Introduzione
ALL'ILLUSTRISSIMO
SIGNOR
FRANCESCO DONATO
PRENCIPE DI VINEGIA
Qual semplice contadino, che
nella nuova stagione con primizie di fiori le sacre imagini agghirlanda,
sperando per lo puro voto seminare la gratitudine divina e raccorre la largità
delli fatti, ho ardito, illustrissimo principe, d'appendere questa mia fatica
agli onorati piedi di Vostra Serenità. Eccitato non solo per la riverenza che
le porto, come signore, o dall'affezione che le tengo, come nato nella felice
sua patria, ma vie più a sé attraendomi l'integrità e candidezza del suo
intelletto, proprio sacrario delle virtù, inchinato a terra con sincero
affetto, questa mia pittura le consacro, acciò che fattole scudo col preclaro
nome suo, intrepida s'appresti nelle mani del comune giudizio. E rendomi certo
che Vostra Serenità Illustrissima non le negarà quella parte dell'inata sua
cortesia che le parrà convenirsi, raccogliendola per ostaggio dell'amor che le
porto, ancor che menomo tra gli sudditi suoi, e a modo di benigno padre
dell'arti liberali abbraccerà le figliuole delle sue figliuole, tra le quali
non menoma è la pittura, veramente degna d'aver spazio negli altri pensier
suoi, come atta di rallegrare il giudizio di qual si voglia prencipe, tra quali
mertamente per divina grazia ne possiede il primo seggio l'Illustrissima Vostra
Serenità alla cui bona grazia umilmente mi raccomando.
ALLI LETTORI
Cosa intollerabile mi parve veder una tanta virtù
degna di rasserenare il cielo con la gloria sua, per ignoranza di noi pittori
giacer sopita e negletta dal mondo, e tanto maggior displicenza assaggiava la mente
mia, quanto più, che da qual si sia scrittore di ciascuna facultà l'udi' in
diverse essemplarità celebrare, né mai alcuno antico o moderno isplicò a pieno
che cosa sia pittura. Vero è che Plinio scrisse di lei molte cose degne, alcune
delle quali sono inserte nel presente dialogo, e Leon Battista Alberto,
fiorentino pittore non menomo, fece un trattato di pittura in lingua latina, il
qual è più di matematica che di pittura, ancor che prometti il contrario. E
anco Alberto Duro, molto nel disegno eccellente, scrisse in tal materia; parmi
che Pomponio Gaurico ne scrivi alqunto, ma costui s'istende più nella scultura,
nella fusoria e nella plastica, materie molto dall'arte nostra differenti. Il
perché non mi parendo con tal prosonzione, parmi degno d'alcun castigo,
ragionando di pittura; come pittore, deliberai tra me stesso di scriverne
quanto l'intelletto mio mi comportasse, nientedimeno ho più fiate pervertito di
commettermi nell'importanza d'un tanto carico, accorgendomi esser povero
d'intelligenza, e mancar di quella candidezza di stile che richiederebbe.
Laonde il debol mio giudizio non può sentirne fastidio, che non le scienze, non
gli studj, ma sol la natura m'ha dato quanto in me si concepisce e di ciò che
da me si produce; al fine, sperando più compassione che biasimo, spronato da un
non so che d'amore di essa pittura, diedi aggio a quest'umore, del qual
conseguirò il da me desiato fine, se quelli candidi ingegni nodriti dalla
virtù, leggendo l'opera mia, l'ammetteranno come non molto disconvenevole a
lei. E s'avviene che diversamente questo mio trattato sia giudicato e
reprobato, mi terrò degno d'oscurarmi con la morte.
INTERLOCUTORI
LAURO
e FABIO
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