Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
[Congiura di religione e di Stato in Francia. Il consiglio regio pensa a un concilio nazionale] Ma in Francia, in molte parti del regno fu eccitata una gran congiura, nella quale entrarono molti, e la maggior parte per causa di religione, sdegnati che tutto 'l giorno si vedesse per ogni parte lacerare et abbruggiare i miseri, che di nissuna altra cosa erano colpevoli, se non che da zelo dell'onor divino e salute dell'anima propria. A questi s'aggionsero altri che, riputando i Ghisi esser causa di tutti i desordini del regno, avevano per opera eroica liberarlo dalla oppressione, con levar a quelli l'amministrazione delle cose publiche; vi erano anco degl'ambiziosi e desiderosi di novità, i quali non potevano far i fatti loro, se non in mezo delle turbe. Ma cosí questi mal intenzionati, come quegl'altri desiderosi del bene del regno, per aver il seguito si coprivano col manto della religione, e per fermar meglio gl'animi, fecero metter in scritto il parer a' principali giurisconsulti di Germania e Francia, et a' teologi protestanti piú nominati che, salva la conscienza e senza violar la Maestà del re e la degnità del legitimo magistrato, era lecito prender le armi per opporsi alla violenta dominazione di quelli di Ghisa, offensori della vera religione e della legitima giustizia, che tenevano il re come preggione. Prepararono i congiurati una gran moltitudine, che disarmati comparissero inanzi al re a dimandar che la severità de' giudicii fosse mitigata e concessa libertà per la conscienza, con dissegno che fossero seguiti da gentiluomini che supplicassero contra l'amministrazione de' Ghisi. La congiura fu scoperta e la corte regia per sicurezza si ritirò da Bles, luogo aperto et opportuno ad una tal essecuzione, ad Ambuosa, fortezza ristretta; e perciò i concerti furono turbati. E mentre che i congiurati trattano nuovo modo, di essi molti furono trovati in armi, e combattuti e morti; altri ancora presi e giustiziati; e per quietar il tumulto [a'] 18 marzo, per editto regio, fu concessa venia a quelli che per semplicità, mossi da zelo di religione, s'erano conspirati, purché fra 24 ore deponessero le armi. E poi fece anco il re un editto di perdono a tutti i riformati, mentre che tornassero alla Chiesa; proibí tutte le radunanze di religione e diede la cognizione delle cause di eresia a' vescovi, la qual cosa al cancellier non piaceva, ma acconsentí, per timore che non s'introducesse l'Inquisizione alla spagnuola, come i Ghisi procuravano. Per il supplicio preso di congiurati e per i perdoni publicati non si acquietarono gl'umori mossi, né furono deposte le speranze concepite d'aver libertà di religione. Anzi, furono eccitati maggiori tumulti populari in Provenza, Linguadocca e Poitú: nelle qual provincie furono chiamati e concorsero anco da sé predicatori da Geneva, per le concioni de' quali cresceva anco il numero de' seguaci della nuova riforma. Il qual concerto tanto universale e repentino fece venir in risoluzione quelli che avevano il governo del regno che vi fosse bisogno di rimedio ecclesiastico, e ben presto; e da tutto 'l conseglio, era proposto un concilio nazionale. Il cardinale d'Armignac diceva che niente era da farsi senza il papa, che egli solo bastava per far ogni provisione, che si scrivesse a Roma et aspettasse di là risposta. Al qual parere alcuni pochi prelati aderivano. Ma il vescovo di Valenza in contrario diceva che non si poteva aspettar dal papa rimedio presto per la lontananza; né appropriato, per non esser informato delle particolar necessità del regno; né caritativo, per esser lui occupato nell'aggrandire i nipoti suoi; che Dio aveva a tutti i regni dato rimedii necessarii per governar lo stato proprio; che la Francia aveva i proprii prelati per regolar le cose della religione; che essi meglio sanno i bisogni del regno; che sarebbe una grand'assordità veder abbruggiar Parigi, avendo la Sena e la Marna piene d'acqua, e creder che bisognasse aspettar a condurne dal Tevere per estinguer l'incendio. La risoluzione del conseglio fu che, vedendosi bisogno d'un presto e gagliardo rimedio, si facesse un'adunanza de' prelati del regno per ritrovar modo di fermar il corso a tanti mali, et il dí 11 aprile fu intimata per 10 settembre prossimo. Ma acciò non fosse ricevuta in male dal pontefice, fu spedito un corriero a Roma per dargli conto della deliberazione e significargli il bisogno di quel rimedio e pregarlo di ricever la deliberazione in bene. E l'ambasciator rappresentò al papa il male et i pericoli, con la speranza che il re aveva di qualche buon rimedio con una general convocazione de' prelati, senza la quale non si vedeva mezo di provisione efficace. Perilché era stato constretto, non differendo piú longamente, né aspettando rimedii da luoghi lontani e per tempi incerti e per necessità longhi, valersi di quello che era in sua mano, prossimo di luogo e di tempo; soggiongendo che nissuna risoluzione di quel convento sarebbe esseguita, né tenuta per valida, se non fosse prima da Sua Santità approvata. Il papa per converso si dolse gravemente che il re avesse publicato perdono degl'errori commessi contra la religione, eziandio a quelli che non lo dimandavano: cosa in che nissun ha potestà, salvo che il pontefice romano. «E chi è il re, diceva, che pensa di poter perdonare i delitti contra Dio?» Che non è maraviglia se per giusta ira divina tanti tumulti sono in quel regno, dove i sacri canoni sono vilipesi et usurpata l'autorità ponteficia. Passò poi a dire che l'adunanza de' prelati non averebbe fatto alcun buon effetto, anzi causato maggior divisione; che aveva già proposto il concilio generale, unico rimedio; il difetto che sin allora non fosse ridotto, da loro nasceva, che non lo volevano; con tutto ciò egli era risoluto celebrarlo, se ben da niuno era richiesto, ma all'adunanza de' prelati non voleva acconsentire in modo alcuno, né in Francia, né in altra parte; che mai ciò era stato sopportato dalla Sede apostolica; che se ogni prencipe celebrasse concilii da sé, seguirebbe una confusione e separazione dalla Chiesa. Si querelò poi gravissimamente che prima il convento fosse intimato e poi fosse ricercato il suo consenso, cosa che non si poteva interpretar se non con poco rispetto al capo della Chiesa, al quale conviene riferire tutte le cose ecclesiastiche, non per dargli conto del fatto, ma per ricever da lui l'autorità di farle; che gl'editti publicati introducevano una manifesta apostasia dalla Sede apostolica in quel regno; alla quale volendo ovviare, averebbe per un noncio espresso fatto intender la sua volontà al re.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |