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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Il cardinale legato sfugge con dissimulazioni e promesse] A questo il legato, seguendo la commissione datagli, replicò: non saper che fosse stata portata al papa né a cardinali alcuna instruzzione del modo e via di componer il dissidio della religione; ben gli accertava dell'ottima volontà del pontefice, dal quale egli aveva pienissimo potere di far tutto quello che avesse servito a tal fine, ma che toccava a loro di metter inanzi la via, i quali sapevano la condizione delle persone et i costumi della regione. Esserli molto ben noto che Cesare, nella dieta di Vormazia, di loro consenso, aveva publicato un editto contra i luterani, al quale alcuni avevano obedito et alcuni no; della quale diversità e varietà egli non ne sapeva la ragione, ma ben li pareva che inanzi ogni altra cosa si dovesse deliberar del modo d'esseguirlo. Che se ben non aveva ancora inteso che i 100 gravami fossero stati publicati per presentargli al pontefice, sapeva però esserne stati portati tre essemplari a Roma ad alcuni privati; ch'egli n'aveva veduto uno, et erano stati veduti anco dal pontefice e da cardinali, i quali non si potevano persuadere che fossero raccolti per ordine de' prencipi, ma ben pensavano che da qualche malevolo, per odio della corte romana fossero mandati fuori; che se ben egli non aveva nissun ordine o instruzzione dal pontefice in quella materia, non dovessero però pensare che non avesse autorità di trattarne secondo l'espediente; ben diceva che in quelle domande n'erano molte che derogavano alla podestà del pontefice e sentivano d'eresie; ch'egli non poteva trattarne, ma si offeriva di conoscere e parlar di quelle che non erano contro al pontefice et avevano fondamento d'equità; che poi, se restasse qualche cosa da trattarsi col pontefice, la potrebbono proporre, ma con modi piú moderati. Che non poteva restar di biasimare che si fossero stampati e publicati, parendogli questo troppo; ma però esser certo che per amor della Germania il pontefice faria ogni cosa, essendo egli pastore universale; ma se la voce del pastore non fosse udita, il pontefice et egli non potrebbono far altro che portarlo in pazienza e rimetter ogni cosa a Dio. La dieta, se ben non ebbe per verisimile che il cardinale et il pontefice non fossero conscii delle cose trattate con Adriano e giudicasse che nelle risposte del legato vi potessero essere degli artificii, nondimeno desiderando che si prendesse buona deliberazione al fine della quiete di Germania deputarono alcuni prencipi per negoziare col cardinale, i quali non potero aver da lui altro se non ch'egli averebbe fatto una buona riforma per il clero di Germania; ma quanto agli abusi della corte, non fu possibile farlo condescendere ad alcuna cosa: perché, quando se n'introduceva ragionamento, o diceva che il riprenderli fosse eresia, o che se ne rimetteva al pontefice e che con lui bisognasse trattarne.
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