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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Si attende a temperar il decreto della residenza e della fonzione degli ordini ecclesiastici] Risoluto di lasciar da canto anco questo capo, come s'è detto, s'attese ad accommodar il capo della residenza, levato via tutto quello che potesse dispiacere a chi la teneva de iure divino et a chi de positivo. Il cardinale di Lorena s'adoperò con grandissima diligenza et efficacia a concordar le parti, risoluto che onninamente la sessione si facesse al tempo determinato; perché avendo in quei giorni avuto dal pontefice amorevolissime lettere che l'invitavano ad andar a Roma et abboccarsi con lui et avendo già deliberato di dar ogni sodisfazzione alla Santità Sua, era risoluto di dargli quella molto desiderata per caparra, cioè di metter fine alle discordie e componer le differenze tra li prelati. Ma quanto all'andar a Roma, rispose parole ambigue, volendo aspettar prima risposta di Francia. Un altro impedimento, se ben di causa non molto importante, allongava il progresso. Questo era il trattar delle fonzioni degl'ordini, di che era proposto un grand'e longo capitolo, dove s'esplicavano tutte, incomminciando dal diaconato, sino all'ostiariato. Questo fu, al principio che si formarono li decreti, da' deputati composto come necessario per opporsi a' protestanti, li quali dicono quelli ordini non esser stati instituiti da Cristo, ma per introdozzione ecclesiastica e, per esser officii di buon et ordinato governo, vi sia commodo e bisogno di loro, ma non siano sacramenti. Era il capo del decreto tratto dal Pontificale, prescrivendo le fonzioni di ciascuno, che longo sarebbe riferire e superfluo, potendosi legger nel libro medesimo, e dicchiarava oltre ciò il decreto che quelle non possono esser essercitate se non da chi, essendo promosso dal vescovo, ha ricevuto da Dio la grazia et impresso il carattere per poterlo essercitare. Ma quando si fu per stabilirlo, si incontrò gran difficoltà per risolvere una vecchia e volgata opposizione: che bisogno vi fosse di carattere e potestà spirituale per essercitare atti corporali, come legger, accender candele, sonar campane, quali non solo possono esser cosí ben fatte, ma anco meglio da' non ordinati che dagl'ordinati, e massime dopo che era andato in disuso che ordinati essercitassero quelle fonzioni. Si considerava che si veniva a condannar la Chiesa, quale dopo tanti anni aveva intermesso l'uso. Era anco difficoltà, volendolo rimetter in piedi, come venir alla prattica: perché conveniva ordinare a' minori non putti, ma uomini, per serrar la chiesa, sonar le campane, scongiurar inspiritati; il che facendo, s'opponeva a quell'altro decreto, che li minori ordini fossero gradi necessarii a' maggiori. Del diaconato ancora non si vedeva modo come restituirgli li tre officii: ministrar all'altare, battezare e predicare. Similmente dell'ordine degl'essorcisti, come quell'officio potesse esser da loro essercitato, essendosi per uso introdotto che da soli sacerdoti siano li spiritati scongiurati. Antonio Agostino, vescovo di Lerida, era di parer che si lasciasse in tutto e per tutto quella trattazione, dicendo che sí come certa cosa era che questi fossero ordini e sacramenti, tuttavia difficilmente s'averebbe persuaso che nelle chiese primitive, quando pochissimi erano cristiani, fossero introdotti; che non era degnità della sinodo descender a tanti particolari; che bastava dire gl'ordini minori esser quattro e non descender a maggior specialità di dottrina, et in prattica non far alcuna novità. A questo s'opponeva che la dottrina de' protestanti, quali chiamano quelle ordinazioni ceremonie ociose, non sarebbe condannata. Ma il cardinale di Lorena fu autore d'una via di mezo: che si ommettesse quel capo e che bastavano quattro parole, rimettendo la essecuzione a' vescovi, che procurassero di farle osservar quanto loro fosse possibile.
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