Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro primo
    • [Clemente, ingelosito contra Cesare, fa lega col re di Francia et altri]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[Clemente, ingelosito contra Cesare, fa lega col re di Francia et altri]

Ma in Italia Clemente, che aveva passato tutto l'anno inanzi in perplessità e timori, parendogli di veder Carlo ora armato in Roma per occupar lo Stato ecclesiastico e racquistare la possessione dell'Imperio romano, occupato coll'arti de' suoi predecessori, ora di vederlo in un concilio a moderar l'autorità pontificia nella Chiesa, senza di che ben vedeva esser impossibile diminuire la temporale, e sopra tutte le cose avendo concetto un mal presaggio che tutti i ministri mandati in Francia per trattar con la madre del re e col governo fossero nel viaggio periti, finalmente nell'uscir di marzo di quest'anno respirò alquanto, intendendo che il re liberato era tornato in Francia. Mandò in diligenza a congratularsi con lui et a concluder la confederazione contra l'imperatore; la qual, poiché fu stabilita in Cugnac il 22 maggio tra sé, quel re et i prencipi italiani con nome di Lega santissima, et assolto il re dal giuramento prestato in Spagna per osservazione delle cose convenute, liberato dal timore, affetto che lo dominava molto, parendoli d'esser in libertà, et irritato sommamente perché non solo in Spagna et in Napoli erano publicate ordinazioni in pregiudicio della corte romana, ma, quel che piú gli premeva, in quei giorni un notaro spagnolo ebbe ardire di comparir in Rota publicamente e far commandamento per nome di Cesare a due napolitani che desistessero di litigar in quell'auditorio, venne in risoluzione di far palese l'animo suo per dar cuore ai collegati; e scrisse a Carlo sotto il 23 giugno un breve assai longo in forma d'invettiva, dove commemorati i beneficii fattigli da sé, cosí essendo cardinale, come doppo nel pontificato, et i partiti grandi che aveva ricusato da altri prencipi per star nella sua amicizia, vedendo d'esser mal rimeritato e non essergli corrisposto né in benevolenza, né meno in osservazione delle promesse, anzi, in contrario, essergli data molta materia di sospezzione e fatte molte offese, con eccitamento di nuove guerre in Italia et altrove, le quali tutte commemorò particolarmente, imputando all'imperatore la colpa di tutti i mali e mostrando che in tutto la dignità pontificale fosse lesa, e passando anco ad un altro genere di offensioni fattegli con aver publicato leggi in Spagna e pragmatiche in Napoli contra la libertà ecclesiastica e la dignità della Sede apostolica, concluse finalmente non secondo il consueto de' pontefici con minaccie di pene spirituali, ma protestandogli che se non vorrà ridursi alle cose del giusto, cessando dall'occupazione d'Italia e da perturbar le altre parti della cristianità, egli non sarà per mancar alla giustizia e libertà d'Italia, nella quale sta la tutela di quella Santa Sede, ma moverà le arme sue giuste e sante contra di lui, non per offenderlo, ma per defender la commune salute e la propria dignità.

Ispedito il dispaccio in Spagna, il seguente scrisse et espedí all'imperatore un altro breve senza far menzione del primo; dove in sostanza diceva che egli era stato costretto, per mantenere la libertà d'Italia e soccorrere ai pericoli della Sede apostolica, venir alle deliberazioni che non si potevano tralasciare senza mancar all'ufficio di buon pontefice e di giusto prencipe, alle quali se la Maestà Sua vorrà porger il rimedio a lei facile, utile e glorioso, la cristianità sarà liberata da gran pericolo, di che gli darà piú ampio conto il suo noncio appresso lui residente; che la pregava per la misericordia di Dio d'ascoltarlo e proveder alla salute publica e contener tra i termini del giusto le voglie sfrenate et ingiuriose de' suoi, acciò gli altri possino restar sicuri de' beni e della vita propria. Sotto queste ultime parole comprendeva il pontefice principalmente Pompeio cardinale Colonna, Vespasiano et Ascanio, con altri di quella famiglia seguaci delle parti imperiali et aiutati dal vicerè di Napoli, da quali riceveva quotidianamente varie opposizioni a' suoi pensieri. E quello che nel animo suo faceva impressione maggiore, temeva anco che non gli mettessero in difficoltà il pontificato. Imperò che il cardinal sudetto, uomo ardito e fastuoso, non si conteneva di parlar publicamente di lui come di asceso al pontificato per vie illegitime e, magnificando le cose operate dalla casa Colonna contra altri pontefici (come egli diceva) intrusi et illegitimi, aggiongeva esser fatale a quella famiglia l'odio de' pontefici tiranni et ad essi l'esser ripressi dalla virtú di quella, e minacciava di concilio, facendo ufficio con tutti i ministri imperiali per indur l'imperatore a congregarlo. Di che non solo irritato il pontefice, ma ancora per prevenire, publicò un severo monitorio contra quel cardinale, citandolo a Roma sotto gravissime pene e censure, nel qual anco toccava manifestamente il vicerè di Napoli et obliquamente l'imperatore. Ma non passando prosperamente la mossa d'arme in Lombardia, e differendo a comparir l'essercito del re di Francia, et insieme essendo successa in Ongaria la sconfitta del essercito cristiano e la morte del re Ludovico, e moltiplicando tuttavia in Germania il numero di quelli che seguivano la dottrina di Lutero e ricchiedendo tutti un concilio che conciliasse una pace universale tra' cristiani e mettesse fine a' tanti disordini [..]

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License