Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro primo
    • [Il cardinale legato tenta d'appagar la dieta con una leggera riforma]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[Il cardinale legato tenta d'appagar la dieta con una leggera riforma]

Fece il cardinale la riforma della Germania, la quale non toccando se non il clero minuto (e giudicandosi che dovesse non solo fomentar il male, come fanno sempre i remedi leggieri, ma che servisse ad accrescere maggiormente il dominio della corte e de' prelati maggiori, a pregiudicio dell'autorità temporale e desse adito a maggiori estorsioni di danari) non fu ricevuta, tenendosi che fosse una mascherata per deludere l'aspettazione della Germania e per ridurla sotto maggior tirannide, con tutto che il legato facesse accurati ed efficaci uffici acciò fosse accettata: onde né egli consentí ad alcuna delle proposizioni fattegli dai deputati della dieta. Vedendosi perciò che fosse impossibile di concludere alcuna cosa con esso, publicarono il recesso a' 18 aprile, con decreto che dal pontefice, col consenso di Cesare, fosse intimato quanto prima un concilio libero in Germania, in luogo conveniente, e che li stati dell'Imperio si congregassero a Spira per li 11 novembre per determinar che cosa si dovesse seguir tra tanto che fosse dato principio al concilio. Che ciascun prencipe nel suo Stato congregasse uomini pii e dotti, i quali raccogliessero le cose da disputare nel concilio; che li magistrati avessero cura che fosse predicato l'Evangelio secondo la dottrina de' scrittori approvati dalla Chiesa, e fossero proibite tutte le pitture e libri contumeliosi contra la corte romana.

Il legato, avendo risposto a tutti i capi del decreto, e mostrato che non fosse ufficio de' secolari deliberar alcuna cosa intorno alla fede e dottrina o predicazione di quella, promise quanto al concilio solamente che n'averebbe dato conto al pontefice.

Partendosi i prencipi dalla dieta, fece il legato ufficio con quelli che piú erano aderenti alle cose romane di ridurli insieme per far publicar la riforma non ricevuta nella dieta; e si ridussero in Ratisbona con lui, Ferdinando, fratello dell'imperatore, il cardinale arcivescovo di Salzburg, due delli duchi di Baviera, i vescovi di Trento e Ratisbona, e gli agenti di 9 vescovi; dove fecero prima un decreto sotto il 6 di luglio: che essendo stato ordinato nel convento di Noremberga che l'editto di Vormazia contra Lutero fosse esseguito quanto si poteva, per tanto essi, ad instanzia del cardinale Campeggio legato, commandavano che fosse osservato in tutti i loro dominii e Stati. Che fossero castigati gl'innovatori, secondo la forma dell'editto; che non si mutasse cosa alcuna nella celebrazione della messa e de' sacramenti, si castigassero i monachi e monache apostati e preti che si maritavano, e quelli che ricevevano l'eucaristia senza confessarsi, o mangiavano cibi proibiti; e che tutti i loro sudditi, i quali erano nell'academia di Vitemberg, fra tre mesi partissero, tornando a casa overo andando in altro luogo. Il giorno seguente, delli 7, publicò il cardinale le sue constituzioni della riforma, le quali furono approvate da tutti i sopra nominati prencipi, e commandato che per li loro Stati e dominii fossero promolgate, ricevute et osservate.

Nel proemio d'esse constituzioni diceva il cardinale che, essendo di molto momento per estirpar l'eresia luterana, riformare la vita et i costumi del clero, col conseglio de' prencipi e prelati seco ridotti, aveva statuito quei decreti, i quali commandava che fossero ricevuti per tutta Germania dalli arcivescovi, vescovi et altri prelati, preti e regolari, e publicati in tutte le città e chiese. Contenevano 37 capi, circa il vestire e conversare dell'ordine clericale, circa il ministrar gratis i sacramenti et altre fonzioni ecclesiastiche, sopra i conviti, sopra le fabriche delle chiese, sopra quelli che s'avevano a ricever alli ordini, sopra la celebrazione delle feste, sopra i digiuni, contra i preti che si maritavano, contra quelli che non si confessavano e communicavano, contra i biastematori, sortilegi divinatori et altre cose tali. Infine era commandata la celebrazione de' concilii diocesani in ogni anno per osservanzia di quei statuti, dando ai vescovi potestà d'invocare il braccio secolare contra i transgressori.

Divulgato l'editto di riforma, i prencipi e vescovi che nella dieta non avevano consentito alla dimanda del cardinale restarono offesi, cosí di lui, come di tutti quelli che erano convenuti con esso in Ratisbona, parendo loro restar ingiuriati dal legato, che avesse voluto far un ordine generale per tutta la Germania con intervento d'alcuni pochi solamente, e tanto piú dopo che gli era stato dimostrato che non fosse per riuscirne alcun bene. Si riputarono anco ingiuriati da que' pochi prencipi e vescovi, che soli s'avessero assonto d'intervenire ad obligar tutta la Germania, contra il parere degli altri. S'opponeva anco a quella riformazione: prima, che tralasciate le cose importanti, come se in quelle non vi fosse alcun disordine, si provedesse alle cose di leggierissimo rilevo; perché poco male pativa la Germania per gli abusi del clero minuto, ma gravi per le usurpazioni de' vescovi e prelati, e gravissimi per quelli della corte romana; e nondimeno, come se questi fossero stati piú ordinati che nella primitiva Chiesa, non se ne faceva menzione; poi, per quanto s'aspettava anco al minuto clero, non si trattava delli principali abusi, ma di quelli che meno importavano, che era quasi un approvar gli altri; e quelli anco che si riprendevano erano lasciati senza veri rimedii, col solo notarli, non applicandovi la medicina necessaria per sanar il male.

Ma al legato et alli sopra detti prencipi con lui convenuti poco importava quello che fosse detto in Germania, e meno quello che fosse per seguire della publicazione dell'editto; perché il loro fine non era altro che dar sodisfazzione al pontefice, né il fine del pontefice altro che mostrar d'aver proveduto, che non vi fosse bisogno del concilio. Perché Clemente, molto versato ne' maneggi di Stato, eziandio vivendo Adriano, sempre aveva tenuto difeso che nelle occorrenze di quei tempi fusse consiglio pernizioso valersi del mezo de' concilii; et era solito dire che il concilio fosse utile sempre che si trattasse tutt'altro che dell'autorità del papa, ma venendo quella in contenzione, nissuna cosa fosse piú perniziosa. Perché, come per li tempi passati l'arma de' pontefici fu il ricorrere alli concilii, cosí nel presente la sicurezza del pontificato consiste in declinarli e fuggirli; tanto piú ch'avendo già Leone condannata la dottrina di Lutero, non si poteva trattare la medesima materia in un concilio, né metterla in essame, senza metter in dubio anco l'autorità della Sede apostolica.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License