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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Cesare intima una dieta in Aganoa, dove è concluso che si farà conferenza in Vormazia] Cesare, dopo molta deliberazione, concluse di voler tentare la via della concordia, et ordinò di far una dieta in Germania in quel luogo dove Ferdinando avesse giudicato bene, invitando i prencipi protestanti a trovarvisi in persona e promettendo sicurezza publica a tutti. Et il cardinal Farnese, intesa questa conclusione fatta senza sua saputa, si partí immediate, e passato per Parigi ottenne dal re un severo editto contra gli eretici e luterani, che publicato in quella città s'esseguí poi per tutta la Francia con molto rigore. In Germania fu da Ferdinando la dieta congregata in Aganoa, dove co' dottori catolici intervennero molti de' predicatori e ministri luterani; e furono deputati per mediatori tra le parti l'elettore di Treveri e palatino, col duca Ludovico di Baviera e Vielmo, vescovo d'Argentina. I protestanti, ricercati che presentassero i capi della dottrina controversa, risposero che già 10 anni in Augusta avevano presentata la loro confessione et una apologia in difesa; che perseveravano in quella dottrina, apparecchiati di rendere conto a tutti; e non sapendo che cosa fosse ripresa dagli avversarii, non avevano che dire altro di quello, ma aspettavano d'intendere da loro ciò che riputassero esser contrario alla verità; che cosí la cosa venirà a colloquio et essi non mancheranno d'aver inanzi gli occhi la concordia. I catolici subito presero il ponto; et assentendo a quello che gli altri proponevano, inserivano che conveniva aver per approvate tutte le cose in quella dieta passate et aver per fermo e stabilito il decreto nel recesso promulgato, e portar inanzi la forma di riconciliazione in quella dieta incomminciata. I protestanti, conoscendo il disavantaggio loro proseguendo in quella forma et il pregiudicio che gli averebbe inferito quel decreto, instavano per una nuova forma, rimessi tutti i pregiudicii. Dall'altro canto i catolici, dovendosi rimuovere ogni pregiudicio, domandavano che fossero anco da' protestanti purgati gli attentati e fossero restituiti i beni delle chiese occupati. Replicarono i protestanti: i beni non esser stati occupati, ma con la rinovazione della buona dottrina riapplicati a quei usi legitimi et onesti, a' quali furono destinati nella prima instituzione, dalla quale avevano gli ecclesiastici degenerato; e però essere necessario prima decidere i ponti della dottrina che parlare de' beni; e crescendo le contenzioni, Ferdinando concluse che s'instituisse una nuova forma non pregiudiciale ad alcuno e trattassero i dottori d'ambe le parti in numero pari e fosse lecito al pontefice mandarvi suoi noncii, et il colloquio fosse rimesso a principiarsi in Vormazia il 28 d'ottobre seguente, sotto il beneplacito di Cesare. Accettarono il decreto i protestanti, dichiarando che, quanto all'intervenire noncii, non repugnavano, ma ben non intendevano che fosse per ciò attribuito alcuno primato al papa, né autorità a loro.
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