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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro settimo
    • [Recezzione dell'ambasciator polacco. Perplessità de' ponteficii per la venuta in concilio del Lorena]
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[Recezzione dell'ambasciator polacco. Perplessità de' ponteficii per la venuta in concilio del Lorena]

Il 25 ottobre fu fatta congregazione per ricever Valentino Erbuto, vescovo premisiense, ambasciator di Polonia, il quale fece un breve raggionamento della devozione del re, de' tumulti del regno per causa della religione, del bisogno che vi era d'una buona riforma e di usare qualche remissione, condescendendo alle ricchieste de' popoli nelle cose che sono de iure positivo. Al che fu risposto dal promotore, per nome della sinodo, ringraziando il re e l'ambasciatore et offerendosi in tutti li servizii del regno; né permisero li legati che in quella congregazione fosse di altro trattato, per la causa che di sotto si dirà.

La corte in Roma e li ponteficii in Trento non erano meno travagliati per la molestia che ricevevano da' spagnuoli et aderenti in concilio, che per l'aspettazione della venuta di Lorena e de' francesi, della quale non furono tanto commossi quando vi era speranza di qualche intoppo che gli fermasse, come dopo che andò certa nuova che egli doveva far il giorno di tutti i santi col duca di Savoia. Alla corte di Francia, prima che partisse, e nel viaggio in diversi luoghi il cardinale, o per vanità, o a dissegno, con molti s'era lasciato intender di voler trattar assai e diverse cose in diminuzione dell'autorità ponteficale e contrarie a' commodi della corte; le quali rapportate per diverse vie a Roma et a Trento, fecero impressione nell'uno e l'altro luogo che in generale l'intento de' francesi fosse di portar in longo il concilio e, secondo le occasioni, andar scoprendo e tentando li particolari dissegni; et avevano già congetture per credere che non fosse senza intelligenza dell'imperatore et altri prencipi e signori di Germania. E se ben si teneva per certo che il re Catolico non avesse intiera intelligenza con questi, nondimeno potenti indicii inducevano a credere che esso ancora dissegnasse mandar in longo il concilio, o almeno non lo lasciar chiudere. E per contraporsi, si pensava di metter inanzi gl'abusi del regno di Francia e far passar alle orecchie degl'ambasciatori che vi sia dissegno di provederci; imperoché tutti li prencipi che fanno instanza di riformar la Chiesa non vorrebbono sentir toccar li loro abusi; laonde, quando si mettesse mano in cosa importante che a loro potesse portar pregiudicio, desisterebbono e farebbono desistere li loro prelati dalle cose pregiudiciali alla Sede apostolica. Però passate qualche mani di lettere tra Roma e Trento, essendo giudicato buon il rimedio, furono posti insieme gli abusi che si pretendeva esser in Francia principalmente, et in parte negl'altri dominii, e di qui ebbe principio la riforma de' prencipi, che nella narrazione delle cose seguenti ci darà gran materia.

 

 




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