Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
[Roma dà ordine che gli articoli de' francesi non siano proposti in concilio] Ma in Roma si fece longa e seria consulta se dovevano ammetter che le petizioni de' francesi fossero proposte; e non tanto era in considerazione quello che importassero in loro medesime, quanto le consequenze; imperoché, considerando quello che dal Ferrier era stato detto nell'orazione, cioè che le petizioni essibite erano le piú leggieri e gli restavano a dimandar cose piú gravi, da questo facevano giudicio che, non avendo li francesi fatto quelle dimande perché desiderassero ottenerle, mirassero a questo fine d'entrar per quella strada in possesso di proporre l'altre che avevano in animo e che aperta la porta per quelle che chiamavano leggieri, non gli potesse esser negato ogni altro tentativo. Per questi et altri rispetti fu risoluto di scriver a' legati che assolutamente non si proponessero, né fosse data negativa libera, ma interponessero dilazione a proporle, e furono anco scritti li modi che dovevano usare. E nell'istesso tempo uscí da Roma una scrittura d'incerto autore in risposta sopra di quelle proposte, la qual fu immediate disseminata in Trento et alla corte dell'imperatore. Con queste provisioni fu creduto in Roma d'aver dato buon ripiego alle instanze de' francesi. Ma era maggiormente stimata dal pontefice la novità instituita alla corte dell'imperatore di consultar cose a lui tanto pregiudiciali, sapendo molto ben che la degnità pontificia si conserva con la riverenza e certa persuasione de' cristiani che non possi esser posta in dubio; ma quando il mondo incomminciasse ad essaminar le cose, non mancherebbono raggioni apparenti per turbare li buoni ordini. Osservava che in simil occasioni da' suoi precessori erano stati adoperati rimedii gagliardi, e che in occasioni tali, dove si tratta il fondamento della fede, ha luogo quel precetto d'opporsi gagliardamente a' principii, e che come nelle rotte de' fiumi, non ovviando alle minime rotture degl'argini, non si può tener la piena, cosí quando si fa minima apertura contra la potestà suprema, sono portate con facilità all'estremo precipizio. Era consegliato di scriver all'imperatore un risentito breve, come fece Paolo III all'imperatore Carlo per causa de' colloquii di Spira, et arguir Cesare che in quei articoli volesse metter in dubio le cose chiarissime; e con un altro breve riprender li conseglieri che l'avessero a ciò persuaso et ammonir i teologi che vi sono intervenuti a farsi assolvere dalle censure. Ma, ben pensato, considerò esser differente lo stato delle cose da quello che fu sotto Paolo; prima, perché allora la disputa fu publica, che questa era secreta e trattata quasi in occolto e con cura che non si sapesse, onde egli poteva anco dissimular la notizia, e se l'avesse publicata e fosse continuata dopo la sua riprensione, si metteva a maggior pericolo; che Carlo conveniva star unito col papa per non sottomettersi a' prencipi tedeschi, ma questo imperatore era già quasi soggetto; e finalmente che poteva differir il rimedio arduo, essendo sempre a tempo di farlo, e fra tanto, dissimulando, veder d'impedire obliquamente la risoluzione delle consulte che si facevano con mandare a quella Maestà il cardinale di Mantova. Della scrittura che andò intorno contra le petizioni francesi non solo ne sentirono disgusto essi e l'ebbero per affronto, ma all'imperatore medesimo dispiacque assai. E li legati, ricevuta la commissione da Roma sopra di quelle, restarono poco sodisfatti, parendo loro che quello non fosse modo di dar commissione a' presidenti d'un concilio, ma piú tosto avvertenze a' ministri da servirsene in trattar per via di negoziazione; rescrissero solamente ricchiedendo quello che dovessero far, se li cesarei facessero instanza per la proposta delle loro e fecero che Gabriel Paleotto, auditor di rota, scrivesse una piena informazione delle difficoltà, qual mandarono. Il cardinale de Mantova non giudicò che, avendo l'imperatore detto a Comendone che averebbe mandato risposta al concilio per un suo ambasciator, fosse cosa conveniente che egli vi andasse prima che intender quella risoluzione; oltre che l'esser già Lorena alla corte imperiale e non sapersi ancora l'effetto della sua negoziazione, rendeva incerto il modo che dovesse esser da lui tenuto. Con queste raggioni si scusò col pontefice, al quale oltre di ciò scrisse di propria mano che non aveva piú faccia di comparir in congregazione per dar solamente parole, come aveva fatto 2 anni continui. Che tutti li ministri de' prencipi dicevano che, se ben Sua Santità promette cose assai della riforma, non vedendosene essecuzione alcuna, non credono che ella vi abbia l'animo veramente inclinato; il quale se corrispondesse alle promesse, non averiano potuto i legati mancare di corrisponder alle instanze de tanti prencipi: né alcun debbe maravigliarsi che questo cardinale, prencipe versato per cosí longhi anni in molti grandi affari e compitissimo nella conversazione, facesse questo passaggio, essendo cosa naturale degl'uomini vicini alla morte, per certa intrinseca causa et incognita anco a loro medesimi, il disgustarsi delle cose umane e posporre le pure cerimonie; al qual segno era molto prossimo, non gli rimanendo della vita dal dí della data di questa se non sei giorni.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |