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Congregazione per l'Educazione Cattolica; Congregazione per il Clero
Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti

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Rapporti dell'Ordine sacro

46. L'Ordine sacro conferisce al diacono, mediante gli specifici doni sacramentali, una speciale partecipazione alla consacrazione e missione di Colui che si è fatto servo del Padre nella redenzione dell'uomo e lo inserisce, in modo nuovo e specifico, nel mistero di Cristo, della Chiesa e della salvezza di tutti gli uomini. Per questo motivo, la vita spirituale del diacono deve approfondire e sviluppare questa triplice relazione, nella linea di una spiritualità comunitaria in cui si tenda a testimoniare la natura comunionale della Chiesa.

47. La prima e più fondamentale relazione è con Cristo che ha assunto la condizione di servo per amore del Padre e dei suoi fratelli, gli uomini. (154) Il diacono in virtù della sua ordinazione è davvero chiamato ad agire in conformità a Cristo Servo.

Il Figlio eterno di Dio, « spogliò se stesso assumendo la condizione di servo » (Fil 2, 7) e visse questa condizione nell'obbedienza al Padre (cf Gv 4, 34) e nell'umile servizio ai fratelli (cf Gv 13, 4-15). In quanto servo del Padre nell'opera della redenzione degli uomini, Cristo costituisce la via, la verità e la vita di ogni diacono nella Chiesa.

Tutta l'attività ministeriale avrà un senso se aiuterà a meglio conoscere, amare e seguire Cristo nella sua diaconia. È necessario, quindi, che i diaconi si adoperino per conformare la loro vita a Cristo, che con la sua obbedienza al Padre « fino alla morte e alla morte di croce » (Fil 2, 8), ha redento l'umanità.

48. A questa relazione fondamentale è inscindibilmente associata la Chiesa, (155) che Cristo ama, purifica, nutre e cura (cf Ef 5, 25-29). Il diacono non potrebbe vivere fedelmente la sua configurazione a Cristo, senza partecipare del suo amore per la Chiesa, « per la quale non può non nutrire un profondo attaccamento, a motivo della sua missione e della sua istituzione divina ». (156)

Il Rito dell'ordinazione mette in luce il legame che viene ad instaurarsi tra il Vescovo e il diacono: soltanto il Vescovo impone le mani all'eletto, invocando su di lui l'effusione dello Spirito Santo. Ogni diacono, perciò, trova il riferimento del proprio ministero nella comunione gerarchica con il Vescovo. (157)

L'ordinazione diaconale, inoltre, pone in risalto un altro aspetto ecclesiale: comunica una partecipazione da ministro alla diaconia di Cristo con cui il Popolo di Dio, guidato dal Successore di Pietro e dagli altri Vescovi in comunione con lui, e con la cooperazione dei presbiteri, continua a servire l'opera della redenzione degli uomini. Il diacono, quindi, è chiamato a nutrire il suo spirito e il suo ministero con un amore ardente e operoso per la Chiesa, e con una sincera volontà di comunione con il Santo Padre, con il proprio Vescovo e con i presbiteri della diocesi.

49. Bisogna ricordare, infine, che la diaconia di Cristo ha come destinatario l'uomo, ogni uomo (158) che nel suo spirito e nel suo corpo porta le tracce del peccato, ma è chiamato alla comunione con Dio. « Dio infatti ha amato tanto il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16). Di questo piano d'amore Cristo si è fatto servo, assumendo la nostra carne; e di questa sua diaconia la Chiesa è segno e strumento nella storia.

Il diacono, dunque, per il sacramento, è destinato a servire i suoi fratelli bisognosi di salvezza. E se in Cristo Servo, nelle sue parole e azioni, l'uomo può vedere in pienezza l'amore con cui il Padre lo salva, anche nella vita del diacono deve poter trovare questa stessa carità. Crescere nell'imitazione dell'amore di Cristo per l'uomo, che supera i limiti di ogni ideologia umana, sarà, quindi, compito essenziale della vita spirituale del diacono.

In coloro che desiderano essere ammessi al tirocinio diaconale, si richiede « una naturale propensione dello spirito al servizio della sacra gerarchia e della comunità cristiana », (159) da non intendere « nel senso di una semplice spontaneità delle disposizioni naturali... Si tratta di una propensione della natura animata dalla grazia, con uno spirito di servizio che conforma il comportamento umano a quello di Cristo. Il sacramento del diaconato sviluppa questa propensione: rende il soggetto più intimamente partecipe dello spirito di servizio di Cristo, ne penetra la volontà con una speciale grazia, facendo sì che egli, in tutto il suo comportamento, sia animato da una propensione nuova al servizio dei fratelli ». (160)




154) Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione (16 marzo 1985), n. 2: Insegnamenti, VIII, 1 (1985), p. 649; Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis 3; 21: l.c., 661; 688.



155) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis 16: l.c., 681.



156) Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale (20 ottobre 1993), n. 2: Insegnamenti XVI, 2 (1993), p. 1055.



157) Cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, V, 23: l.c., 702.



158) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), nn. 13-17: AAS 71 (1979), pp. 282-300.



159) Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, II, 8: l.c., 700.



160) Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale (20 ottobre 1993), n. 2: Insegnamenti, XVI, 2 (1993), p. 1054.






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