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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quinto
    • [Movimenti per la religione in Francia]
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[Movimenti per la religione in Francia]

Non ben tosto la guerra fu finita, che nuovi travagli vennero al pontefice, perché di Francia fu avisato che la notte de' 5 settembre in Parigi s'erano ridotti a celebrar la cena in una casa da 200 persone; il che scopertosi dalla plebe, la casa fu assalita, et essendone alquanti fuggiti, le donne et i piú deboli furono presi, de' quali essendone stati 7 abbruggiati, et il maggior numero riservato per l'istesso supplicio, dopo che fossero ben indagati tutti i complici, i svizzeri mandarono ad interceder per gli altri, et il re, che per la guerra col re di Spagna (cosí si chiamò Filippo dopo la renoncia fatta dal padre) aveva di loro bisogno, ordinò che si procedesse con moderazione. Il papa di questo s'alterò fuor di modo, ne fece querimonia in concistoro, disse non esser maraviglia se le cose di quel re succedevano male, perché stimava piú gl'aiuti degl'eretici, che il favor divino. Si era già scordato il pontefice che durante la guerra sua, dolendosi i cardinali dell'Inquisizione che li grisoni protestanti, condotti al suo soldo per la difesa di Roma, usassero molti vilipendii contra le chiese e le imagini, la Santità Sua gli riprese dicendo che quelli erano angeli mandati da Dio per custodia di quella città e sua, e teneva ferma speranza che Dio gl'averebbe convertiti: cosí gl'uomini giudicano diversamente negl'interessi proprii e ne' fatti altrui. Prese anco di qui occasione il papa di rammemorare due ordinazioni quell'istesso anno fatte da quel re, dicendo esser contra la libertà ecclesiastica, quali egli era risoluto che fossero annullate. L'una fu publicata il primo marzo, che i matrimonii fatti da figli inanzi il trigesimo anno finito, e dalle figlie inanzi il vigesimoquinto, senza consenso del padre o di chi gli ha in potestà, siano per se medesimi nulli. L'altro, del primo maggio, che tutti i vescovi e curati risedessero, in pena di perdita delle entrate, con imposizione d'un sussidio estraordinario, oltre le decime ordinarie, per pagare 5000 fanti. Il pontefice a queste cose non pensò quando ne ebbe nuova, essendo la guerra in atto et avendo bisogno del re: cessato questo, si doleva che fosse posta mano sino ne' sacramenti e gravato il clero insopportabilmente. Perciò diceva esser necessario con un concilio proveder a tanti disordini, che erano molto maggiori abusi, che quanti si sapevano oppor all'ordine ecclesiastico; che bisognava di qua incomminciare la riforma; che i prelati francesi non ardivano parlare stando in Francia, ma quando fossero in concilio in Italia, liberi dal timore del re, si sarebbero ben uditi i lamenti e le querele. In questi disgusti, parte d'allegrezza fu al pontefice che un colloquio incomminciato in Germania per componer le differenze della religione, il qual dava molta molestia al papa et alla corte, come sempre quei colloquii dato avevano, era risoluto in niente. L'origine, progresso e fine del quale, per intelligenza delle cose seguenti, mi par necessario raccontare.

 

 




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