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Congregazione per l'Educazione Cattolica; Congregazione per il Clero
Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti

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Vocazione alla santità

44. L'universale vocazione alla santità ha la sua fonte nel « battesimo della fede », nel quale tutti siamo stati « fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e, perciò, realmente santi ». (144)

Il sacramento dell'Ordine conferisce ai diaconi « una nuova consacrazione a Dio », mediante la quale « sono consacrati dall'unzione dello Spirito e mandati da Cristo » (145) a servizio del Popolo di Dio, « al fine di edificare il Corpo di Cristo » (Ef 4, 12).

« Scaturisce da qui la spiritualità diaconale, che ha la sua sorgente in quella che il Concilio Vaticano II chiama « grazia sacramentale del diaconato ». (146) Oltre ad essere un aiuto prezioso nel compimento delle varie funzioni, essa incide profondamente nell'animo del diacono, impegnandolo all'offerta, alla donazione di tutta la persona a servizio del Regno di Dio nella Chiesa. Come è indicato dal termine stesso di diaconato, ciò che caratterizza l'intimo sentire e volere di chi riceve il sacramento è lo spirito di servizio. Col diaconato si tende a realizzare ciò che Gesù ha dichiarato in merito alla sua missione: « Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » ». (147) Così il diacono vive, per mezzo e nel seno del suo ministero, la virtù dell'obbedienza: quando esegue fedelmente gli incarichi che gli vengono affidati, serve l'episcopato ed il presbiterato nei « munera » della missione di Cristo. E ciò che esegue è il ministero pastorale stesso, per il bene degli uomini.

45. Da ciò deriva la necessità che il diacono accolga con gratitudine l'invito alla sequela di Cristo Servo e dedichi la propria attenzione ad esservi fedele nelle diverse circostanze della vita. Il carattere ricevuto nell'ordinazione produce una configurazione a Cristo alla quale il soggetto deve aderire e che deve fare crescere in tutta la sua vita.

La santificazione, doverosa per ogni fedele, (148) trova per il diacono ulteriore fondamento nella speciale consacrazione ricevuta. (149) Comporta la pratica delle virtù cristiane e dei diversi precetti e consigli di origine evangelica secondo il proprio stato di vita. Il diacono è chiamato a vivere santamente, perché lo Spirito Santo lo ha fatto santo col sacramento del Battesimo e dell'Ordine e lo ha costituito ministro dell'opera con cui la Chiesa di Cristo serve e santifica l'uomo. (150)

In particolare, per i diaconi la vocazione alla santità significa « sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non s'esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire », (151) per cui, « se il loro ministero è coerente con questo spirito, essi mettono maggiormente in luce quel tratto qualificante del volto di Cristo: il servizio », (152) per essere non solo « servi di Dio », ma anche servi di Dio nei propri fratelli. (153)




144) Ibidem, Cost. dogm. Lumen gentium, 40.



145) Ibidem, Decr. Presbyterorum Ordinis, 12a.



146) Ibidem, Decr. Ad gentes, 16.



147) Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale (20 ottobre 1993), n. 1: Insegnamenti, XVI, 2 (1993), p. 1053.



148) « Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione » (C.I.C., can. 210).



149) Essi « essendo al servizio dei misteri di Cristo e della Chiesa, devono mantenersi puri da ogni vizio e piacere a Dio e studiarsi di fare ogni genere di opere buone davanti agli uomini (cf 1 Tim 3, 8-10 e 12-13) »: Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 41. Cf anche Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 25: l.c., 702.



150) « Nella loro condotta di vita i chierici sono tenuti in modo peculiare a tendere alla santità, in quanto, consacrati a Dio per un nuovo titolo mediante l'ordinazione, sono dispensatori dei misteri di Dio al servizio del Suo popolo » (C.I.C., can. 276, § 1).



151) Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale (20 ottobre 1993), n. 2: Insegnamenti, XVI, 2 (1993), p. 1054.



152) Ibidem, n. 1: Insegnamenti, XVI, 2 (1993), p. 1054.



153) Cf Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, 4, 8; Cost. Gaudium et spes, 27, 93.






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