[Parigi oppugna Lutero, e similmente
Arrigo re d'Inghilterra]
In questo medesimo tempo ancora,
l'università di Parigi, cavate diverse conclusioni dalli libri di Lutero, le
condannò, parte come renovate dalla dottrina di Vigleffo e Husso, e parte
nuovamente pronunciate da lui contra la dottrina catolica. Ma queste
opposizioni tutte non causavano altro se non che, rispondendo Lutero, si
moltiplicava in libri dall'una parte e dall'altra, e le contenzioni
s'inasprivano e s'eccitava la curiosità di molti che, volendo informarsi dello
stato della controversia, venivano ad avvertire gli abusi ripresi e cosí si
alienavano dalla divozione pontificia.
Tra i piú illustri contradittori che ebbe
la dottrina di Lutero fu Enrico VIII, re d'inghilterra, il qual, non essendo
nato primogenito regio, era stato destinato dal padre per arcivescovo di
Canturberi e però nella puerizia fatto attendere alle lettere. Ma morto il
primogenito, e dopo quello anco il padre, egli successe nel regno, et avendo
per grand'onore adoperarsi in una controversia di lettere cosí illustre,
scrisse un libro de 7 sacramenti, difendendo anco il pontificato romano et
oppugnando la dottrina di Lutero; cosa che al pontefice fu tanto grata che,
ricevuto il libro del re, l'onorò col solito titolo di difensore della fede. Ma
Martino non si lasciò spaventare dal splendore regio che non rispondesse a
quella Maestà con altretanta acrimonia, veemenzia e poco rispetto, con quanta
aveva risposto ai piccioli dottori. Questo titolo regio entrato nella
controversia la fece piú curiosa, e come avviene nelli combattimenti, che i
spettatori s'inclinano sempre al piú debole et essaltano piú le azzioni
mediocri di quello, cosí qui concitò l'inclinazione universale piú verso
Lutero.
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