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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro ottavo
    • [Acclamazioni in concilio. Sottoscrizzione de' decreti]
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[Acclamazioni in concilio. Sottoscrizzione de' decreti]

Fu antico costume delle chiese orientali di trattar le cose de' concilii nell'adunanza publica di tutti, e, venendo occasione, ben spesso occorrevano delle acclamazioni popolari, et alcune volte tumultuose, le quali però finivano in concordia; e nel fine li vescovi, trasportati per l'allegrezza causata dalle concordi deliberazioni, passavano ad acclamazioni in lode degl'imperatori, che avevano congregato il concilio e favorito, in commendazione della dottrina dal concilio decchiarata, in preghiere a Dio per la continua divina assistenza alla santa Chiesa, per la salute degl'imperatori e per la sanità e prosperità de' vescovi; le quali non erano meditate, ma secondo che lo spirito eccitava alcun vescovo piú zelante a prorumper in qualche d'uno di quei concetti opportunamente, cosí il commun concorso gl'acclamava. Questo fu anco immitato in Trento, non però dando luogo a spirito presentaneo d'alcuno, ma con aver prima meditato quello che doveva esser proposto e risposto, e recitandolo de scritto. Il cardinal di Lorena si prese cura non solo d'esser principale a componer le acclamazioni, ma anco d'intonarle; il che universalmente fu inteso per una leggierezza e vanità e poco condecente ad un tal prelato e prencipe far l'officio che piú tosto conveniva a' diaconi del concilio, non che ad un arcivescovo e cardinale tanto principale. In quelle intonando il cardinale e rispondendo li padri, fu pregato longa vita al papa et eterna felicità a Paolo e Giulio; e similmente eterna memoria a Carlo V et a' re protettori del concilio; e longa vita all'imperatore Ferdinando et a' re, prencipi e republiche; longa vita e molte grazie a' legati e cardinali; vita e felice ritorno a' vescovi, commendata la fede della santa general tridentina sinodo come fede di san Pietro, de' padri e degl'ortodossi: in una sola parola detto anatema a tutti gl'eretici in general, senza specificareantichi, né moderni.

Fu commandato sotto pena di scommunica a tutti li padri che sottoscrivessero di mano propria a' decreti. Il giorno seguente, che fu la dominica, fu consummato in questo, e per farlo ordinatamente, si fece quasi una congregazione, e le sottoscrizzioni furono di legati 4, cardinali 2, patriarchi 3, arcivescovi 25, vescovi 268, abbati 7, procuratori d'assenti 39, generali d'ordini regolari 7. E se ben già era stato deliberato che gl'ambasciatori sottoscrivessero dopo li padri, fu presa contraria risoluzione allora per piú rispetti: l'uno fu perché il non esservi ambasciatore francese, quando fossero vedute le sottoscrizzioni degl'altri e non quella, sarebbe stato una decchiarazione che ' francesi non ricevessero il concilio; l'altro perché il conte di Luna si lasciava intender di non sottoscriver assolutamente, ma con riserva, per non aver il re acconsentito al fine del concilio. E publicarono li legati che, non essendo costume di sottoscriver li decreti se non da chi ha voce deliberativa, sarebbe stata cosa insolita che ambasciatori sottoscrivessero.

In Roma, quando successe l'infermità del pontefice, temendo tutti della vita sua, fu molta confusione nella corte, perché, non avendosi ancora visto morte di pontefice essendo il concilio aperto, si temeva grandemente quello che potesse succeder: avevano l'essempio del concilio constanziense, il quale nell'elezzione aggionse altri prelati a' cardinali, e temevano che qualche cosa simile o peggiore non avvenisse; e se ben l'ambasciatore di Spagna affermava l'ambasciatore in Trento e li prelati spagnuoli aver commissione che l'elezzione fosse de' cardinali, con tutto ciò, atteso il poco numero di questi, le parole non davano piena confidenza. Fu grand'allegrezza quando s'intese il papa ristorato, parendo d'esser usciti di gran pericolo, la qual s'aummentò sopra modo quando s'intese il fine del concilio. Il pontefice ordinò per questo una solenne processione per ringraziar Dio di tanto beneficio. In consistoro mostrò il gran contento che n'aveva; disse di volerlo confermare et anco aggiongergli altre riforme, di voler mandar 3 legati, in Germania, Francia e Spagna per essortar ad esseguir li decreti, per conceder le cose oneste e dar suffragio nelle cose de iure positivo.

 

 




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