzione di finire et il desiderio di partire di Trento gli fece prestar poca audienza dall'universale.

Il 25 del mese il conte di Luna si presentò a' legati con l'instanza in scrittura; si dolse che si tralasciassero le materie piú principali, per quali il concilio era congregato; che quelle poche che si trattavano si precipitassero; che si volesse finir il concilio senza scienzia del suo re; concludendo che si ascoltassero li pareri de' teologi sopra le materie de dogmi, e che del fine del concilio s'aspettasse risposta di Spagna. Risposero li legati le cose esser tanto inanzi che non vi era tempo d'aspettare, né sarebbe stato possibile ritener tanti vescovi che già erano in ordine per partire. Replicò il conte che, se il concilio si finirà senza participazione del suo re, farebbe oltra quella instanza quello di piú che fosse conveniente. Sopra di questo li legati spedirono in diligenza al pontefice et il conte ne scrisse all'ambasciator Vargas acciò s'adoperasse col papa: ma egli ebbe per superfluo farne alcun'instanza, cosí perché all'arrivo del corrier il papa era caduto in gravissima indisposizione, come perché, avendo fatta la medesima instanza qualche giorno inanzi, il papa per conclusione gli rispose che si rimetteva al concilio, al quale non voleva levar la libertà tanto ricercata anco dal suo re. Certa cosa è che, dicendo quell'ambasciatore che bisognava tener aperto il concilio, perché tutto 'l mondo lo ricercava, rispose il pontefice chi era questo mondo che lo voleva; soggionse l'ambasciatore: «Spagna lo vuole, tutto 'l mondo lo vuole», et il papa replicò: «Scrivete in Spagna che comprino un Tolomeo e studino, che troveranno Spagna non esser tutto 'l mondo». Fecero li legati molti ufficii col conte di Luna e s'adoperarono anco efficacemente con lui il cardinal di Lorena e gl'ambasciatori cesarei, né potendolo indurre, essi facevano instanza in contrario di lui, li cesarei per nome dell'imperatore e del re de Romani e di tutta la Germania, Lorena per nome del re e regno di Francia. I legati, risoluti di venir al fine del concilio, seguendo l'ordine del pontefice di farlo, eziandio repugnando l'ambasciatore spagnuolo, attendevano sollecitamente all'espedizione delle materie.

 

 




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