[La nuova della pericolosa infermità
del papa fa viepiú accelerare il fine del concilio]
Mentre queste cose si fanno, il dí I°
decembre, al tardi, arrivò con gran diligenza in Trento un corriero da Roma con
aviso che il pontefice, sopragionto da gravissimi accidenti, era caduto in
pericolosa infermità. Portò lettere del cardinal Borromeo a' legati et al
cardinal di Lorena che accelerassero l'espedizione del concilio quanto fosse
possibile e vi mettessero fine senza aver rispetto ad alcun, per ovviare
agl'inconvenienti che potrebbono occorrere sopra l'elezzione del papa, se il
concilio fosse in esser in tempo di vacanza della Sede. Nelle lettere vi erano
poche parole di mano del pontefice, che commetteva l'istesso assolutamente, et
a Lorena diceva raccordarsi della promessa. È cosa certa (per dir qui, se ben
fuori di luogo, questo particolare) che il papa era risoluto, se non si riaveva
presto, di crear 8 cardinali e metter ordine che nell'elezzione del successore
non nascesse confusione. I legati e Lorena, risoluti d'antecipar il tempo della
sessione e finir il concilio, o con le proposte o senza, fra 2 giorni, acciò
prima non si potesse aver nuova della morte del papa, mandarono a communicar
l'aviso avuto e la loro risoluzione agl'ambasciatori, e negoziarono co' prelati
prencipali; tutti assentirono, eccetto l'ambasciatore spagnuolo, qual disse
aver ordine dal suo re che, vacando la Sede, non lasciasse far papa in
concilio, ma l'elezzione fosse de' cardinali e però non faceva bisogno
precipitare. Ma il cardinal Morone per il contrario disse che sapeva certo
l'ambasciatore di Francia, che era ancora in Venezia, aver commissione di
protestare che quel regno non obedirebbe ad altro papa che all'eletto per il
concilio, onde bisognava onninamente finirlo per fuggir ogni pericolo. Il conte
di Luna fece una congregazione de' prelati spagnuoli in casa sua e diede fama
d'aver risoluto di protestare et opponersi.
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