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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare intima dieta in Ratisbona, e vi si trova in persona. Il papa vi manda il cardinal Contarini]
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[Cesare intima dieta in Ratisbona, e vi si trova in persona. Il papa vi manda il cardinal Contarini]

Quella si comminciò a congregare nel marzo 1541. Si ritrovò Cesare in persona con speranza grandissima di dover terminare tutte le discordie et unire la Germania in una religione. Per qual effetto aveva anco pregato il pontefice che volesse mandar un legato, persona dotta e discreta, con amplissima autorità, sí che non fosse stato bisogno mandar a Roma per cosa alcuna, ma s'avesse potuto determinare là immediate tutto quello che dalla dieta e dal legato fosse stato giudicato conveniente, dicendo che per ciò aveva esaudite l'efficaci instanze fattegli dal noncio residente appresso sé per interromper il colloquio di Vormazia.

Mandò il pontefice legato Gasparo cardinale Contarini, uomo stimato di eccellente bontà e dottrina; l'accompagnò anco con persone ben instrutte di tutti gli interessi della corte, con notarii che dovessero far instromento di tutte le cose che fossero trattate e dette; gli diede in commissione che se presentisse trattarsi di far cosa in diminuzione della autorità pontificia, interrompesse con propor il concilio generale, unico e vero rimedio, e quando l'imperatore fosse sforzato a condescendere a' protestanti in qualche cosa pregiudiciale, egli dovesse con l'autorità apostolica proibirla, e se fosse fatta, condannarla e dichiararla irrita e partirsi dal luogo della dieta, ma non dalla compagnia di Cesare.

Gionto il legato in Ratisbona, la prima cosa che ebbe a fare con l'imperatore fu scusar il pontefice che non gli avesse data quella amplissima autorità et assoluta potestà che Sua Maestà desiderava. Prima, perché è cosí annessa alle ossa del pontificato, che non può essere concessa ad altra persona; poi ancora, perché non si trovano parole, né clausule con quali si possi communicare dal pontefice l'autorità di determinare le cose controverse della fede, essendo il privilegio di non poter fallare donato alla sola persona del pontefice in quelle parole: «Ego rogavi pro te, Petre». Ma ben che Sua Santità gli aveva data ogni potestà di concordare co' protestanti, purché essi ammettino i principii: che sono il primato della Sede apostolica, instituito da Cristo, et i sacramenti, sí come sono insegnati nella Chiesa romana, e le altre cose determinate nella bolla di Leone, offerendosi nelle altre cose di dar ogni sodisfazzione alla Germania, ma pregando Sua Maestà che non volesse ascoltare proposta di cosa, la quale non fosse conveniente concedere senza saputa delle altre nazioni, acciò non si facesse nella cristianità qualche divisione pericolosa. Delle cose che in quella dieta passarono è necessario far particolare menzione, perché quella fu causa principale che indusse il pontefice non tanto a consentire come prima, ma anco a metter ogni spirito acciò il concilio si congregasse, et i protestanti a certificarsi che né in concilio, né dove intervenisse ministro del papa potevano sperare d'ottenere cosa alcuna.

Si comminciò la prima azzione a 5 d'aprile, dove fu proposto, per nome di Cesare, come, vedendo la Maestà Sua il turco penetrato nelle viscere di Germania, di che ne era causa la divisione delli stati dell'Imperio per il dissidio della religione, aveva sempre cercato via di pacificarla, et essendogli parsa commodissima quella del concilio generale, era andato a posta in Italia per trattarne con Clemente; e dopo, non avendo potuto condurlo ad effetto, era tornato et andato in persona a Roma per trattarne con Paolo; il quale anco si era mostrato pronto, ma non avendosi potuto effettuare per varii impedimenti della guerra, finalmente aveva convocata quella dieta e ricercato il pontefice di mandarci un legato. Ora non desiderare altro, se non che qualche composizione si mandi ad effetto e che da ambe le parti sia eletto qualche picciol numero d'uomini pii e dotti e, conferito amicabilmente sopra le cose controverse senza pregiudicio d'alcuna delle parti, propongano in dieta i modi della concordia, acciò, deliberato il tutto col legato, si possa venir alla desiderata conclusione. Nel modo d'eleggere questi trattatori fu subito controversia tra i catolici et i protestanti. Perilché Cesare desideroso che qualche ben si facesse, domandò et ottenne dall'una parte e dall'altra che concedessero a lui di nominare le persone e si confidassero che non farebbe se non cosa di beneficio commune. Elesse per i catolici Giovanni Ecchio, Giulio Flugio e Giovanni Gropero, e per i protestanti Filippo Melantone, Martino Bucero e Giovanni Pistoria: i quali chiamò a sé e con gravissime parole gli ammoní a dar bando agli affetti et aver mira alla gloria di Dio. Prepose al colloquio Federico, prencipe palatino, et il Granvela, aggiontovi alcuni altri per intervenirvi, acciò il tutto passasse con maggior degnità.

 

 




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