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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Il convento tridentino si dilegua, e 'l papa s'abbocca con Cesare a Busseto per fini privati]
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[Il convento tridentino si dilegua, e 'l papa s'abbocca con Cesare a Busseto per fini privati]

Partito l'ambasciatore cesareo, seguirono i vescovi imperiali, e licenziati gli altri sotto diversi colori, finalmente i legati, dopo esservi stati sette mesi continui senza alcuna cosa fare, furono dal pontefice richiamati. E fu questo il fine di quella congregazione. Dovendo essere Cesare di breve in Italia, partito di Spagna per mare, a fine d'andar in Germania, dissegnava il pontefice d'abboccarsi con lui in qualche luogo, e desiderava che ciò fosse in Bologna: et a questo effetto mandò Pietro Aloisio, suo figliuolo, a Genova ad invitarlo. Ma non volendo l'imperatore uscire di strada, né perdere tempo in viaggio, mandò il cardinale Farnese ad incontrarlo e pregarlo di far la via di Parma, dove il pontefice avesse potuto aspettarlo. Ma poi, essendo difficoltà, come l'imperatore potesse entrare in quella città, il 21 giugno del 1543 si ritrovarono ambedue in Busseto, castello de' Pallavicini, posto sopra la riva del Taro, tra Parma e Piacenza. I fini dell'uno e dell'altro non comportarono che il negozio del concilio e della religione fosse il principale trattato tra loro. Ma l'imperatore, essendo tutto volto a' pensieri contra il re di Francia, procurava di concitargli il papa et avere da lui danari per la guerra. Il pontefice, valendosi dell'occasione, era tutto intento ad ottenere Milano per i nepoti suoi, a che era per proprio interesse aiutato da Margarita, figliuola naturale di Cesare, maritata in Ottavio Farnese, nepote del papa, e per ciò fatta duchessa di Camerino. Prometteva il pontefice a Cesare di collegarsi con lui contra il re di Francia, fare molti cardinali a sua nominazione, pagargli per alcuni anni 150 mila scudi, lasciandogli anco in mano i castelli di Milano e di Cremona. Ma richiedendo gli imperiali un millione di ducati di presente et un altro in termini non molto longhi, non potendosi concludere allora, né potendosi Cesare trattenere piú longamente, fu rimesso di continuare la trattazione per mezo de' ministri ponteficii che seguirebbono l'imperatore. Del concilio Cesare si mostrò sodisfatto che con la missione de' legati e con l'andata di quei pochi prelati i catolici di Germania almeno avessero conosciuto la pronta volontà; e perché gli impedimenti si potevano imputare al re di Francia, concluse che non era da pensare che rimedio usare, sino che fosse veduto l'incaminamento di quella guerra. Si partirono con gran dimostrazioni di scambievole sodisfazzione, restando però il pontefice in sé medesimo dubioso se l'imperatore era per dargli sodisfazzione; onde incomminciò a voltare l'animo al re di Francia.

 

 




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