[Seguito della medesima sessione:
decreto delle indulgenze, di digiuni, cibi e feste, indice de' libri proibiti]
Non potendosi espedire, per esser l'ora
tarda, il rimanente in quella sessione, secondo la deliberazione presa nella
congregazione generale, il rimanente fu differito al giorno seguente, nel
quale, quantonque fosse già venuta nuova che il papa era megliorato et in tutto
posto in sicuro della vita, si fece la congregazione inanzi giorno; furono
letti li decreti delle indulgenze, di finir il concilio e di dimandar la conferma,
et approvati da tutti.
Dopo il disnar si fece la sessione, nella
quale fu letto il decreto delle indulgenze, che in sostanza contiene: Cristo
aver dato autorità di concederle alla Chiesa e lei aver usato da antichissimo
tempo, e per tanto la sinodo insegna e commanda che l'uso di quelle sia
continuato come salutifero al popolo cristiano et approvato da' concilii, et
anatematiza chi dirà che siano inutili o che la Chiesa non abbia potestà di
concederle; e per servar l'antica consuetudine e proveder gl'abusi, commanda
che siano abolite tutte le questuazioni cattive, e quanto agl'altri abusi,
commanda a' vescovi che ciascun raccolga tutti quelli della propria chiesa e
gli proponga nella sinodo provinciale per riferirgli al papa che vi provegga.
Intorno li digiuni e differenze de cibi et osservazione di feste, essorta li
vescovi ad osservar li commandamenti della Chiesa romana, et intorno l'Indice,
se ben quello era finito, non potendo la sinodo darne giudicio, ordina che
tutto sia portato al papa e rimesso al giudicio suo; l'istesso facendosi del
catechismo, messal e breviario. Publicò ancora un altro decreto che per li
luoghi dissegnati agli oratori non s'intendi pregiudicato ad alcuno. In fine
pregò li prencipi ad adoperarsi che li decreti del concilio non siano violati
dagl'eretici, ma ricevuti et osservati da essi e da tutti; nel che, se nascerà
difficoltà o bisogno di decchiarazione, il papa, chiamati quelli che giudicherà
a proposito dai luoghi dove la difficoltà nascesse, overo congregando concilii
generali o con altro modo provederà. Furono dopo recitati tutti li decreti
fatti sotto Paolo e Giulio in quel concilio, cosí in materia di fede come di
riforma. Per ultima cosa, il secretario andato in mezo, interrogò se piaceva a'
padri che fosse posto fine a quella sinodo e, per nome di lei, da' legati e
presidente dimandata al sommo pontefice Pio IV conferma di tutte le cose
decretate sotto Paolo e Giulio e sotto la Santità Sua, e fu risposto, non ad
uno ad uno per voti, ma da tutti insieme in una voce: «Placet». Il
cardinal Morone, come primo presidente, concesse a ciascuno che s'era ritrovato
in concilio et a tutti li presenti alla sessione indulgenza plenaria, e
benedisse il concilio e licenziò tutti che, dopo aver reso grazie a Dio,
andassero in pace.
|