[Biasima Cesare la dieta]
Cesare, ricevuto il decreto di Noremberga,
si commosse assai, parendoli che il trattar e dar risposta cosí risoluta, senza
sua saputa, a prencipe forestiero in cosa di tanta importanza fosse di poca
riputazione alla Maestà Sua imperiale. Né meno li piacque il rigore del
decreto, prevedendo il dispiacere del pontefice, quale desiderava tenersi grato
e ben affetto per la guerra che si faceva allora da' suoi capitani con
francesi. Perilché rescrisse in Germania a' prencipi, lamentandosi che avendo
egli condannato tutti i libri di Lutero, la dieta si fosse ristretta ai soli
contumeliosi. Ma piú gravemente li riprese ch'avessero fatto decreto di
celebrar il concilio in Germania et avessero ricercato il legato di trattarne
col pontefice, quasi che questo non appertenesse piú ad esso pontefice e a sé
che a loro; i quali, se credevano che fosse tanto utile alla Germania la
congregazione d'un concilio, dovevano aver ricorso a lui che l'impetrasse dal
pontefice; con tutto ciò, conoscendo egli ancora che ciò sarebbe stato utile
per la Germania, era risoluto che si celebrasse, in tempo e luogo, però, quando
e dove egli potesse ritrovarsi in persona. Ma toccando l'aver ordinato una
nuova reduzzione in Spira per regolarvi le cose della religione sino al
concilio, disse di non voler in modo alcuno concederlo; anzi li commandava
ch'attendessero ad obedire all'editto di Vormazia e non trattassero cosa alcuna
di religione sin tanto che non si congregasse un concilio per ordine del pontefice
e suo. Le lettere imperiali, piú imperiose di quello che la Germania era solita
ricevere dalli predecessori, mossero umori assai pericolosi negli animi di
molti prencipi, che fluttuando averebbono facilmente sortito qualche fastidioso
termine.
|