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Congregazione per l'Educazione Cattolica; Congregazione per il Clero
Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti

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Soggetti

65. Considerata dalla prospettiva del diacono, primo responsabile e protagonista, la formazione permanente rappresenta, quindi, prima di tutto, un perenne processo di conversione, che interessa l'essere del diacono come tale, vale a dire, tutta la sua persona consacrata dal sacramento dell'Ordine e messa al servizio della Chiesa e ne sviluppa tutte le potenzialità, al fine di fargli vivere in pienezza i doni ministeriali ricevuti, in ogni periodo e condizione di vita e nelle diverse responsabilità conferitegli dal Vescovo. (199)

La sollecitudine della Chiesa per la formazione permanente dei diaconi sarebbe perciò inefficace senza l'impegno di ciascuno di essi. Tale formazione non può pertanto venir ridotta alla sola partecipazione ai corsi, alle giornate di studio, ecc., ma richiede che ogni diacono, consapevole di questa necessità, la coltivi con interesse e con un certo spirito di sana iniziativa. Il diacono curi la lettura di libri scelti con criteri ecclesiali, non manchi di seguire qualche pubblicazione periodica di provata fedeltà al magistero e non trascuri la meditazione quotidiana. Formarsi sempre di più per servire sempre meglio e di più è una parte importante del servizio che gli viene richiesto.

66. Considerata dalla prospettiva del Vescovo, (200) e dei presbiteri, cooperatori dell'ordine episcopale, che portano la responsabilità e il peso del suo espletamento, la formazione permanente consiste nell'aiutare i diaconi a superare qualsiasi dualismo o rottura fra spiritualità e ministerialità ma, prima ancora, a superare ogni rottura fra la propria eventuale professione civile e la spiritualità diaconale, « a rispondere generosamente all'impegno richiesto dalla dignità e dalla responsabilità che Dio ha conferito loro per mezzo del sacramento dell'Ordine; nel custodire, difendere e sviluppare la loro specifica identità e vocazione; nel santificare se stessi e gli altri mediante l'esercizio del ministero ». (201)

Le due prospettive sono complementari e si richiamano reciprocamente in quanto fondate, con l'aiuto dei doni soprannaturali, nell'unità interiore della persona.

L'aiuto che i formatori sono chiamati ad offrire sarà tanto più efficace quanto più rispondente alle necessità personali di ciascun diacono, poiché ognuno vive il proprio ministero nella Chiesa come persona irrepetibile e nelle proprie circostanze.

Tale accompagnamento personalizzato, farà anche sentire ai diaconi l'amore con cui la madre Chiesa è vicina al loro impegno per vivere la grazia del sacramento nella fedeltà. È quindi di somma importanza che i diaconi abbiano modo di scegliere un direttore spirituale, approvato dal Vescovo, con il quale avere regolari e frequenti colloqui.

Per altro, l'intera comunità diocesana è, in qualche modo, coinvolta nella formazione dei diaconi (202) e, in particolare, lo è il parroco, o altro sacerdote a ciò designato, che presterà il proprio sostegno con fraterna sollecitudine.




199) Ibidem, 76; 79: l.c., 793; 796.



200) Cf Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, 15; Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis, 79: l.c., 797.



201) Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri Tota Ecclesia (31 gennaio 1994), n. 71: ed. cit., p. 73.



202) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis, 78: l.c., 795.






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