[Clemente VII, eletto papa, prende via
diversa da quella di Adriano]
Dopo la morte di Adriano fu creato
successore Giulio de' Medici, cugino di papa Leone, e fu chiamato Clemente VII,
il quale di subito applicò l'animo alle cose di Germania; e come quello ch'era
molto versato nella cognizione de' maneggi, vedeva chiaramente che papa
Adriano, contra lo stile sempre usato da savi pontefici, era stato troppo
facile cosí in confessar i difetti della corte, come in prometter la
riformazione, e troppo abietto in aver domandato alli germani consiglio, come
si potesse proveder alle contenzioni di quel regno. Perché con questo egli si
aveva tirato adosso la domanda del concilio, che molto importava, massime con
la condizione di celebrarlo in Germania, et aveva dato troppo animo a prencipi,
onde avevano avuto ardire non solo di mandarli, ma di metter ancor in stampa i
100 gravami, scrittura ignominiosa per l'ordine ecclesiastico di Germania, ma
molto piú per la corte romana. E ben pensate tutte le cose, venne in
risoluzione che fosse necessario dar qualche sodisfazzione alla Germania, in
maniera tale, però, che non fosse posta in pericolo l'autorità sua, né levati i
commodi alla corte. Considerò che nelli 100 gravami, se ben molti risguardavano
la corte, la maggior parte però toccavano a vescovi, officiali, curati et altri
preti di Germania. Perilché venne in speranza che, se li detti fossero
riformati, i tedeschi facilmente s'averebbono lasciato indur a tacere per
allora per quello che toccava a Roma, e con questa medesima riforma averebbe
divertito la trattazione del concilio. Per tanto giudicò bene spedir subito un
legato di prudenza et autorità alla dieta che si doveva celebrar di là a 3 mesi
in Noremberga, con instruzzione di caminar per le sopradette vie; e sopra tutte
le cose dissimular di sapere le proposizioni fatte da Adriano e le risposte
dateli, per non riceverne qualche pregiudicio nelle trattazioni sue e per poter
procedere come in re integra.
Il legato fu Lorenzo Campeggio, cardinal
di Santa Anastasia; il quale, gionto nella dieta, dopo aver trattato diverse
cose con alcuni particolari per disponer il suo negoziato, parlò anco in
publico, dove disse sentir molta maraviglia che tanti prencipi, e cosí
prudenti, potessero sopportare che fosse estinta et abolita la religione, i
riti e ceremonie nelle quali essi erano nati et educati, et i loro padri e
maggiori morti, senza considerare che tal novità tendesse alla ribellione del
popolo contra i magistrati. Che il pontefice, non mirando ad alcun interesse
suo, ma paternamente compatendo alla Germania, incorsa in spirituali e
temporali infermità e soggetta a maggiori pericoli imminenti, l'aveva mandato
per trovar modo di sanar il male. Non esser intenzione della Santità Sua di
prescriver loro cosa alcuna, né meno di voler che a lui fosse prescritta, ma
ben di consegliar insieme i rimedii opportuni, concludendo che se fosse
rifiutata da loro la diligenza della Santità Sua, non sarebbe poi ragionevole
rivoltar colpa alcuna sopra di quella.
Gli fu risposto da' prencipi (perché
Cesare era in Spagna, come si è detto di sopra), dopo aver ringraziato il
pontefice della benevolenza, che ben sapevano il pericolo imminente per la
mutazione della dottrina nella religione: che perciò nella dieta dell'anno
inanzi avevano mostrato al noncio del pontefice Adriano il modo e via di
componer i dissidii, e gli avevano anco dato in iscritto tutto quello che
desideravano e ricercavano da Roma, la qual scrittura credevano che fosse stata
da Adriano ricevuta, avendo il noncio promesso di consegnarla; sí come anco
tenevano che a tutti fossero noti i gravami che la Germania riceveva
dall'ordine ecclesiastico, essendo publicati in stampa, e sino a quell'istante
erano stati aspettando che i loro giusti desiderii fossero essauditi, come
tuttavia aspettavano. Perilché, s'egli allora aveva qualche ordine o
instruzzione dal pontefice, lo pregavano d'esporlo, acciò si potesse insieme
con lui consegliare il tutto.
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