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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Questo noncio presenta la sua instruzione in dieta]
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[Questo noncio presenta la sua instruzione in dieta]

Presentò il noncio alla dieta non solo il breve del papa, ma ancora la sua instruzzione, nella quale gli era commesso di essortar i prencipi ad opporsi alla peste luterana con 7 ragioni. Prima, perché a ciò li doveva movere il culto di Dio e la carità verso il prossimo; secondariamente, la infamia della loro nazione; terzo, il loro onor proprio, mostrandosi non degenerare dalli loro progenitori che intervennero alla condannazione di Giovanni Hus in Costanza e delli altri eretici, conducendone alcuni d'essi con le proprie mani al fuogo, e non volessero mancare della propria parola e costanza, avendo la maggior parte d'essi approvato l'editto imperiale contra Lutero; quarto, gli doveva muovere l'ingiuria fatta da Lutero ai loro progenitori publicando un'altra fede che la creduta da essi e concludendo per conseguenza che tutti siano all'inferno; quinto, si debbano muovere dal fine che i luterani pretendono, che è voler snervare la potestà secolare doppo che averanno anichilata l'ecclesiastica con falso pretesto che sia usurpata contra l'Evangelio, se ben astutamente mostrano di salvar la secolare per ingannarli. Nel sesto luogo considerino le dissensioni e turbulenze che quella setta eccita in Germania, e finalmente avvertano che Lutero usa la medisima via usata già da Mahometo, permettendo che siano saziate l'inclinazioni carnali, se ben mostra di farlo con maggior modestia per piú efficacemente ingannarli. E se alcuno dicesse Lutero esser stato condannato non udito e non difeso, e però che sia conveniente udirlo, debbia responder: essere giusto udirlo in quello che tocca al fatto, cioè se ha predicato, scritto o non; ma sopra le cose della fede o la materia de' sacramenti ciò non esser conveniente, percioché non s'ha da metter in dubbio quello che una volta è stato approvato da' concilii generali e da tutta la Chiesa. Poi gli commissione il pontefice di confessar ingenuamente che questa confusione fosse nata per li peccati degli uomini, massime de' sacerdoti e prelati, confessando che in quella Santa Sede, già alcuni anni, sono state fatte molte cose abominevoli, molti abusi nelle cose spirituali, molti eccessi ne' precetti e finalmente tutte le cose mutate in male, in maniera che si possa dire che l'infermità sia passata dal capo alle membra, da sommi pontefici agli inferiori prelati, che non vi sia stato chi faccia bene né pur uno. Alla correzzione del qual male egli, per propria inclinazione e debito, è deliberato adoperarsi con tutto lo spirito et usar ogni opera acciò che innanzi ogni altra cosa la corte romana, donde forse tanto mal è proceduto, si reformi. Il che tanto piú farà, quanto vede che tutto 'l mondo avidamente lo desidera. Niuno però dover meravigliarsi se non vederà cosí subito emendati tutti gli abusi. Perché, essendo il male invecchiato e fatto moltiplice, bisogna a passo a passo procedere nella cura e cominciar dalle cose piú gravi per non turbar ogni cosa col voler fare tutto insieme. Gli commise ancora che promettesse per suo nome che egli gli osservarebbe i concordati e che s'informarebbe de' processi avvocati dalla rota, per rimetterli ad partes secondo la giustizia. Et in fine che sollecitasse i prencipi e stati per nome suo a rispondere alle lettere et informarlo de' mezi per li quali si potesse ovviar piú commodamente ai luterani. Oltre l'aver presentato il breve del papa e l'informazione, propose anco il noncio che in Germania si vedeva quasi per tutto i religiosi uscir de' monasteri e ritornar al secolo et i preti maritarsi con gran sprezzo e vilipendio della religione, e la maggior parte di loro commetter anco molti eccessi et enormità; per il che era necessario che fosse pigliata provisione, per la quale questi sacrileghi matrimonii fossero separati, gli autori severamente puniti, e gli apostati rimessi nella potestà de' loro superiori.

 

 




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