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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Il concilio viene desiderato a diversi fini e con differenti rispetti]
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[Il concilio viene desiderato a diversi fini e con differenti rispetti]

Vedendosi adonque che le fatiche de' dottori e prelati della Chiesa romana et il decreto del pontefice, ch'era venuto alla condanna assoluta, et il bando imperiale cosí severo non solo non potevano estinguer la nuova dotrina, anzi nonostante quella faceva ogni giorno maggior progresso, ogni uno entrò in pensiero che questi rimedii non fossero proprii a tal infermità e che bisognasse venire finalmente a quella sorte di medicina che per il passato, in simili occasioni usata, pareva avesse sedato tutti i tumulti, il che era la celebrazione del concilio. Onde questo fu desiderato da ogni sorte di persone come rimedio salutare et unico.

Veniva considerato che le novità non avevano avuto altra origine se non dagli abusi introdotti dal tempo e dalla negligenza delli pastori, e però non essere possibile rimediare alle confusioni nate, se non rimediando agli abusi che n'avevano dato causa, né esserci altra via di proveder a quelli concordemente et uniformemente, se non con una congregazione universale. E questo era il discorso delli uomini pii e ben intenzionati; non mancando però diversi generi di persone interessate, a' quali per i loro fini sarebbe stato utile il concilio, ma cosí regolato e con tali condizioni, che non potesse essere se non a favor loro e non contrario alli loro interessi. Primieramente quelli che avevano abbracciate le opinioni di Lutero volevano il concilio con condizione che in quello tutto fosse deciso e regolato con la Scrittura, escluse tutte le constituzioni pontificie e le dottrine scolastiche, perché cosí tenevano certo non solo di difender la loro, ma anco che ella sola dovess'essere approvata. Ma un concilio che procedesse come era fatto per 800 anni inanzi non lo volevano, e si lasciavano intendere di non rimettersi a quel giudicio. E Martino usava di dire che in Vormazia fu troppo pusillanime, e che era tanto certo della sua dottrina che, come divina, non voleva manco sottometterla al giudicio degli angeli, anzi, che con quella egli era per giudicare gli uomini e gli angeli tutti. I prencipi et altri governatori de' paesi, non curando molto quello che il concilio dovesse risolvere intorno alle dottrine, lo desideravano tale che potesse ridurre i preti e frati al loro principio, sperando che per quel mezo ad essi dovessero tornare i regali e le giurisdizzioni temporali, che con tanta abondanzia et ampiezza erano passate nell'ordine ecclesiastico. E però dicevano che vano sarebbe far un concilio dove soli i vescovi et altri prelati avessero voto deliberativo, perché essi dovevano essere riformati, et era necessario che altri ne avessero il carico, quali dal proprio interesse non fossero ingannati e costretti a risolvere contra il ben commune della cristianità. Quelli del popolo, ancora che avessero qualche cognizzione delle cose umane, desideravano moderata l'autorità ecclesiastica e che non fossero cosí aggravati i miseri popoli con tante essazzioni, sotto pretesto di decime, limosine d'indulgenze, né oppressi dalli ufficiali de' vescovi, sotto pretesto di correzzioni e di giudicii. La corte romana, parte principalissima, desiderava il concilio in quanto avesse potuto restituire al pontefice l'obedienzia che gli era levata, et approvava un concilio secondo le forme nelli prossimi secoli usate; ma che quello avesse facultà di riformar il pontificato e di levare quelle introduzzioni dalle quali la corte riceveva tanti emolumenti e per le quali collava in Roma gran parte dell'oro della cristianità, questo non piaceva loro. Il pontefice Leone, angustiato da ambedue le parti, non sapeva che desiderare. Vedeva che ogni giorno l'obedienzia andava diminuendosi et i popoli intieri separandosi da lui, e ne desiderava il rimedio del concilio; il quale, quando considerava dover esser peggior del male, portando la riforma in consequenza, l'aborriva. Andava pensando via e modo come far un concilio in Roma o in qualche altro luogo dello Stato ecclesiastico, come il suo predecessore et esso avevano celebrato pochi anni innanzi il Lateranense con buonissimo frutto, avendo con quel mezo sedato lo scisma, ridotto il regno di Francia ch'era separato e, quello che non era di minor importanza, abolita la Pragmatica Sanzione, doppiamente contraria alla monarchia romana, perché era un essempio di levarli tutte le collazioni de' beneficii, gran fondamento della grandezza pontificia, come anco perché era una conservazione della memoria del concilio basileense, e per conseguente della soggezzione del pontefice al concilio generale. Ma non vedeva poi come un concilio di quella sorte potesse rimediar al male, il quale non era nelli prencipi e gran prelati, appresso i quali vagliono le prattiche et interessi, ma era nei popoli, con quali averebbe bisognato realtà e vera mutazione.

 

 




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