[Nona sessione: decreti del purgatorio,
de' santi, delle imagini]
Venuto adonque quel giorno venere de' 3
decembre, andati alla chiesa con le ceremonie solite, si cantò la messa, nella
quale fece il sermone Girolamo Regazzone, vescovo di Nazianzo. Chiamò tutto 'l
mondo ad ammirar quel giorno felicissimo, nel quale il tempio di Dio si
ristorava e la nave si riduceva in porto dopo grandissimi turbini et onde; che
piú sarebbe da rallegrarsi se li protestanti avessero voluto esser a parte, ma
questa non esser la colpa de' padri. Disse che per il concilio avevano eletto
quella città nelle fauci di Germania, nel liminare della loro casa, senza
alcuna guardia, per non dar sospetto di poca libertà. Che i protestanti erano
stati invitati con fede publica, aspettati e pregati. Che per salute delle loro
anime s'era esplicata la fede catolica e restituita la disciplina
ecclesiastica. Recapitulò tutte le cose trattate dal concilio in materia di
fede. Narrò gl'abusi levati ne' riti sacri; disse che, quando non vi fosse
stata altra causa di convocar il concilio, era necessario farlo per la sola
proibizione de' matrimonii clandestini, e passato alle cose statuite per
riforma, mostrò di passo in passo il servizio publico che per quei decreti la
Chiesa riceverebbe. Aggionse che ne' passati concilii s'era trattata
l'esplicazione della fede con la riformazione de' costumi, ma in nissun piú
diligentemente. Disse che gl'argomenti e raggioni degl'eretici erano stati
trattati e piú volte discussi, e spesso con grandissima contenzione, non perché
tra essi padri vi fosse discordia, la qual non può esser in quelli che sono del
parer medesimo, ma per trattar con sincerità et illuminar la verità in tal
maniera che, se ben gl'eretici sono stati assenti, tanto è fatto come se
presenti fossero stati. Essortò tutti che, tornati alle diocesi, mettessero li
decreti in essecuzione. Essortò anco tutti a ringraziar Dio e poi il pontefice,
narrando le opere da lui fatte per favorir il concilio, mandando noncii alle
regioni protestanti, legati a Trento, eccitando li prencipi a mandarvi
ambasciatori, non perdonando a spese per mantener il concilio in libertà. Lodò
li legati per esser stati guida e moderatori, et in particolare il cardinal
Morone; e finalmente concluse nella lode de' padri.
Finite le ceremonie furono letti li
decreti. Nella dottrina del purgatorio si diceva che la Chiesa catolica dalle
Sacre Lettere, dalla tradizione et in quella medesima sinodo ha insegnato
esservi il purgatorio, e le anime ritenute in quello esser aiutate da'
suffragii de' fedeli e dal sacrificio della messa. Però commanda a' vescovi che
insegnino e facciano predicar sana dottrina in quella materia, senza trattar
inanzi la plebe semplice questioni sottili, né lasciando divulgar cose incerte
et inverisimili, proibendo le curiosità, superstizioni et inonesti guadagni,
procurando che siano piamente esseguiti quei suffragii che da' vivi sogliono
esser fatti per li morti, e siano esseguite accuratamente le cose ordinate ne'
testamenti o in qualonque altro modo.
In materia de' santi, commanda a' vescovi
et a tutti gl'altri che hanno carico d'insegnare d'instruir il popolo
dell'intercessione et invocazione de' santi, dell'onor delle reliquie, del
legitimo uso dell'imagini, secondo l'antica dottrina della Chiesa, consenso de'
padri e decreti de' concilii, insegnando che i santi pregano per gli uomini,
che è utile invocargli e ricorrere alle orazioni et aiuto loro. Poi tutt'in un
periodo condannò 8 asserzioni di questa materia: che li santi del cielo non si
debbono invocare; che non preghino per gl'uomini; che sia idolatria l'invocargli
acciò preghino per noi, eziandio singolarmente; che repugni alla parola di Dio,
sia contrario all'onor di Cristo, sia pazzia supplicar loro con la voce o col
cuore; che li corpi de' santi, per quali Iddio presta molti beneficii, non
debbiano esser venerati; che le reliquie e le sepulture loro non debbono esser
onorate, e che in vano si frequentano le loro memorie per impetrar aiuto.
Quanto alle imagini, che quelle di Cristo,
della Vergine e de' santi si debbono tener ne' tempii e rendergli il debito
onore, non perché in loro sia divinità o virtú alcuna, ma perché l'onor redonda
nella cosa rapresentata, sí che per mezo delle imagini sia adorato Cristo e li
santi, la similitudine de' quali portano, come fu definito da' concilii,
specialmente dal niceno secondo. Che per l'istorie li misterii della religione,
espressi in pitture al popolo, sono insegnati e raccordati gl'articoli della
fede; e non solo gli sono soggeriti li beneficii di Cristo, ma ancora posti
inanzi agl'occhi li miracoli et essempii de' santi, per ringraziarne Dio e per
imitargli, anatematizando chi insegnerà o crederà il contrario di quei decreti.
Soggionse poi che desiderando levar
gl'abusi e le occasioni de' perniciosi errori, ordina che per le pitture
istoriali della Scrittura Sacra, occorrendo figurar la divinità, s'insegni al
popolo che ciò non si fa perché quella possi esser vista con gl'occhi del
corpo. Soggionse che sia levata ogni superstizione nell'invocazione de' santi,
venerazione delle reliquie et uso delle imagini; ogni guadagno inonesto sia
abolito, evitato ogni lusso, non depinte, né ornate le imagini lascivamente;
nelle feste de' santi e visitazione delle reliquie non si facciano banchetti,
che in nissuna chiesa o in altro luogo sia posta imagine insolita, se non
approvata dal vescovo, né admessi nuovi miracoli o ricevute nuove reliquie; et
occorrendo qualche dubio o abuso difficile da estirpare o difficoltà grave, il
vescovo aspetti il parer del concilio provinciale, né sia decretata cosa alcuna
nuova o insolita nella Chiesa senza il parer del papa.
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